Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2007
Leggendo l’articolo apparso su “La Repubblica“ del 18 luglio dal titolo “Travet, un mese e mezzo di assenze l’anno” a firma di Luca Iezzi ho pensato che le donne, pur citate anche nell’occhiello della pagina sono “scomparse” in quanto donne reali con le loro differenze di ruolo nell’organizzazione familiare e sociale, paradossalmente sono “donne” equiparate al ruolo maschile. Nella foga di dimostrare l’assenteismo nel pubblico impiego si citano in un’unica voce assenze per ferie, per malattia e “permessi vari” arrivando a dimostrare che le donne sono assenti in media 52 giorni e gli uomini 47, ed il dato viene riprodotto con piccole variazioni in vari settori della pubblica amministrazione. Da questa serie di dati esposti Luca Iezzi arriva a dichiarare, dopo aver rilevato che c’è stato dal 2000 un aumento di malattie – permessi è “confermata inoltre che sono le dipendenti donne a chiedere mediamente più tempo per rimanere lontano dall’ufficio".
Le donne sarebbero più assenteiste! Ma qualcuno ha sentito parlare di congedi di maternità, di congedi parentali? Di una legge, la 53 del 2000, che ha allargato i permessi ai genitori per assistere i figli malati o i genitori nella stessa situazione ma anche per motivo di studio?
Arrivata alla fine dell’articolo ho quasi assolto il giornalista (ma un dubbio se lo deve far venire anche lui) perchè i dati sono raccolti dalla Ragioneria dello Stato che si dice “ha promesso già dal 2006 dati più dettagliati e gli amministratori hanno aumentato i controlli”. Meno male! Forse si sono accorti che le donne partoriscono, anche se poco, e conciliano tempi di vita e di lavoro come dicono varie leggi? Non ancora: la “Relazione al conto annuale 2006 dei Ministeri-Procedura di rilevazione” del 16 luglio 2007 dice che come maggiore novità sono da dividersi le assenze retribuite da quelle non retribuite e sono assenze i permessi di studio, le donazioni di sangue, i permessi per matrimonio ecc. ecc. Insomma, in 10 pagine di istruzioni si riesce a non citare mai la parola maternità o congedo parentale!
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