Login Registrati
L'uomo violento non ha colore

L'uomo violento non ha colore

Stop femminicidio/5 - Trovare alleati nei media e incidere nella cultura contro la violenza di genere: appuntamento il 24 novembre a Roma per la manifestazione nazionale.

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007

Il cartello diceva: “L'uomo violento non ha colore”
Mi ha scritto Gianna di ritorno da Reggio Emilia il 20 ottobre scorso “il corteo che ha percorso il centro era denso di tensione, tanti cartelli e candele accese, c'erano le donne dei Centri antiviolenza, le donne dell'Ulivo, le donne dell'UDI, le Amministratrici della provincia e del Comune, le Consigliere di Parità, giovani, bambini in braccio ai papà o portati in passeggino, donne migranti. C'erano anche gli uomini”. Chissà se quegli uomini hanno deciso autonomamente di partecipare o se sono stati sollecitati dalle loro compagne, amiche, madri. Chissà come leggono, quegli uomini attenti e sensibili e civili, l’omicidio di Klirim Fejzo eclatante perché avvenuto in un’aula di Tribunale. Chissà se anche per loro, come per i giornali, la povera Vjosa è stata vittima di un gesto di follia, di troppo amore oppure di ignoranza o delle leggi tribali. Avremmo voluto rivolgere delle domande a quegli uomini in corteo, e simbolicamente a tutti quelli che dividono il nostro orrore per le violenze quotidiane che subiscono troppe donne, per capire noi cosa loro hanno capito di quella ennesima tragedia e di tutte le altre che fanno meno clamore ma che sono ugualmente terribili. C’è in agguato il problema della sicurezza, fantasma agitato continuamente dagli sciacalli della politica e dell’informazione che hanno interesse a parlare alla pancia delle persone senza curarsi troppo di distorcere l’interpretazione dei fatti. E’ troppo facile e conveniente infilare tutto in quel calderone torbido che impedisce di chiamare le cose con il loro vero nome.
Nonostante le tante parole che le donne hanno impegnato in tanti anni per spiegare l’origine di questi delitti e nonostante abbiano coniato un termine, femminicidio, che intende definire un atto preciso, un’aggressione all’essere delle donne e alla loro libertà, non sono riuscite a far passare nel comune sentire la causa vera che scatena la furia omicida degli uomini contro le donne. Forse è su questo che le donne dovrebbero maggiormente interrogarsi ed individuare le ragioni che impediscono a chi fa comunicazione di definire in termini corretti l’omicidio da parte di un uomo della donna che lo ha rifiutato o che non lo vuole più al suo fianco. Perché è così difficile leggere nei giornali che ‘quell’uomo ha accoltellato la sua ex fidanzata perché la considerava come un oggetto di sua proprietà e non le riconosceva il diritto di avere una sua identità e vita”. Perché è così difficile titolare ‘Violenza patriarcale’ invece di “Dramma della follia”?
Se le donne non riescono a trovare alleati nel mondo della comunicazione, che contribuisce molto a costruire le opinioni, le possibilità di incidere nella cultura e nei comportamenti continueranno ad essere minime e il messaggio resterà flebile. La prossima occasione ci sarà con la manifestazione di Roma del 24 novembre. Tante donne in piazza avranno la possibilità di raggiungerne tante altre, attraverso la stampa, spiegando bene quale è il problema e dove trovare la soluzione.


-----------------------



Cara Direttora

Pubblichiamo la testimonianza di un'operatrice del Centro Antiviolenza Nondasola di Reggio Emilia, che con amore scrive “a tutte le donne della Casa, e dalle donne della Casa a tutti quelli che non hanno conosciuto Vjosa”
Se Vjosa avesse voce oggi, se potessimo sentirla, ancora per una volta, la sua voce indiscreta, dai toni alti, che vibrava tutt’intorno inondandoci di parole coloratissime e piene di presagi, forse udiremmo cose più volte sentite…Già…quante volte…
La distanza tra la previsione e l’accadimento si è annullata in un battito di ciglia, pochi eterni istanti di terrore. Ma come colmeremo questa distanza che ancora non si accorcia dentro di noi, e non vuole seguire i ritmi della realtà?
Vjosa, forse, ci direbbe: “L’ho sempre saputo, in fondo, che sarebbe finita così. Non continuavo a ripeterlo così per dire. L’ho sempre saputo che non avrei avuto scampo.
Semplicemente ho scelto di vivere il tempo che mi restava da vivere. Ed è questa scelta che lascio in eredità, prima di tutto alle mie figlie.
Certo, a volte speravo che accadesse il prima possibile, che lui mi ammazzasse finalmente, così non avrei dovuto pensare, ogni giorno, a come fare a proteggermi, per difendermi dagli inseguimenti, dalle continue persecuzioni.
Momenti di sconforto che penso possiate comprendere, ma non permetterò a nessuno di noi di dire che non ce l’ho fatta, perché sto seguendo la mia strada a testa alta, fiera di ciò che sono.
Se Vjosa fosse presente, qui, accanto a noi, con la sua irruenza e la sua fisicità frizzante, certo avrebbe la forza di strapparci la promessa di ricordarla per ciò che era, senza idealizzazioni, miti, strumentalizzazioni. Una donna vera con le sue contraddizioni, i suoi smarrimenti e una grande dose di coraggio. Una donna incline alla vita che ha osato opporsi a un uomo che non la rispettava e a una cultura che avrebbe preteso il suo silenzio e la sua sottomissione. Ma soprattutto una donna che accarezzava il sogno di esistere, finalmente in pace, insieme alle sue figlie.
Semplicemente una donna che ha scelto di vivere il tempo che le restava da vivere.


(7 novemre 2007)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®