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L'arte salverà il mondo

L'arte salverà il mondo

Intervista a Silvia Evangelisti - Cultura, arte e prospettive di genere secondo la direttrice di ‘Artefiera’ che si è tenuta a Bologna dal 27 al 30 gennaio

Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2006

“Al secondo anno di Università, frequentavo la Facoltà di Lettere Moderne, ho iniziato a seguire il corso di Storia dell’arte tenuto da Francesco Arcangeli. E’ stata una folgorazione: mi sono innamorata dell’arte e ho deciso che nella vita volevo occuparmi solo di quello”. Silvia Evangelisti, bolognese, donna d’arte e di cultura è la direttrice della manifestazione fieristica d’arte più famosa d’Italia, ‘Artefiera’. Slanciata, atteggiamento spigliato da manager ma con un’anima, l’abbiamo incontrata per una conversazione.

Possiamo parlare di un approccio di genere all’arte? ci sono propensioni femminili e propensioni maschili?
Personalmente non credo che la differenza di genere sia significativa nell’approccio all’arte, piuttosto penso che si tratti solo di diverse sensibilità personali. D’altra parte penso che se una diversità di genere c’è, questa si identifica in una maggior spinta femminile alla sperimentazione. Ritengo, insomma che le donne, anche nell’arte come in ogni altro campo, hanno oggi più coraggio degli uomini. Ma forse penso questo perché sono donna.

Qual è il ruolo del mercato nella determinazione di questi ruoli?
Fino a qualche decennio fa le donne erano praticamente estromesse dal mercato dell’arte, o perlomeno ne erano tenute ai margini. Oggi la situazione fortunatamente è rovesciata: sono le donne le grandi protagoniste della scena internazionale dell’arte contemporanea, anche se sempre con fatica. Per emergere una donna artista deve essere bravissima, ad un uomo artista basta essere bravo.

Donne e Arte Contemporanea? Quante donne artiste e quante donne organizzatrici? Potrebbe esistere l’arte contemporanea senza donne?
Oggi il sistema dell’arte vede molte donne ai vertici, sia come curatrici che come artiste. Per fare solo qualche esempio: i due musei d’arte contemporanea più importanti d’Italia, o tra i più importanti, Castello di Rivoli e Mart di Rovereto, sono diretti da due donne, rispettivamente Ida Giannelli e Gabriella Belli; ed ancora due donne (Maria de Corral e Rosa Martinez) sono state le responsabili dell’ultima Biennale di Venezia. Sul versante della produzione dell’arte, sarebbero troppi i nomi di artiste riconosciute a livello internazionale da citare. E questo è un bell’indicatore!

Nell’ambito del linguaggio qual è il contributo delle donne a quello dell’arte contemporanea? C’è differenza tra i soggetti scelti dalle artiste e dagli artisti?
Come dicevo prima, non sono propensa a individuare differenze di genere, quanto piuttosto a sottolineare come le artiste siano, nella grande maggioranza, coraggiose sperimentatrici. Una peculiarità che accomuna la ricerca di tante artiste è la ricerca, per così dire, della perfezione, l’attenzione al particolare, la precisione sin quasi alla maniacalità, in senso positivo, naturalmente. E penso alla perfezione tecnica delle videoinstallazioni di Alessandra Tesi e Grazia Toderi o alla fantastica “ossessione” dei lavori di Sabrina Mezzaqui, per citare solo qualche esempio.

Possiamo parlare di “age d’or” per le donne nell’arte contemporanea?
Certamente. Non tanto e non solo perché oggi ci sono più aperture ed opportunità per le artiste donne, ma anche perché è venuta scemando la diffidenza della società nei confronti della creatività femminile. Oggi non c’è più nessuno sano di mente che ripete la litania, così diffusa in passato, che i migliori cuochi sono maschi o che i sarti più bravi sono uomini!

Quali sono le maggiori difficoltà che una donna può incontrare nell’affrontare la carriera artistica rispetto ad un uomo? E’ possibile affermare che ora grazie anche alla presenza di imprenditrici femminili l’accesso al mercato da parte delle donne sia più favorevole?
Difficile rispondere a questa domanda. Certamente l’evoluzione della società occidentale ha favorito l’ingresso a pieno titolo delle donne sia nell’impreditoria che nelle attività creative, anche se io credo che una donna debba ancora faticare più di un uomo per dimostrare le proprie capacità. Ma poi ci riesce.

