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L'inconscio parla con i disegni

L'inconscio parla con i disegni

I nostri figli/3 - Terzo appuntamento con l'interpretazione dei disegni dei bambini

Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006

I disegni dei bambini possono diventare poveri e inespressivi, fino a chiudersi in un’elaborazione difensiva che lascia poco posto alla loro interpretazione. Proprio come nell’attività degli artisti che utilizzano inconsciamente l’arte al sevizio delle difese (magari riproponendo sempre uno stereotipo), anche nei disegni dei bambini si possono trovare tali forme difensive. Le difficoltà non sono mai nei disegni, nelle pitture o nelle sculture, ma nelle resistenze che se ne servono. Le difese, quando sono eccessive, sono anche pericolose, perché tendono a diminuire le energie che l’Io del bambino ha a disposizione. Al bambino basterebbero pochi stimoli adeguati per permettere un sano processo di sublimazione, tale da accrescere il senso di realtà. Edith Kramer, che ha curato con l’arte i bambini affetti anche da gravi disturbi, distingue la stereotipia dalla ripetizione, che può essere anche viva e produttiva. Un esempio di ripetizione nel bambino, è il mantenimento del “tipo”, che se da un lato dimostra un attaccamento a un modello, dall’altro è un modo per accrescere le proprie capacità espressive. La stereotipia, invece, è un vero disturbo nel ritmo della crescita. Il piacere che un bambino prova nel riproporre uno stereotipo può essere un modo per diminuire la propria angoscia. L’arte dei bambini si sviluppa in una sequenza tipica e prevedibile e i modelli stereotipati non vengono imposti solo dall’esterno, ma nascono anche per rispondere al bisogno di tenere a freno problematiche irrisolte il semplice eccitamento emotivo che il lavoro creativo può implicare.
Nell’ambito di un’ottica olistica è possibile utilizzare il disegno come strumento diagnostico e conoscitivo. Per esempio, nell’ambito di una visita omeopatica, è possibile comprendere subito il carattere e il temperamento di un bambino dai suoi disegni.
Il bambino, disegnando, rende visibili sfere alle quali è ancora collegato. Rudlf Steiner, che ha fondato le scuole Waldorf, per la diffusione della pedagogia steineriana - basata sul benessere fisico, ‘animico’ e spirituale dell’essere umano - riconduce gli stadi evolutivi del bambino del primo settennio allo stadio sognante-chiaroveggente. Attraverso i disegni, infatti, il bambino ci descrive differenti stadi di coscienza, corrispondenti a quelli delle epoche di cultura. Per esempio, nel bambino piccolo, avviene ciò che sperimentavano gli antichi Egizi, nel senso che il bambino mette in relazione una rappresentazione dietro l’altra. Nell’epoca egizia, infatti, si mettevano in relazione una rappresentazione e un concetto, cioè la rappresentazione del mondo esterno diventava qualità, facoltà rappresentativa rievocabile dalla memoria. Quando una mamma mostra un oggetto al proprio bambino dicendogli il nome compie un’operazione simile.
Nei primi sette anni della vita di un bambino c’è una vera e propria articolazione cronologica:
1. prima fase, fino a tre anni, caratterizzata dal processo sognante e dal movimento. Linea curva o spirale (fig 1)
2. seconda fase (tre /cinque anni) caratterizzata dalla fantasia e dall’interpretazione. Croce come punto d'arrivo dell'io del bambino (fig 2)
3. terza fase (cinque / sette anni) caratterizzata dalla coscienza, interpretazione e programmazione. Aggiunta delle membra. Ulteriore processo di differenziazione. Scheletro, ritmi, involucro (fig 3)

Bibliografia
Bruna Baldassarre, Pedagogia artistica (ed Mediterranee, pagg 143, Euro 7,95)
(30 settembre 2006)

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