Borgio Verezzi - La pièce francese di Jean-Marie Chevret ha ottenuto un riconoscimento senza precedenti: il Premio de la Solidarité et de l’Anti-Racisme attribuito dalle ong dell’ONU
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
I nodi dell’immigrazione si allentano con qualche risata in una commedia di Jean-Marie Chevret intitolata 'Le squat, l’appartamento è occupato!'. Con la sua effervescenza tutta francese lo spettacolo ha portato scintille di vivacità al festival di Borgio Verezzi, una delle rassegne estive più apprezzabili per le suggestioni del suo sfondo: un grappolo di case antiche abbarbicate sulle alture liguri, con impagabile vista sul mare.
Si può immaginare il vortice di turbolenze che si scatena nella residenza di un elegante quartiere parigino quando le proprietarie, due sorelle di mezz’età che hanno anticipato il rientro da una vacanza, lo trovano occupato da una coppia di giovani stranieri, un algerino di terza generazione e una lituana senza documenti, introdotti di soppiatto dal figlio della custode dello stabile. Al cospetto degli squatters intenti a sbevazzare champagne d’annata e a schiamazzare su una tavola apparecchiata con una preziosa tovaglia di casa, la reazione delle distinte dame è opposta: una, inflessibile vedova di un militare d’alto grado, una volta rimessa dalla sorpresa, non vuol sentir ragione e intende cacciarli immediatamente con l’intervento della forza pubblica; l’altra, più bonaria, azzarda la possibilità di una convivenza temporanea, magari relegandoli in una cameretta di servizio. Si avvia su questo telaio una tessitura brillante dove si intrecciano l’invincibile impeto razzista di una delle sorelle, la benevolenza indulgente dell’altra, l’aggressività difensiva del ragazzo a malapena tenuta a freno e l’ingenua grazia della “barbie lituana”, che non capisce granché, ma cerca solo un punto di riferimento.
Un meccanismo teatrale ben congegnato che è valso a questo testo scritto nel 2000, molto applaudito nei teatri francesi, un riconoscimento senza precedenti: il Premio de la Solidarité et de l’Anti-Racisme attribuito dalle ong dell’ONU.
Severamente impegnata, anche se un po’ nervosa al debutto nazionale, Paola Gassman ha offerto una chiara interpretazione della borghese egoista che scopre se stessa e si accosta agli intrusi sfumando poco alla volta l’intransigenza in un atteggiamento più duttile (“li sopporto, ma non chiedermi di amarli”). È apparsa più a suo agio Lydia Biondi, che investita di una bontà forse poco verosimile, trova “teneri e commoventi” gli invasori che finiranno con l’innestare gioia e vitalità in un clima stantio (Giuseppe Hossein Taheri e Marta Richeldi molto spiritati). Nell’allestimento di Maurizio Panici lo spettacolo scorre e, anche se nella trasposizione italiana non sprizza la comicità irresistibile riconosciuta al testo dal Premio Molière, si segue volentieri perché con garbo infonde ottimismo e con il sorriso e un tocco di ingenuità getta luce sulle emozioni dei protagonisti dell’emigrazione sociale, suggerisce la solidarietà e raccomanda il riscatto di chi proviene da percorsi di vita difficili.
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