Quali sono le manifestazioni più evidenti della cultura della “cura” prerogativa ancora prettamente maschile nel mondo dell’offerta e del mercato dell’arte?
C’è ancora una certa diffidenza nell’affidare a donne ruoli dirigenziali, come avviene d’altra parte in tutti i campi. Ma io credo che oggi, nell’arte, si siano fatti passi avanti importanti in questo senso.

Veniamo alla sua creatura ‘Artefiera’. Che cosa rappresenta per lei?
La direzione artistica di Artefiera è stata per me una scommessa importantissima nella mia vita professionale. Fino al 2003 ho svolto solo attività di ricerca, di studio e di insegnamento. Non mi ero mai cimentata prima in un ruolo, per così dire, manageriale, e mai nell’ambito del mercato, pur essendo stata consulente di Artefiera sin dal 1988, ma sempre con un taglio squisitamente culturale. E’ questa un’esperienza molto coinvolgente e affascinante, anche se mi assorbe totalmente, tanto da non avere più tempo per studiare e per scrivere. Questo è l’unico punto sfavorevole.

Il suo entourage è composto in prevalenza da donne oppure c’è equilibrio tra i generi; come sono ripartite le competenze?
Io lavoro con altrettanto piacere sia con le donne che con gli uomini, ma se devo esprimere una preferenza questa va alle donne. Non potrei fare il mio lavoro senza l’insostituibile supporto di Sonia Zoli, ad esempio, e delle altre ottime collaboratrici che lavorano in Fiera, sia all’ufficio stampa che all’organizzazione.

Che uso fa del potere che le deriva dal suo ruolo? Che cosa invece mette in rete in condivisione?
Non amo e non ho mai amato il “potere”, quindi la mia scelta è sempre stata quella di non usarlo, se pure ne avessi la possibilità. Sono, invece, aperta alla collaborazione, senza la quale io credo non si riesca a realizzare nulla di buono. Certo, anch’io come molti tendo all’accentramento, ma cerco di non lasciarmi prendere dalla sindrome del “faccio tutto io”.

Nella prossima edizione di Artefiera quali sono gli elementi di novità oppure di discontinuità e quale ruolo alle donne o alla cultura di genere?
Nel 2006 proseguiamo il forte rinnovamento iniziato lo scorso anno, con la cura del layout complessivo e l’incremento dell’internazionalizzazione, in senso qualitativo e non quantitativo. Cosa a cui tengo molto è l’aspetto culturale di Artefiera, che spero diventi sempre più un appuntamento di interesse culturale centrale per l’Italia e l’Europa. Aumenteranno le iniziative culturali all’interno e all’esterno della manifestazione e tra queste un particolare ruolo gioca “Bologna Art First”, un’iniziativa molto impegnativa che vede la manifestazione uscire dal quartiere fieristico ed “invadere” in centro storico di Bologna, con una serie di installazioni di artisti contemporanei collocate in luoghi prestigiosi come musei, palazzi, cortili.

Lei è anche docente all’Accademia di Bologna. Che cosa ci può dire di questa sua attività? Pensa che l’Accademia sia ancora un luogo di produzione di grande cultura, una fucina di giovani talenti?
Ho legato la mia vita professionale all’Accademia, che è stata ed è per me straordinaria occasione di formazione e di incontri. Le Accademie di Belle Arti, pur tra le infinite difficoltà, sono oggi un luogo fondamentale per la formazione degli artisti e ciò è testimoniato, tra l’altro, dal fatto che la maggior parte dei giovani talenti italiani che hanno riscontro internazionale sono usciti proprio dalle nostre Accademie.
Certo, ci fosse un po’ più di attenzione “pubblica” nei confronti di queste istituzioni, si potrebbero esprimere meglio le grandi potenzialità che vi albergano.

Per amare l’arte è necessario praticarla, come?
Amare l’arte è una delle cose più naturali che esista. Non importa praticarla, basta frequentarla. E dopo poco ci si accorge che l’arte migliora la qualità della vita. Di tutti.

Ispirandoci ad una frase celebre, pensa che l’arte, la sua forza, la sua bellezza ed in modo particolare quella delle donne potranno salvare il mondo?
Assolutamente sì

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