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L’intima intesa tra api e apicoltrici

L’intima intesa tra api e apicoltrici

Agricoltura - Il miele è frutto di un lavoro organizzato e sorprendente: quello delle api, lavoratrici instancabili e raffinate

Elisabetta Tedeschi Domenica, 10/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2013

Il miele è frutto di un lavoro organizzato e sorprendente: quello delle api, lavoratrici instancabili e raffinate. La loro organizzazione sociale è unica e tutt’ora oggetto di studio. Gli apicoltori, profondi conoscitori delle proprie api, con amore e cura creano mieli assolutamente unici. Un viaggio al femminile in un mondo che vale molto di più dell’economia che produce





Nel 1979, un gruppo di giovani fondò la cooperativa apistica Valle dell’Idice: sono passati oltre trent’anni e la cooperativa si è trasformata in CONAPI, il Consorzio Nazionale Apicoltori, uno tra i più importanti d’Europa, con 227 soci, tra imprese, cooperative e associazioni, nelle quali lavorano quasi 1.000 apicoltori italiani dal Piemonte alla Sicilia. Gli apicoltori di Conapi sono grado di produrre mieli di qualità, per oltre la metà certificati biologici, commercializzati prevalentemente con i marchi Mielizia e Alce Nero e per conto di importanti catene di distribuzione nazionali ed estere. Ogni anno Conapi raccoglie oltre 2.200 tonnellate di miele che viene controllato, analizzato e lavorato, senza mai essere sottoposto a processi di pastorizzazione: mieli monoflora e di millefiori naturali, come se fossero appena usciti dall’arnia. Se l’arnia può essere considerata la più grande impresa femminile del pianeta, anche in Conapi la presenza delle donne è importante: circa il 20% degli apiari sono gestiti da apicoltrici, sono infatti 42 le titolari di aziende che producono miele, polline, pappa reale, propoli e cera, ma sono molte di più le donne che lavorano attivamente in tutte le aziende socie di Conapi. Si ribaltano le proporzioni nello stabilimento di Monterenzio, in provincia di Bologna, dove è concentrata l’attività di controllo confezionamento e commercializzazione dei mieli: sono infatti 24 le donne - il 73% - su 33 dipendenti complessivi impegnati nella cooperativa.



Essere apicoltrice nel 2000…

Serena Alunni, 33 anni, Isola del Piano nelle Marche, laureata in scienze ambientali.

“Sono diventata apicoltrice imparando da mio padre. Da bambina ho iniziato aiutando in laboratorio poi, un giorno, trovai degli alveari rovesciati in un fossato e aiutai mio padre a recuperarli. La api si appoggiarono sul mio corpo e in breve ne fui completamente ricoperta: la paura iniziale svanì e cominciò la mia vita da apicoltrice. Adesso ho circa 100 famiglie che allevo seguendo le indicazioni biologiche: nella vallata in cui vivo tutte le coltivazioni sono biologiche e, quindi, per me questa scelta è stata naturale. Con le api ho un rapporto molto stretto: sono un tutt’uno con loro ed è importante per me sentirle. Avverto una forte responsabilità nei loro confronti e mi occupo della loro salute perché da questo non dipende solo il mio raccolto ma anche e soprattutto il benessere dell’ambiente circostante. Nella mia azienda ricevo la visita di bambini e adulti a cui mi piace parlare delle api, più che del mio lavoro. In particolare vorrei avvicinarli al linguaggio delle api: sono insetti sociali che comunicano le proprie sofferenze e dai loro movimenti si può capire se stanno bene o no.”



Paola Bidin, apicoltrice piemontese trapiantata in Toscana, consigliere in Conapi. “Nel ‘96 iniziai ad allevare api per hobby. Allora ero educatrice, con un posto stabile in una cooperativa, ma la passione e il legame che si era creato con le mie api mi portarono a fare una scelta che avrebbe cambiato tutta la mia vita: mi licenziai, aumentai il numero delle famiglie e iniziai a fare “il bocia”, l’apprendista in una azienda apistica professionale della zona. Solo un paio d'anni più tardi cominciai a camminare con le mie gambe ed entrai in Conapi. Quando incontrai Gianni, il mio compagno, anch’egli apicoltore, mi trasferii in Toscana portando con me le api e mantenendo la mia azienda. Ora gestiamo insieme circa 1.000 famiglie e produciamo miele d’acacia, castagno, millefiori, melata e polline biologici. Cosa mi appassiona? Il confronto tra spiriti liberi, il quotidiano misurarsi con qualcosa che non comprendi mai appieno. Perché é questo vivere con le api: farti crescere le antenne e modellare la tua vita, i suoi ritmi, alla loro...sapendo che c'è sempre qualcosa che sfugge. Così piena da non sentire fatica, sudore o punture, ma solo la frenesia del raccolto e la leggerezza del volo.”





L’uomo e il miele

Il miele è conosciuto fin dalla Preistoria come alimento tra i più nutrienti, medicinale o preziosa offerta per gli dei. La raffigurazione delle api e degli apicoltori si trova già nelle pitture rupestri, nella Preistoria, quando l’uomo si limitava a cercare i favi costruiti da sciami selvatici, dentro gli incavi di alberi o fra le rocce. Sono stati probabilmente gli Egizi, intorno al 2600 a.C., a realizzare le prime arnie, ma è solo alla fine del 700 che, con la costruzione dell’arnia moderna, si stabilisce definitivamente la modalità migliore di convivere con le api, traendo da esse miele senza danneggiarne l’organizzazione e l’equilibrio.

