Viviamo in un mondo inquinato, in via di surriscaldamento e in emergenza climatica. La prova più significativa ed impressionante del fatto che gli attuali livelli di inquinamento globali sono ormai intollerabili si può trovare negli ultimi report sul latte materno. La presenza di diossina nel latte umano fa parte, infatti, di quelle sconcertanti e disorientanti consapevolezze - svelate durante la fine degli anni Novanta e ribadite di tanto in tanto sulle prime pagine dei quotidiani - con cui dobbiamo convivere. Almeno fino ad una inversione mondiale di tendenza verso un sistema ecosostenibile. Nel 1986, lo studioso Walter Rogan aveva constatato la presenza di agenti inquinanti nel latte materno. Immediatamente più tardi, la scala di Brazelton attestava che ad un alto tasso di composti contaminanti nel latte della madre corrispondeva una ridotta capacità motoria del neonato allattato: scarsa tonicità, quindi bassa responsività dei riflessi.
D'altro canto, ad oggi, associazioni, enti, istituzioni, comunità scientifiche e leghe del latte affermano tutte con gran forza che il latte materno (con o senza diossine) resta l'alimento più adeguato e il nutriente più prezioso per il neonato, per la sua salute ed il suo sviluppo psicomotorio.
Ma c'è di più. Una notizia incoraggiante – diffusa proprio ieri dall'University of the Basque Country – dimostra che l'allattamento al seno è persino in grado di proteggere i neonati dagli agenti inquinanti stessi.
Aitana Lertxundi, giovane ricercatrice nelle Scienze Ambientali (nata a Zarautz nell'80), ci assicura che “l'effetto dannoso degli inquinanti PM2.5 e del diossido di azoto (NO2) scompare nei bambini allattati al seno per i primi quattro mesi di vita”.
Dunque, secondo i risultati della ricerca basca, l'allattamento al seno per un periodo di tempo sufficientemente lungo svolge di fatto un ruolo difensivo rispetto ai contaminanti atmosferici (presenti soprattutto nelle metropoli altamente trafficate, o nelle periferie vicine ad industrie siderurgiche). Se pensiamo che “Nella fase fetale, il sistema nervoso centrale del nascituro è in via di formazione, e dunque manca proprio di quei meccanismi che consentirebbero una adeguata detossificazione”, il ruolo disintossicante del latte materno assume un'importanza fondamentale, essendo per se stesso una sorta di antidoto naturale per il bambino. Questa straordinaria e speranzosa evidenza messa in luce dalla Lertxundi, insomma, ci permette di credere con maggior forza nel potere terapeutico dell'allattamento e della relazione madre-bambino, quindi ci lascia difendere ancora più strenuamente, se possibile, l'inestimabile valore del latte materno: antiinfettivo, immunizzante, protettivo e addirittura detossificante.
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