Caucaso del Nord / 1 - Una lunga scia di delitti è la prova delle violazioni dei diritti umani in Russia e in particolare nel Caucaso del Nord. La condanna della comunità internazionale e la richiesta di fare luce e giustizia
Cristina Carpinelli Lunedi, 12/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009
Nell’aprile di quest'anno, le autorità russe hanno annunciato la fine delle operazioni antiterrorismo in Cecenia, eppure nel Caucaso del Nord si uccide ancora. A luglio viene rapita e assassinata Natalya Estemirova. La sua uccisione segue quelle avvenute a Mosca all’inizio di quest’anno dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasya Baburova, colleghi di Anna Politkovskaya, a sua volta assassinata nel 2006. A meno di un mese dall’assassinio di Natalya Estemirova, altri due militanti di un’organizzazione umanitaria giovanile vengono rapiti e uccisi a Grozny: Zarema Sadulayeva e il marito Alik Dzhabrailov. Il 5 agosto 2009 si è riaperto presso il tribunale militare di Mosca il nuovo processo “Anna Politkovskaya”, conclusosi due giorni dopo con la parola “fine” da parte del tribunale sul caso della giornalista. Assolti i presunti esecutori materiali del brutale assassinio. Poi il 3 settembre la Corte suprema russa ha deciso di rinviare alla Procura il dossier sull'assassinio della Politkovskaja e di ordinare un supplemento d'indagine. E' stata, dunque, accolta la richiesta della Procura e dei familiari della cronista di Novaya Gazeta, assassinata nell'ottobre 2006, che chiedevano una riapertura dell'inchiesta dopo l'assoluzione per insufficienza di prove degli imputati.
L’uccisione di Natalya Estemirova
Natalya Estemirova, nativa di Grozny (capitale della Cecenia), dove ha lavorato instancabilmente Anna Politkovskaya alla ricerca di testimonianze e prove relative a violazioni dei diritti umani, era una giornalista e attivista cecena dei diritti umani. È stata assassinata il 15 luglio di quest’anno. Quattro uomini l’hanno rapita nel suo appartamento a Grozny, e qualche ora più tardi il suo corpo è stato ritrovato privo di vita e crivellato da colpi di arma da fuoco su una strada lungo il confine con l’Inguscezia.
Natalya (meglio conosciuta come Natasha) lavorava per il Centro per i diritti umani “Memorial” nel Caucaso del Nord, in Cecenia, un Centro che da tempo denuncia gli abusi delle forze dell’ordine sulla popolazione civile. Era anche una collaboratrice stretta dell’Human Rights Watch. Per l’Osservatorio aveva condotto un’indagine, resa pubblica il 2 luglio 2009 (“What Your Children Do Will Touch Upon You - Punitive House-Burning in Chechnya”), dove sono documentati casi d’incendi dolosi a danno di abitazioni cecene (13 dei 26 casi noti compiuti tra il giugno 2008 e il giugno 2009 in otto distretti del paese, e attribuiti alle forze dell’ordine del governo ceceno) e altri atti a scopo punitivo effettuati contro le famiglie dei ribelli ceceni. Nel 2008 alti dirigenti politici ceceni (incluso il Presidente Ramzan Kadyrov) hanno rilasciato una dichiarazione, in cui si afferma che le famiglie degli insorti avrebbero dovuto aspettarsi delle punizioni esemplari a meno che fossero state in grado di convincere i loro familiari ribelli ad arrendersi.
Durante la prima guerra in Cecenia, la Estemirova aveva indagato su maltrattamenti, uccisioni illegali e sparizioni improvvise. Aveva, inoltre, raccolto numerose testimonianze di civili torturati nei centri di detenzione non ufficiali da parte degli uomini dell’esercito russo, di vittime di bombardamenti e rastrellamenti, e si era inoltre dedicata all’assistenza agli sfollati e a gruppi svantaggiati. Non solo, Kavazskij Uzel, un centro di informazione fondato da “Memorial”, ricorda che proprio Natalya Estemirova aveva raccolto tutte le informazioni sugli eventi di Novye Atagi, una delle prime indagini di “Memorial” riguardanti la seconda guerra in Cecenia: “Quando Natalya è andata in quel centro abitato, il 20 marzo del 2000, questo era ancora bloccato dai militari. A Novye Atagi si conducevano regolarmente ‘zachistki’ (operazioni di pulizia etnica), e il fatto di non essere registrati come residenti locali costituiva un pericolo concreto per chi ci andava. Natalya Estemirova vi ha trascorso una settimana, talvolta nascondendosi negli orti di case distrutte per evitare i controlli dei passaporti effettuati dai militari russi”.
