Login Registrati
L’Europa per le donne migranti

L’Europa per le donne migranti

Reggio Emilia e le Pari Opportunità - La presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini relatrice di un documento votato all’unanimità a Bruxelles

Corrado Sevardi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2007

La Provincia di Reggio Emilia ha una forte tradizione nell’ambito delle pari opportunità, lo dimostra il grande sviluppo che ha avuto la rete di sostegno alle lavoratrici madri, come gli asili nido e le scuole materne. Un impegno che negli ultimi anni si è rivolto anche alle politiche di inclusione delle donne migranti. La presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini, membro effettivo del Comitato delle Regioni d’Europa nominato dall’Upi (Unione delle Provincie Italiane), è stata relatrice di un parere di prospettiva richiesto dalla Commissione Europea sul tema delle “Donne migranti nell’Unione Europea”, poi votato all’unanimità ai primi di ottobre. L’abbiamo incontrata.

Presidente, un passaggio importante per le donne migranti?
Il documento è stato elaborato da un gruppo molto competente e anche attraverso i lavori di un’intensa due giorni ospitata a Reggio Emilia, alla presenza del vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini e della premio Nobel signora Rita Levi Montalcini. Il testo è stato votato all’unanimità.

Lei ha respirato politica fin dall’infanzia: suo padre ex partigiano, in casa si svolgevano le riunioni del PCI, la temperie degli anni Sessanta, le speranze nella politica come strumento di riscatto. Ha distribuito mimose e copie di “Noi donne” all’8 marzo. Oggi guida la Provincia di Reggio Emilia dove migliaia di immigrate esprimono istanze anche molto diversificate…
La mia formazione mi ha portato a mettere al centro il valore della libertà. Sono convinta che le donne debbano prima di tutto essere libere. Queste donne che arrivano sono davvero libere? Quanti condizionamenti devono subire? A Reggio Emilia le donne sono state uno dei soggetti forti che hanno determinato la qualità sociale e politica. Vollero le scuole dell’infanzia perché desideravano lavorare avendo per i propri figli strutture idonee ad accoglierli e fecero nascere una cultura sociale dell’infanzia, che mette al centro i diritti dei bambini e delle bambine. Le immigrate che arrivano a Reggio Emilia debbono diventare le mediatrici privilegiate nel confronto tra le diverse comunità che si incontrano, grazie a quel sottile lavoro di tessitura che la donna sa compiere nelle relazioni.

Contro i radicalismi crede che le donne possano creare una rete per la condivisione laica dei valori democratici e della libertà?
Io non mi faccio illusioni sul fatto che le donne siano tout court portatrici di laicità e democrazia; non dimentico che le donne in certe occasioni si sono lasciate manipolare forse più degli uomini per la loro minor frequentazione dei luoghi e temi del pubblico. Non è scontata la partecipazione del mondo femminile alle cause dell’emancipazione, perché purtroppo a volte ci sono condizioni di subalternità tali che non rendono le donne libere di comprendere la realtà e di scegliere.

Ci vuole una politica più vicina alle persone per una maggior coscienza democratica?
Sì. Istituzioni vicine alla gente, altrimenti esiste il rischio che altri soggetti, i più capaci di manipolare le coscienze, possano impadronirsi del consenso. Ci vogliono nuove forme di rappresentanza e minor frammentazione del panorama politico.

Sente il pericolo di derive populistiche nel clima attuale di antipolitica?
Assolutamente sì, ma lo sento per l’Europa stessa. L’Europa è avviata faticosamente verso una strada di riforme, ma resta condizionata da lobbies e vecchi schemi ideologici. Io ho vissuto con passione la campagna elettorale di Ségolène Royal, ma ho anche visto i grandi limiti della sinistra francese, che trovo anche in quella italiana, nel non sapere guardare avanti e vedere il nuovo. Le reazioni sono differenti in ciascun paese; in Italia aumentano i rischi che dalla politica vengano esempi negativi, anziché i migliori, come dovrebbe essere. C’è un individualismo e narcisismo troppo forte, una caduta di senso civico, di etica del pubblico che dovrebbe invece essere a fondamento dell’attività di ognuno.

Un auspicio per il futuro?
Vorrei dedicare l’ultimo pensiero alla leader dell’opposizione dell’ex Birmania Aung San Suu Kyi, un esempio morale enorme; una donna che appare così fragile e sa essere così forte; una bella risposta a chi ha fatto della forza bruta lo strumento del proprio potere.

(28 novembre 2007)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®