I Celti lo utilizzavano anche nei riti di sepoltura mentre gli Etruschi come offerta votiva, ma sono i Romani i primi a descrivere l’uso del miele in cucina, come condimento indispensabile, per la preparazione di piatti, soprattutto di impianto salato. Il miele è presente nei ricettari tardo medievali, fino al Rinascimento dove veniva associato a carni, pesci, uova e legumi. È a partire dal periodo barocco, quando si modificano le abitudini gastronomiche e il dolce viene definitivamente confinato a fine pasto, che aumenta l’uso dello zucchero e il miele viene spodestato dal suo ruolo centrale in cucina.





Ma cos’è il miele?

Il miele deriva dal nettare dei fiori che viene raccolto e lavorato dalle api trasformandolo in miele per potersi nutrire anche durante l’inverno, quando i fiori scompaiono. Una preziosa riserva nutritiva, dotata di una forte carica ricostituente, di una spiccata efficacia antisettica ed emolliente, che viene utilizzata anche come ottimo conservante e come componente cosmetico. Il miele è composto soprattutto da zuccheri semplici, prevalentemente glucosio e fruttosio, che sono altamente energetici, poiché pronti per essere assimilati dall’organismo senza dover subire alcuna digestione. L’equilibrio fra il contenuto di fruttosio e di glucosio è la variabile che determina la consistenza dei mieli: infatti, appena estratti, tutti i mieli si presentano liquidi, e restano tali solo quando prevale il contenuto di fruttosio (mieli di castagno, acacia e melata). In tutti gli altri casi i cristalli di glucosio, con le variazioni di temperatura, si aggregano e il miele assumerà un aspetto via via cremoso, fino a diventare solido. Chi conosce il miele sa che non è solo “dolce”, ma che ha tanti profumi e sapori, quanti sono i fiori e i paesaggi in cui l’apicoltore ha portato le api. Così come possiamo riconoscere in un buon vino l’odore del mare, in un formaggio sfumature di fieno, allo stesso modo, in un miele sentiamo fioriture e nettari, profumi e aromi di luoghi diversi, ecco perché è corretto parlare di mieli e non solo di miele. L’Italia, ricca di una vegetazione tra le più varie del pianeta, ne produce oltre 50 tipi diversi. Per mantenere inalterate queste straordinarie proprietà è importante confezionare il miele nel modo più naturale possibile: con la pastorizzazione, tutte le caratteristiche si perdono e il miele diventa solo un dolcificante, privo di tutte le sue peculiarità. Ecco perché è importante consumare miele non scaldato oltre i 40°.





RICETTE



POLLO IN AGRODOLCE AL MIELE D’ARANCIO


INGREDIENTI (per 4 persone): 1 pollo, 1 limone, 1 arancio, 1 lime, 25 gr. di albicocche secche, 1 bavetta di finocchio (la porzione fogliare del finocchio), 6 semi di finocchio, 4 foglie di salvia, 2 spicchi d'aglio, sale

olio s. q., 1 bicchiere di vino bianco, 2 cucchiai di miele d'arancio.

PREPARAZIONE

Mettere in una teglia il pollo tagliato a pezzi, le scorzette di limone, arancio e lime tritate grossolanamente e aggiungere il sugo ottenuto spremendoli. Unire le albicocche secche tagliate a metà, la bavetta del finocchio intera, i semi di finocchio, le foglie di salvia, l'aglio tagliato a pezzettoni, 2 cucchiai di miele, e un bicchiere di vino bianco. Lasciare marinare per almeno 2/3 ore, tenendo conto che più si marina più si insaporisce. Coprire il fondo di una teglia con olio e farlo rosolare a fuoco vivo. Togliere la marinatura dal pollo. Sgocciolare il pollo, riporlo nella teglia con l'olio e rosolarlo a fiamma viva. Unire poi la marinatura e fare cuocere a fuoco lento finché il tutto non risulta cotto. In ultimo aggiungere il sale. Se durante la cottura la marinatura dovesse risultare asciutta, aggiungere ½ bicchiere di vino bianco e un cucchiaio di miele.





ARROSTO DI MAIALE AL MIELE DI CASTAGNO DI TOSCANA

INGREDIENTI: 1 kg di lombo di maiale, 100g di miele di castagno, aglio, alloro, prezzemolo, salvia, olio extravergine di oliva, sale, pepe.

PREPARAZIONE:

Tritate tutte le erbe e mescolate bene al sale, al pepe e all'aglio schiacciato. Con questo trito massaggiate il lombo di maiale e poi lasciatelo riposare per circa un'ora. Prima di infornarlo cospargerlo con il miele di castagno avvolgendolo completamente. Mettete in forno già caldo a 190° per 20 minuti, abbassate poi la temperatura a 160° e continuate la cottura per 40 minuti. Togliete dal forno e fate riposare per circa un quarto d'ora prima di servire la carne tagliata a fette.



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