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L'obbedienza non è una virtù

L'obbedienza non è una virtù

La chiesa e le donne - "Sarebbe bello che ci fosse il coraggio di rileggere tutte le religioni in chiave rinnovata, come grandi metafore di senso da interpretare non letteralmente..."

Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007

"Credo che la chiesa italiana debba dire cose che la gente capisce, non tanto come un comando ricevuto dall'alto, al quale bisogna obbedire perché si è comandati. Ma cose che si capiscono perché hanno una ragione, un senso. Prego molto per questo". Le parole recenti del cardinal Martini a Gerusalemme mostrano che è possibile non tornare al Sillabo e alle scomuniche: anche i cattolici
hanno i loro talebani, che si sono messi in moto con le manifestazioni di piazza strumentalizzabili da certa destra, così come hanno le loro angosce di fronte alle incognite del futuro. Diceva Marco d'Eramo su un numero del Manifesto di marzo che Benedetto XVI sarà ricordato dalla storia come il "papa disperato". Non è un gran complimento per un uomo di Dio, ma corrisponde agli interventi che fa. Verrebbe voglia di non perdere neppure tempo a leggere le pagine dedicate al Vaticano, se non fosse vero che proprio la risonanza mediatica produce effetti dannosi sulla gente - a partire dalle persone che, per essere non-credenti, sottovalutano o mal comprendono l'importanza dei problemi "religiosi" - in tempi di transizione che, sempre, hanno prodotto confusione e ricerca di conforto nel sacro (che è categoria antropologica che non va confusa con la religione e tanto meno con la fede). Le difficoltà di oggi sono in gran parte dovute alla nostra formazione, scolastica e mediatica, che fa del sapere un accumulo di nozioni: l'esito del referendum sulla fecondazione assistita non ha dato ragione al cardinal Ruini, ma è stato colto l'invito a non andare a votare "perché è materia difficile da capire", "perché non mi riguarda". Oggi non è possibile usare il telefonino e non studiarsi due pagine sulla legittimità di un diritto che non obbliga l'intera collettività nazionale. Occorre che stiano in guardia soprattutto le donne, perché la scienza
avanza problemi ben più ardui, che riguardano la società a partire da noi.
Anche il Papa li conosce, tanto è vero che nella Via Crucis di quest'anno sono state dette parole di "femminismo", volte a riconciliarci con una chiesa che resta maschile, pur attribuendo agli uomini la condanna di Gesù. Tuttavia, non si dispone ad affrontarli con coraggio: potrà disorientare ancora di più e portare allo scontro con la libertà della ricerca scientifica in nome di un'etica che, prima di essere accolta, va argomentata. Tentiamo qualche anticipazione. Da almeno vent'anni gli scienziati cercano di trovare modi alternativi per la riproduzione. Il sogno – dobbiamo definirlo "maschile"?- sarebbe che gli individui depositassero ovuli e sperma nelle "banche del freddo", richiedessero la formazione di un embrione quando le (o la) persone lo desiderassero e ripassassero dopo nove mesi a ritirare un pargoletto cresciuto in un utero artificiale. E' una cosa che fa paura? penso di sì, ma non si tratta di dire "mi piace, non mi piace", ma di ragionarci su tempestivamente e argomentando, per prevenire eventuali danni. Oggi la donna è ancora portata a pensare che la scienza non riuscirà mai a rendere inutile il suo grembo, ma vale anche il progetto di chi crede di liberarci di una fatica.
Intanto Blair ha autorizzato le clonazioni: è bene, è male, quali sono i limiti e i vincoli? In molti paesi europei si conservano le staminali per fare riparazioni quando il corpo si rompe. Nel nostro no, perché la Chiesa cattolica teme che si usino gli embrioni e gli embrioni, si sa, vengono prima della donna che li accoglie nel grembo. Le biotecnologie, in pochi decenni, si sono sviluppate e procedono di gran carriera nella ricerca e sono pronte a fornirci supporti sotto pelle che aprano la porta di casa o che ci rendano controllabili da parte del padrone o dello stato. Ambivalenze di un futuro si fa sempre più complesso: non ci salverà la bioetica, che nel nostro paese di fatto ospita l'etica confessionale.
Questi problemi fanno paura a un Papa che sa di vivere in un mondo secolarizzato, in cui i cattolici che vanno a messa non arrivano al 30% (in Francia all'8) e i seminari sono vuoti. Difende la sua cittadella non con l'azione pastorale ai propri fedeli nelle sue chiese, ma imponendo all'universo mondo i termini di un magistero fondato sul "diritto naturale", discutibile anche per molti cattolici, fino a sconfinare fuori dai termini del Concordato e a far coincidere nelle menti meno autonome il
peccato con il reato. Naturalmente è Eva la peccatrice e le donne sono prese in mezzo ai
ragionamenti sulla natura. Eppure sono le donne che hanno trasformato la "natura" della famiglia in cultura: dalla cura ai nati all'umanizzazione dell'ominide per abituarlo a passare da caccia-pesca-difesa a casa, agricoltura, artigianato. Se, tuttavia, dovessimo ritenere che la natura è per diritto divino "sacra" in sé, non si capisce perché non debba essere anche "femminile": i preti chiederebbero scusa per le accuse di impurità imputate al sangue mestruale, scoprirebbero che l'embrione non è persona finché non esce dal grembo di una donna; forse si interrogherebbero se è
naturale la castità loro imposta o se è naturale che la maggior parte dei casi di pedofilia avvenga in famiglia, così come la maggior parte dei maltrattamenti, degli stupri e degli assassini di donne. Forse perfino loro penserebbero migliore la creazione di servizi di aiuto alla donna che un bonus fiscale di duecento euro. Viviamo davvero un tempo "galileiano" e, come nel 1600, la gente subisce
l'urto di scoprire che la terra non è al centro dell'universo sotto l'attenzione diretta dello sguardo divino. Anche allora il Papa ebbe paura che la gente perdesse la fede, nonostante Galileo lo assicurasse che la fede si impicciava di cosmologia. Fu un vantaggio per la chiesa aver chiesto la condanna di Galileo, che difendeva la verità della scienza? La gente imparò per sempre che la terra è "periferia" nel sistema solare e che innumerevoli altri sistemi viaggiano nel cosmo ed elevò il rapporto con Dio. La paura della verità della scienza e delle libere scelte di vita ancora una volta produrrà disastri maggiori a chi umilia Galileo. Sarebbe bello che ci fosse il coraggio di rileggere tutte le religioni in chiave rinnovata, come grandi metafore di senso da interpretare non letteralmente, e che le chiese invitassero a ragionare sui problemi umani per interrogarsi sulle risposte. Anche i laici/laicisti sentirebbero il valore di interventi costruttivi: stiamo andando oltre don Milani e sappiamo che l'obbedienza non è "mai" stata una virtù. Piacerebbe perfino a noi donne, che conosciamo la forza di troppi adeguamenti.
Invece Benedetto XVI vorrebbe i popoli obbedienti non al Vangelo, ma alle determinazioni delle Verità del Vaticano. Ma non era stato il suo predecessore a dire "non abbiate paura"?
(8 maggio 2007)

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