Il libro di Federica di Sarcina “L’Europa delle donne. La politica di pari opportunità nella storia dell’integrazione europea. 1957-2007” edito da Il Mulino, 2010, è stato raccontato da persone provenienti da diverse esperienze, ma con un unico filo conduttore: l’Europa.
Il libro è nato dalla tesi di dottorato di Federica di Sarcina, conseguito presso l’Università di Siena con la professoressa Ariane Landuyt, per esporre la storia della politica delle pari opportunità in Europa.
A moderare l’incontro, Tiziana de Simone, (giornalista RAI con esperienze europee).
Ospiti Paola Gaiotti de Biase (politica italiana ed europea), Ginevra Conti Odorisio (professore universitario dell’Università di Roma Tre) e Silvia Costa (parlamentare europea). Ad assistere alla presentazione vi sono state anche Clio Napolitano e Fausta Deshormes La Valle.
La professoressa Conti Odorisio rileva l’importanza dell’art. 119 del Trattato di Roma, del 1957, che sancì l’uguaglianza della remunerazione fra i lavoratori maschi e le donne per lo stesso lavoro. È stata una decisione storica perché per la prima volta l’Europa entrava in merito alla condizione femminile, proprio attraverso la legislazione.
Tuttavia, rileva la Conti Odorisio “questa normativa, eccezionale in Europa ha un’applicazione a dir poco modesta nei singoli paesi. A dire il vero, una politica delle Pari Opportunità, necessiterebbe, per affermarsi di una cultura delle Pari Opportunità.”
In seguito sono stati numerosi i convegni internazionali sulla condizione femminile, sino ad arrivare al 2000, con la programmazione della carta dei diritti, articolo 23, “La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, nell’occupazione, nel lavoro e nella retribuzione”. Per Paola Gaiotti de Biase il libro è una dettagliata ricostruzione tecnica, estremamente necessaria. Infatti, nella storia della Comunità Europa la questione femminile è sempre stata presente a livello di problematica sociale. Anche se con l’articolo 119 la questione femminile nasce come problema di una concorrenza economica da salvaguardare e non come questione di diritti femminili. In sintesi “più che parlare di un debito verso le singole donne, di una mancanza, vorrei si parlasse di più di debito verso un’intera comunità.”
Silvia Costa sottolinea inoltre come il libro abbia il merito di dare una lettura retrospettiva e prospettiva relativa al dialogo-relazione tra organismi internazionale e nazionale: “Numerose ed ardue sono le lotte ancora da fare, ad esempio una direttiva sulla maternità, approvata dopo lunghe trattative, ma ancora da conquistare del tutto”.
A conclusione dell’incontro vi è un intervento di Fausta Deshormes, giornalista, giurista, e parte attiva e fondamentale nell’incentivo delle politiche femminili a livello europeo, ad esempio con il bollettino Femmes d’Europe. Racconta di aver letto questo libro come un romanzo, in cui la trama è il contesto politico in cui s’innesta la politica delle pari opportunità, e poi ci sono naturalmente i personaggi. E nonostante, l’amara constatazione che questa rivoluzione delle donne sia tutt’ora incompiuta, afferma ottimista: “oltre la memoria c’è la speranza, crediamoci!”
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