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L'indignazione non basta

L'indignazione non basta

Lettera alla direttora - Reazioni dopo la sentenza della Cassazione per lo stupro della minorenne

Stefania Cantatore Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006

L'indignazione non basta

Il biasimo universale si è abbattuto sulle teste di Mancini, Postiglione, Amoroso e Gentile, giudici in Cassazione, per una sentenza che, di fatto, accoglie il concetto che l’offesa e lo stupro ad una giovanissima non più vergine è di gravità minore. Biasimo universale, espresso nel tempo record di mezza giornata, infatti, la sentenza è del 17 Gennaio ed il 18, giorno successivo, già piovevano dichiarazioni che speriamo siano di un qualche conforto per questa giovane sorella vilipesa ed irrisa prima da bestie vigliacche e poi da asini togati. Noi vorremmo che il nostro abbraccio le arrivasse in qualche modo, perché abbraccio differente, da donne che purtroppo s’indignano, ma non si sorprendono. Ci chiediamo quando avremo la forza di esporre le nostre croci rosa per dire che se non è omicidio, è morte lenta di speranze e ricchezze di donne, che nelle mura domestiche vivono condizioni di violenza inaudita, nel paese che arma le mani dei padri “per legittima difesa”.
Lo stupro pedofilo su cui la cassazione ha inteso dar voce alle attenuanti, non tanto e non solo al pedofilo stupratore, ma al condiviso di un branco assai più numeroso di quel che si dica, è una normalità nascosta su cui troppo ci s’indigna e poco si fa.
Potrà esser fatto qualcosa contro questa sentenza? Dopo l’indignazione ci sarà poi la conferma e quella sorta di “reintegrazione silente”, come temiamo ed avviene per esempio per gli obiettori che lucrano col favore del “pubblico” sull’aborto clandestino?
La nostra tristezza sapiente, ha le competenze per smascherare che non solo il paese legale, ma anche quello “parlato” è molto differente da quello che le donne sanno essere in realtà?
Le nostre avvocate ci hanno chiamate ad essere parte civile nei processi, noi forse oggi dovremmo essere parte civile in un processo che mettesse sotto accusa la connivenza del non fare che ogni anno fa più vittime del cancro. Ed ancora, potremo interrogare il Tribunale dei minori sulla legittimità della convivenza tra la vittima e il suo mortifero ambiente familiare?

Addolorata e in attesa Stefania Cantatore

Stefania cara, hai ragione.'Troppo si dice e poco si fa' anche di fronte a passaggi aberranti come quello della recente sentenza della Cassazione che ha considerato un'attenuante il fatto che la donna, anzi la minore, non fosse vergine. I giudici l'hanno fatta grossa: hanno provato ad aprire (anzi ri-aprire) la strada ad un moralismo peloso che speravamo archiviato definitivamente. In fondo, avranno pensato, il clima di restaurazione potrebbe consentire di dare un nuovo spintone a queste donne così ingombranti con le loro pretese. Si potrebbe realizzare un bel ponte, avranno pensato, con il montante fondamentalismo islamico che taluni in casa nostra cercano di declinare in un assai più casereccio integralismo tardo-cattolico. Un lato positivo c'è, anzi tre. A forza di schiaffi così sonori il movimento delle donne non può che ritrovarsi d'accordo sul fare più che sul dire. Le donne più grandi non devono affaticarsi molto a piegare alle giovani come eravamo messe non più di trenta/cinquanta anni fa. Si chiarisce sempre meglio che gli aspetti più superficiali dell'emancipazione femminile, quelli che si affidano all'immagine e agli atteggiamenti esteriori, hanno il fiato corto e non garantiscono troppo o troppo a lungo.
Tiziana Bartolini

(31 marzo 2006)

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