Lituania, Gabriele Zaidyte - Aspettative delle cittadine e cittadini dei paesi dell'Est. Una testimonianza
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2006
“Ciascun lituano cominciò ad aspettarsi qualcosa di positivo in occasione della 'Rivoluzione fatta cantando'. Dal 1989 al1991 abbiamo imparato a esprimere la definizione di Libertà, abbiamo imparato a diventare liberi e che cosa rendeva la libertà opportuna". Gabriele Zaidyte, titolare della cattedra Unesco per le politiche e la gestione dei beni culturali all’Accademia di Belle Arti di Vilnius, esprime molto volentieri la sua opinione. "Subito dopo ebbe inizio il periodo delle sfide in tutti i sensi del termine. Capimmo che ciò che dovevamo aspettarci era ciò che dovevamo fare noi stessi ed imparammo che mezzi e conquiste sono risultati, non regali. Anche per l’appartenenza all’Unione Europea, fu chiaro che avremmo tratto profitto solamente nel momento in cui saremmo stati in grado di creare input e solamente nel caso in cui questi fossero sufficientemente forti avremmo potuto sperare di avere una vera forza. Sono processi molto lenti e siamo ancora nella fase in cui ci stiamo dimenticando di guardare al passato perché sembra che tutto sia successo in maniera troppo frettolosa. Mi pare che se di appartenenza all’Unione Europea dobbiamo parlare questo attenga maggiormente ai progetti politici che alla vita quotidiana. Mi dispiace, parlando di Unione Europea, vedere che ci dimentichiamo che Unione Europea significa anche progetto culturale e che le dimensione culturale sia una delle questioni più importanti di ciò che genericamente viene definito Europa". La giovane Gabriele è una donna affermata, che però precisa: "il mio è un successo personale che non avrebbe potuto essere assunto come progetto di genere condiviso, al di là del sostegno che ho avuto con altre donne. A noi viene richiesta più energia, più tenacia e anche un po’ di fortuna per la conquista di posizioni leader, per non parlare delle migliori attitudini al management, per la capacità di cura dell’ambiente circostante (famiglia e figli inclusi… ). Dovremmo essere più solidali tra di noi, ci aiuterebbe immensamente. Ritengo che sia l’Europa il 'progetto culturale' sul quale lavorare e che soprattutto noi, dalla nostra prospettiva di genere, possiamo affermare. Ma per fare questo è in primo luogo necessario essere libere ed essere in grado di aprire le nostre menti e i nostri cuori".
(21 luglio 2006)
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