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L’irresistibile ascesa del femminile

L’irresistibile ascesa del femminile

U.S.A. - Nel paese più avanzato del mondo le donne potrebbero presto contare più degli uomini. Forse. Intanto crescono le loro presenze e leadership per numero e qualità nella formazione e nel lavoro

Cristina Carpinelli Martedi, 11/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011

Secondo uno studio recente (2010) condotto dal “Reach Advisor di New York” e pubblicato su “Usa Today”, gli Stati Uniti starebbero certificando la fine dell’egemonia maschile: gli statistici segnalano, infatti, che 3/4 delle ragazze che escono dalle superiori si iscrivono al college contro i 2/3 dei maschi, e che le studentesse che si laureano con voti alti superano di una volta e mezzo il numero dei maschi. Non solo, negli ultimi due anni (2009 e 2010) sono arrivate al difficile PhD, praticamente il dottorato per insegnare nelle università, più donne che uomini. Un vero sorpasso storico. Ciò non è un dato di poco conto. Le università rappresentano in America un ruolo strategico, deputato alla ricerca e al progresso. Il ter¬mometro dell’inarrestabile febbre rosa non si registra solo nei numeri che provengono dal mondo scolastico. Ci sono altri segnali importanti: è recente, ad esempio, l’annuncio che le donne hanno superato gli uomini anche nell’occupazione dei posti di lavoro. Complice la crisi che sembra penalizzare soprattutto i lavoratori maschi. Attualmente le lavoratrici sono più del 50% degli occupati e, contrariamente a quanto si è sempre creduto, e cioè che gli uomini guadagnano di più ri¬spetto alle colleghe, le donne hanno retribuzioni migliori rispetto a quelle degli uomini. Nelle grandi città di New York, Boston, Los Angeles e Chicago, esse sono mediamente pagate il 17% in più dei loro colleghi. Questa tendenza si sta estendendo anche nei piccoli centri urbani.

Tuttavia, man mano che s’interpretano i dati dello studio citato, si scopre che tutto ciò avviene solo se si fa riferimento a “donne nubili, sotto i 30 anni e senza figli”. Sono, infatti, le donne tra i 22 e i 30 anni non sposate e senza figli, che hanno stipendi superiori ai loro coetanei uomini (in media, 27.000 dollari in più, pari all’8%). Dopo i 30 anni le cose cambiano radicalmente, con la regola che torna a primeggiare sull’eccezione. Ecco cosa mostrano i dati in relazione a “donne, sopra i 30 anni, sposate e con figli”: per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, esse intascano 76 cents, il che comporta, nel corso della vita, una perdita, rispetto all’altro sesso, di 650.133 dollari; per ottenere un salario annuale pari a quello di un uomo, una donna deve lavorare per un intero anno più quattro mesi; il 40% delle donne che divorziano tra i 25 e i 34 anni finiscono in condizioni d’indigenza, a fronte di un misero 8% di donne sposate che vivono al di sotto della soglia di povertà; in media, in un bilancio familiare, lo stipendio femminile pesa per il 55% contro il 75% di quello maschile.

Altri dati evidenziano che: 1) delle 500 maggiori società americane 492 sono amministrate da uomini. In più, le donne riescono a diventare C.E.O. (Chief Executive Officer), cioè amministratrici delegate di una società, solo grazie al costante appoggio politico che ottengono dalle lobbies femministe; 2) delle 21 più prestigiose università degli Stati Uniti, solo 3 sono dirette da donne; 3) dal 1920 ad oggi, nessuno dei maggiori partiti ha mai candidato una donna alle cariche di presidente o vicepresidente. Attualmente le donne occupano appena il 14% dei seggi al Congresso, mentre esistono soltanto 8 governatrici su 50 Stati.

Un’indagine del 2007 su “Donne nel management”, condotta dal GAO (Government Accountability Office) su un campione significativo di aziende americane, ha rilevato che le donne manager sono il 40% e guadagnano 81 cents per ogni dollaro di stipendio di un collega uomo. Le esponenti del gentil sesso in posizioni dirigenziali sono meno numerose e guadagnano meno degli uomini, anche se la situazione è lievemente migliorata rispetto al 2000, quando la quota delle manager era del 39% e lo stipendio femminile era di 79 cents per ogni dollaro maschile. La differenza in busta paga si accentua se si considerano le manager con figli, che per ogni dollaro dei colleghi uomini percepiscono 79 cents. Viceversa, se non hanno figli, lo stipendio sale a 83 cents sempre per ogni dollaro degli uomini.

Nelle aziende, la quota di donne in posizioni non manageriali è del 49%. Costituiscono un’eccezione i settori “costruzioni, pubblica amministrazione e utilities”, in cui le donne manager sono percentualmente più numerose rispetto alle colleghe in posizioni non dirigenziali. In tutte le altre aree del business, il rapporto è, invece, invertito. Lo scarto maggiore si ha nel settore del retail, dove le donne non dirigenti sono il 51%, mentre le manager sono il 36%. La situazione familiare incide sulla presenza femminile nelle posizioni di management. Sul totale delle donne manager, il 63% non ha figli, mentre su quello degli uomini manager - il 57%. Fra le donne manager, poco più della metà sono sposate, il 59%, contro il 74% degli uomini. La correlazione fra “posizione manageriale” e “titolo di studio” mostra che fra le donne manager il 51% possiede una laurea e il 19% un master, fra gli uomini manager, invece, queste percentuali sono più alte: rispettivamente 56% e 20%.

Il Washington Post, riprendendo un’inchiesta del Time, sottolinea che attualmente per ogni due uomini che si laureano tre sono le donne che raggiungono un titolo analogo. Lo stesso Washington Post, citando un’altra ricerca del GAO, scrive che fra le donne che lavorano, in età compresa fra i 25 e i 64 anni, il numero di laureate è triplicato dal 1970 al 2008. Quindi, il rapporto tra livelli d’istruzione e posizioni manageriali tende a mutare nel corso degli anni: nel 2000 le donne manager laureate erano il 45% rispetto al 51% del 2007, registrando un incremento del 6%. Fra gli uomini manager, l’aumento dei laureati è stato del 3% (dal 53% al 56%) nello stesso intervallo di tempo considerato. Il numero delle donne manager che hanno conseguito un master è salito di quattro punti contro l’1% degli uomini. Se questo trend, insieme con la crescita costante della percentuale di donne manager rispetto alla quota dei manager uomini, sarà nei decenni futuri confermato, ci sono buone probabilità che presto, in America, le donne potranno davvero contare.

 

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