La tragica scomparsa della giovane Gabriella dopo un'IVG all'ospedale Cardarelli di Napoli è per noi un dolore che vogliamo rappresentare enl rispetto della famiglia e di una giovane vita così tragicamente interrotta. Questo dramma è occasione per fare alcune riflessioni sulle condizioni in cui spesso noi ginecologi e ginecologhe ci troviamo a lavorare.
In Italia morire per aborto volontario è un evento straordinario.
Infatti nel 2013 vi sono state 102.760 Interruzioni Volontarie di gravidanza e sempre in quell’anno la percentuale di complicanza emorragica è stato del 1,7% , senza nessun decesso.
La complicanza può purtroppo accadere, anche se i medici operano con coscienza e diligenza.
In questi casi i medici non obiettori, quelli che eseguono materialmente le interruzioni di gravidanza tutti i giorni, possono trovare difficoltà nell’essere aiutati nell’immediato dall’ambiente intorno, che può trincerarsi nell’obiezione di coscienza e rallentare le prestazioni nell’emergenza .
Infatti gli altri operatori sanitari, medici, infermieri ed ostetriche, in primis, pongono attenzione sul fatto che si tratta di interruzione di gravidanza e quindi il caso non li coinvolge.
Vi è cioè una latenza psicologica, uno ”iato“ mentale, prima che il personale e l’ambiente tutto intorno entri in movimento attivo e rapido e dopo un momento di rifiuto (sono obiettore) realizzi che vi è uno stato di emergenza in cui deve essere attivo e rapido.
Talvolta questo iato mentale, che noi non obiettori conosciamo, può far sì che all’inizio di una complicanza si sia soli ad affrontarla e può rallentare pericolosamente la gestione di una complicanza grave.
I servizi di interruzione di gravidanza sono spesso isolati all'interno degli Ospedali, visti come qualcosa che non dovrebbe proprio esserci, e che meno si vede, meno si guarda e meglio è. Infatti in diversi ospedali sono dislocati al di fuori i fuori degli edifici centrali ove sono le sale operatorie attrezzate per le emergenze.
Questo, più che gli errori, può provocare dei danni alle donne. Il diritto alla scelta deve essere riconosciuto pienamente dalle istituzioni, con il sostegno chiaro agli operatori che applicano la legge 194.
Silvana Agatone, Presidente LAIGA (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l'Applicazione legge 194)
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