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L'Italia alla prova dei numeri

L'Italia alla prova dei numeri

Istat 2006 - Qualche nota positiva in non poche ombre è il Paese delineato nel tradizionale Annuario Istat, basato su dati rilevati al 2005

Ferraguti Isa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006

Aumentano gli occupati di 158.000 unità rispetto all’anno precedente (+0,7%) e il tasso di disoccupazione cala al 7,7% dall’8% del 2004, ma questo incremento riguarda prevalentemente gli uomini. Dopo otto anni di progressivo innalzamento e la diminuzione intervenuta nel 2004, il
tasso di occupazione resta fermo al 57,5%, ampiamente al di sotto del dato medio dell’UE25
(63,6%); rimangono invariati, rispetto all’anno precedente, i tassi di occupazione maschile
(69,7%) e femminile (45,3%). E' il settore delle costruzioni in cui, per il settimo anno consecutivo, si registra una dinamica espansiva (+4,4%, pari a 80.000 unità). Il tutto, confermando il trend dei due anni precedenti, avviene con un forte divario territoriale: all’incremento degli occupati nel Nord e nel Centro (rispettivamente +1,2 e +0,8 per cento) si contrappone un nuovo calo nel Mezzogiorno (-0,3 per cento). Il dato negativo dell'occupazione non va d'accordo con i risultati degli studi, dove 77 donne su 100 vanno oltre la scuola secondaria, e dove tendono maggiormente a concludere il percorso accademico (l’incidenza degli abbandoni è pari al 7,9 per gli uomini e solo al 4,8% per le donne). Nonostante il maggiore rendimento nello studio, le laureate incontrano più difficoltà dei loro colleghi nel trovare lavoro: sono appena il 52% quelle che hanno un lavoro continuativo contro il 62% dei maschi.
In questa Italia della crescita incerta se la popolazione aumenta (+ 290.000 residenti per un totale di 58.751.711 abitanti) è dovuto esclusivamente al movimento migratorio, dato che il movimento naturale torna ad essere negativo (-13.282 unità) dopo che l’anno precedente aveva fatto registrare, per la prima volta dal 1992, un saldo positivo. La fecondità delle donne italiane è pressoché stabile (1,33 figli per donna nel 2004, 1,32 nel 2005). Nell’UE15 l’Italia rimane uno dei paesi meno prolifici e livelli di fecondità ancora più bassi si registrano solo nei paesi dell’Europa dell’Est (1,28 in Ungheria e 1,22 in Slovenia). Ci si sposa sempre meno in Chiesa (il 67,6% del totale dei matrimoni mentre erano il 68,8% nel 2004) e le unioni celebrate con rito civile sono il 32,4% (erano il 31,2% nel 2004), ma nelle regioni centrosettentrionali la percentuale dei matrimoni civili supera il 40%.
Nel 2005 la speranza di vita alla nascita è pressoché stazionaria per gli uomini (77,6 anni contro i
77,7 del 2004) mentre si riduce leggermente per le donne (da 83,7 a 83,2).
Abbiamo l'indice di vecchiaia più alto dell’Unione Europea (rapporto tra la popolazione ultrasessantacinquenne e quella con meno di 15 anni): 140,4 (nel 2005 era pari a 137,8 e anche i “grandi vecchi” (dagli ottanta anni in su) sono in continuo aumento: sono più del 5% del totale della popolazione. Ovviamente aumenta il consumo di medicine e sono le donne più degli uomini a prendere farmaci (43,7% contro 34,1%).
(10 dicembre 2006)

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