La cura contro la sparizione di oltre 63 milioni di bambine non è l’abolizione di una legge che riconosce l’autodeterminazione delle donne, bensì l’attivazione di campagne sociali, economiche e culturali per cambiare la mentalità collettiva
Mercoledi, 16/05/2018 - “L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo. #stopaborto.”
Questo è il testo del grande manifesto, fotografato su via Salaria a Roma e segnalato attraverso i social con tempestività dal network Rebel.
L’immagine del ventre prominente (senza il resto del corpo) sorretto da due mani protettive e sormontato appunto dal testo citato sta facendo il giro dei social, suscitando una crescente indignazione e numerosi appelli alla sindaca Raggi affìnché intervenga.
E’ un’altra rete, quella di Citizengo l’autrice dell’aggressiva campagna antiabortista.
Peccato che la legge contro la quale l’attivissimo gruppo di Citizengo, nato in Spagna e molto noto anche in Italia per la pervicace opposizione a qualunque intervento educativo laico nelle scuole sulla sessualità sia una legge dello Stato.
Sapete perché questo gruppo di pressione fondamentalista questa volta mi trova d’accordo? Perché è vero, la piaga dell’aborto selettivo esiste, e certamente colpisce le bambine.
Se chi ha pensato questo manifesto si fosse preso la briga di fare un po’ di ricerca seria avrebbe scoperto che in paesi come l’India o la Cina, per esempio, esiste una forte pressione per scoprire il sesso del feto, così da eventualmente abortire nel caso sia femmina. Per non parlare poi del femminicidio infantile che colpisce le bambine alla nascita, sempre nei due paesi citati così come in alcune zone dell’Africa rurale.
La preferenza per i figli maschi, in paesi poveri e spesso con regimi totalitari dove è il dettato religioso a fare da sfondo culturale è chiara: le bambine sono solo un costo per sia della dote, visto che il loro unico destino è quello di essere spose, mentre i bambini sono i futuri uomini pensati come forza lavoro, ricchezza e unico soggetto degno di cittadinanza.
Non dimentichiamo, però, che da noi, ancora negli anni ’70, era in voga, alla notizia della gravidanza, il detto auguri e figli maschi. Su cosa prendono un abbaglio i fondamentalisti di Citizengo?
Non sul dato di fatto, bensì sulla cura. Non è certo attaccando una legge che ha funzionato come deterrente alla piaga dell’aborto clandestino, (quello sì causa di morte per le donne in Italia che vi si sottoponevano prima della 194) che si migliora la vita delle bambine e delle donne. La cura contro la sparizione di oltre 63 milioni di bambine non è l’abolizione di una legge che riconosce l’autodeterminazione delle donne, bensì l’attivazione di campagne sociali, economiche e culturali per cambiare la mentalità collettiva: non a caso le Ong attive nei paesi dove vige l’aborto selettivo o l’infanticidio femminile lavorano con pratiche di valorizzazione delle bambine presso le famiglie e le donne in attesa.
Si costruiscono scuole dove le bambine possano studiare, si aprono progetti di microcredito per le madri. Si portano in dono alberi da frutta e animali da latte, come a dire che la nascita di una bambina non è l’arrivo soltanto di una bocca da sfamare, ma una ricchezza. Lo sanno tutto questo gli aggressivi promoter di Citizengo?
Penso di no, visto che l’unico, ossessivo loro pensiero sembra essere quello di attaccare una delle leggi che ha maggiormente migliorato la situazione delle famiglie in Italia, rendendo la maternità, e ovviamente la paternità, una scelta consapevole e quindi matura e felice e per donne, uomini e bambini e bambine. Esseri umani con un corpo intero, non solo ventre da proteggere.
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