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L’impegno etico della parola

L’impegno etico della parola

Annamaria Ferramosca - Scritti che operano "sul piano esistenziale, psicologico, etico attraverso un esercizio quasi religioso della scrittura in versi"

Benassi Luca Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007

Annamaria Ferramosca è nata a Tricase, in Puglia, e vive a Roma. Collabora con associazioni culturali romane per la diffusione della poesia. Ha pubblicato in versi “Il versante vero” (1999), “Porte di terra dormo” (2001), “Porte/Doors” (2002 in versione bilingue italiano-inglese), “Paso doble” (2006), “Curve di livello” (2006). Suoi testi ed interventi critici sulla sua scrittura sono apparsi sulle riviste: “Poesia”, “Punto di Vista”, “La Nuova Tribuna Letteraria”, “Fermenti”, “Punto d'Incontro”, “Cultura & Libri”, “Sìlarus”, “L'Ozio letterario”, “Gradiva”, “La Clessidra”, “Translation Ireland”, “New International Review”, “Hebenon” e nelle antologie di critica: “L'altro Novecento” (1999), “La parola convocata” (1998); “Donna e Poesia” (2000); “Poiesis” (2001); “Appunti critici” (2002); “Poeti italiani verso il nuovo millennio” (2002); “Folia sine nomine secunda” (2005). La sua è una delle voci più mature e sicure nel panorama poetico contemporaneo. Giorgio Bárberi Squarotti ha scritto di “Curve di livello”, la raccolta dalla quale sono tratti i testi qui pubblicati: “È una scrittura poetica fattasi sempre più fervida e intensa, fra visionarietà, invenzione e riflessione, con scatti, a tratti, di appassionata protesta davanti agli orrori ed errori della storia”. La Ferramosca restituisce centralità alla parola poetica come elemento insopprimibile di comunicazione ed incontro con l’altro. La sua poesia opera sul piano esistenziale, psicologico, etico attraverso un esercizio quasi religioso della scrittura in versi. Si tratta di una poesia che si confronta con la storia, entrando nel difficile campo dell’impegno etico e civile, senza tuttavia cedere alla retorica, al tentativo di voler stupire il lettore ad ogni costo con il semplice gioco di parole. È una poesia della consapevolezza “come rappresentazione del proprio Sé, della propria parte creativa, della propria molteplice interiorità” (Lea Canducci), dove si intrecciano il senso materico, fecondo e primordiale dell’essere donna e madre con l’esperienza scientifica e professionale (la poetessa è nutrizionista comportamentale) della vita quotidiana. Emerge in questi versi una componente mediterranea sentita non solo come ricerca delle proprie origini, ma come scoperta di archetipi, di paradigmi attraverso i quali vedere le pulsioni dell’essere umano, il ripetersi della storia collettiva come quella delle emozioni personali. Questo rimbalzare tra il canto del mondo ancestrale e mediterraneo delle proprie origini e la complessità del villaggio globale del mondo contemporaneo rende la poesia della Ferramosca corale, profondamente nostra, situata in una geografia spirituale e reale nella quale tutti possiamo riconoscerci. Sono versi fatti di passione, forma e pensiero evoluto, “creatività immaginifica e fluida continuità espressiva, tutti elementi induttori di profondo coinvolgimento” (Lea Canducci). È una poesia che ha radici antiche e che prende le mosse dalla poesia classica, da Saffo, Leopardi e Rilke. Ne risultano versi alti, puliti, resi limpidi attraverso una musicalità e un ritmo che ricordano l’andamento danzante della “pizzica” salentina e che suscitano emozioni liriche ricche di suggestioni.




8 marzo 2003

Accolgo la tua pena, la stratifico
sulla mia luna stupefatta
su questi piccoli soli di mimosa in eclisse
anch’io coperta d’ombra, incredula
per questo terrore antico
per questa balbuzie di preliminari
il gioco non ha regole – non si gioca col fuoco -
è gioco che traccia la storia – come dicono -
ineluttabile
(Forse. Le tracce insondabili, scarlatte)

Resto nella caverna dove mi sospingono
tigre accucciata, strega carezzevole
Tra le gambe stringo il mistero traslucido
el amor brujo, l’uovo da proteggere
Non smetto
il mio canto sommesso che dissuade
paziente, sotto
l’impazienza del cielo


(09 marzo 2007)

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