L’insediamento di Trump, le “sue donne” e il cappello di Melania
Il Presidente è incontenibile anche nel discorso che doveva essere istituzionale e Melania, la moglie, nasconde il suo sguardo dietro un cappello che la 'allontana dalla gente'
Martedi, 21/01/2025 - Il femminile di giornata. quarantadue / L’insediamento di Trump, le “sue donne” e il cappello di Melania
Donald Trump si è insediato quale 47° Presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio a Whashington, garantendo di “preservare, proteggere e difendere la Costituzione Americana" ha giurato, come da tradizione, sulla Bibbia. Il suo discorso programmatico ha visto la conferma dei punti, dei dossier da lui annunciati sin dal giorno della sua vittoria contro Kamala Harris, candidata del Partito Democratico.
Un progetto il suo, che - come oramai abbiamo assorbito obbligatoriamente per la convinzione con cui è stato proclamato ossessivamente - ha al centro due riferimenti politico, filosofico, culturali: “First America“ e “MAGA” ovvero Make America Great Again, che guidano le scelte progettuali che Trump annuncia e che vuole immediatamente mettere in cantiere senza se nè ma. Cento i dossier da lui già firmati il giorno dopo l’insediamento.
Dal rimpatrio coatto dei clandestini, alla fine dello ius soli, all’estrazione del petrolio, ai dazi da gravare su prodotti di importazione, all’affermazione perentoria che “esistono solo due sessi: maschile e femminile” alla minaccia ”ci riprenderemo il Canale di Panama, arriveremo su Marte etc" solo per citare alcuni dei punti programmatici schematicamente messi in fila, con tono assertivo e senza verbi al condizionale ma citando, con enfasi, quella protezione divina che salvatolo dall’attentato in campagna elettorale ora lo guida nella sua Presidenza.
Ed è proprio quel suo stile categorico e senza aggettivi, che mi ha ricordato un’affermazione degli ultimi giorni della sua campagna elettorale, rivolta alle donne, che conferma quello stile di comando che lo contraddistingue e che se per un verso può dare sicurezza a chi si riconosce nelle sue intenzioni, può altrimenti essere fortemente respingente, in particolare proprio riferito alle donne. “Vi proteggerò io, vi piaccia o no!". Queste le parole, pregne di enorme ambiguità, con cui si è rivolto, per conquistarlo, all’elettorato femminile e dopo aver ripetutamente dimostrato, rivolgendosi a Kamala Harris, una sostanziale mancanza di rispetto proprio a lei, perché donna.
Ed è allora interessante riflettere a quale sia, o come si percepisca, la presenza femminile nel progetto politico dell’attuale Presidente degli USA, peraltro il primo nella storia ad essere condannato per i pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione e non danneggiarlo nella sua prima campagna elettorale. Se è noto che nel suo gruppo di governo, un ruolo decisivo anzi strategico, è riconosciuto, da lui, a Susie Wiles detta “Ice Baby”, Capo dello staff della Casa Bianca e già organizzatrice della sua campagna elettorale va sottolineato che nella sua squadra di governo su 24 componenti sono nominate solo 5 donne: Pam Bondi (Attorney General), Kristi Noem (Sicurezza Interna), Tulsi Gabbard (Direttrice dell’Intelligence), Elise Stefanik (Ambasciatrice alle Nazioni Unite) insieme alla già citata Susie Wiles. Donne evidentemente fedelissime per cui, forse, protezione si traduce in potere ed in quanto tale evidentemente più che sopportabile.
Mentre era di certo inaccettabile l’idea di protezione per Michelle Obama, che non ha avuto dubbi - evidentemente anche a fronte di suo marito Obama, già Presidente e quindi proprio in rispetto dei comportamenti democratici tenuto ad esserci - nel disertare la cerimonia, postando in più una frase di Martin Luther King: “Il tempo ha sempre ragione: fai la cosa giusta”. Frase dalle possibili molteplici interpretazioni.
Faticoso probabilmente esserci per Jill Biden e per la stessa Kamala Harris, ma che hanno ritenuto importante non sottrarsi e dire con la loro presenza che queste sono le regole che il loro ruolo le spinge a rispettare e seguire in nome della democrazia americana.
Donne ancora, più che significative, ignorate da Trump: in primis Ursula von der Leyen, non invitata pur essendo Presidente della Commissione Europea; quell’Europa che è sempre stata un alleato decisivo per gli USA, per rapportarsi alla quale, il Tycoon ha scelto Giorgia Meloni, la nostra Presidente del Consiglio - unica europea invitata - che, fortunatamente ha voluto sentire Von der Leyen cercando così di esserci a Washington nella doppia veste di rappresentate dell’Europa e dell’Italia; una scelta che oggi, mi piace pensare, senta e interpreti davvero.
Europa di cui non vorrei dimenticare, simbolicamente, il mito secondo cui Zeus - re degli Dei - se ne innamorò e riuscì ad avere la riluttante giovane figlia di Re, trasformatosi in un toro e piegandola così con l’inganno ai suoi desideri.
Ma ritornando all’insediamento di Trump e ancora alle donne presenti, alle mogli dei magnati della tecnologia, tutti al seguito di Elon Musk, reverenti al nuovo Presidente e poi alle ospiti importanti, alle elette degli stati americani, alle Ministre, alle donne della famiglia è impossibile non dedicare uno sguardo interrogativo a Melania Trump e a quello che è divenuto il suo “famoso cappello” che ha fatto così tanto parlare di sè da non poterci esimere dal dedicargli anche noi un se pur rapido pensiero.
E ciò che mi affascina non è tanto cercare di raccontare l’impressione ricevuta di una First lady che di fatto appare severa nella sua eleganza totale ed essenziale, accompagnata da un cappello a falde larghe, quasi calcato fino agli occhi, che l’allontana o meglio la tiene distante dalla gente, persino da suo marito che non riesce a raggiungere la sua guancia per baciarla; ma piuttosto la curiosità di immaginare perché abbia scelto di presentarsi così. Qual è il messaggio che la First lady degli Stati Uniti d’America ha affidato a quel cappello che in un momento così importante l’ha messa al centro dell’attenzione, ma incutendo una sorta di lontananza forzata, intimidendo e di fatto rendendo impenetrabile il suo sguardo? Perché non può non esserci stata una scelta che va oltre l’eleganza indubbia e l’accettazione dei consigli dello stilista scelto, e solo lei potrebbe rivelarcela. Una severità, quella di Melania, che si è misurata, rendendola ancor più evidente, con la vivacità nel colore e nelle forme, con la solarità dell’abbigliamento rosa intenso della signora Usha Vance Chilukuri moglie del Vice Presidente degli USA J.D.Vance. Una solarità che la stessa Melania ha poi voluto e recuperato per sè, quando ha danzato, nell’evoluzione dei festeggiamenti, col marito in uno stupendo lungo e scollatissimo abito bianco, con ornamenti neri che ha esaltato la sua indubbia classe e bellezza sottolineata dallo stesso Presidente.
Questa storia è appena iniziata e la seguiremo con un occhio femminile e indagatore, alla scoperta dell’America, come diceva il grande Pascarella al quale, per gioco e per alleggerire, rubiamo solo due strofe del suo storico lunghissimo sonetto all’America dedicato, appunto: E lui fu accòrto peggio d’un sovrano./ Li re, l’imperatori, le regine,/ te dico, je baciavano le mano:/ le feste nun avevano mai fine.
E dappertutto quanto er monno sano,/ fino ar fine dell’urtimo confine,/ Onori…feste…E dopo, piano piano / Cominciarono li triboli e le spine.
Paola Ortensi
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