La Estemirova aveva ottenuto il premio “Diritto alla vita” istituito dal Parlamento svedese nel 2004. Era stata insignita della medaglia Robert Schuman da parte del Parlamento europeo nel 2005 ed era stata candidata al Premio Sacharov per la libertà di pensiero. Aveva, inoltre, ricevuto a Londra nell’ottobre 2007 dal “Reach All Women in War” (RAWinWAR) il primo premio annuale “Anna Politkovskaya”. Questo premio, destinato alle donne che si battono per la difesa dei diritti umani nelle zone di conflitto armato e di guerra, era stato consegnato a Natalya dal Nobel per la pace, Mairead Corrigan Maguire, e le era stato conferito per il suo coraggio nel raccontare la verità su torture, sparizioni ed uccisioni di civili nel corso delle guerre cecene. Il 6 ottobre 2008, alla vigilia dell’anniversario della morte di Anna Politkovskaya, Natasha aveva consegnato, a sua volta, questo premio alla giovane parlamentare afghana, Malalai Joya.
Natalya era una donna forte. Sapeva che la sua vita era in pericolo. Era stata più volte minacciata da funzionari di vari livelli. Oleg Orlov, capo del consiglio di amministrazione dell’Human Rights Center “Memorial” ha dichiarato: “So di sicuro chi è il responsabile dell’uccisione di Natalya Estemirova. Tutti noi conosciamo quest’uomo. Ramzan ha minacciato Natalya, l’ha insultata, la considera un suo nemico personale. Non sappiamo se è stato Ramzan stesso a dare l’ordine di uccidere Natalya o se qualcuno dei suoi lo ha fatto per compiacere le autorità. E il presidente Medvedev sembra soddisfatto di avere un assassino a capo di una delle repubbliche russe. Quando Natasha dichiarò che le giovani in Cecenia erano costrette a indossare il velo in pubblico, fu invitata ad un colloquio privato con Kadyrov. Natalya disse poi di essere stata minacciata da Ramzan: ‘Le mie mani sono già coperte di sangue. E non me ne vergogno. Ho ammazzato e ammazzerò i cattivi. Noi combattiamo i nemici della nostra repubblica’. Sappiamo che le ultime notizie fornite da Natalya su nuovi rapimenti, esecuzioni senza processo, fucilazioni pubbliche di alcune persone in un villaggio ceceno hanno causato una forte irritazione presso le autorità cecene”.
Natasha non si stancava di dire che benché i problemi in Cecenia non fossero sempre sotto gli occhi dell’opinione pubblica internazionale, soprattutto dopo la fine del secondo conflitto, questo non voleva dire che erano stati risolti: “Abbiamo un sacco di problemi in questo momento. Molti giovani ceceni sono in carcere in Russia in condizioni difficili. Alcuni di loro sono stati imprigionati per nulla, per reati commessi da altri o che non hanno niente a che vedere con il conflitto. Questi casi penali devono essere riesaminati. E questo è un lavoro che deve essere fatto dagli avvocati della difesa, e deve essere ben pagato. Anche per questo ho accettato il premio ‘Anna Politkovskaya 2007’, perché era prevista la donazione di una somma di denaro che io utilizzerò per pagare gli avvocati”. Natalya diceva sempre che uno dei suoi obiettivi era quello di risolvere almeno uno dei casi di persone scomparse nel nulla: “Ci sono situazioni in cui i parenti stessi hanno svolto le indagini sulla scomparsa di figli, fratelli o mariti. Essi hanno raccolto un sacco di informazioni, persino i nomi, ma per qualche strano motivo il pubblico ministero non fa nulla. Tuttavia, queste sono indagini che solo un avvocato deve svolgere e fare in modo che i pubblici ministeri ne rispondano #foto5sx#secondo la legge”. “In Russia - diceva Natasha - non è stato fatto nulla per risolvere i molti casi di violazione dei diritti umani documentati dal Centro Memorial. Ecco perché le vittime e gli attivisti di questo Centro hanno deciso di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo”. In più di 100 sentenze, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha giudicato la Russia responsabile di gravi violazioni dei diritti umani in Cecenia. Per questo, l’Human Rights Watch ha invitato il governo russo a garantire che siano presi subito provvedimenti efficaci per questi casi. La piena attuazione delle sentenze della Corte europea è uno dei modi migliori per porre fine alle impunità in Cecenia, aveva sostenuto Tanya Lokshina, vice direttore dell’Ufficio russo dell’Human Rights Watch.
L’omicidio della Estemirova ha suscitato l'indignazione internazionale. Molte le voci che si sono sollevate per chiedere alle autorità russe che sia fatta giustizia nei confronti di coloro che hanno ucciso Natalya e di quelli che ne hanno ordinato il suo assassinio, e per chiedere, altresì, di fare giustizia anche nei confronti degli assassini di Anna Politkovskaya, per il cui omicidio, a tre anni di distanza, giustizia non è stata fatta. Più di 100 personalità della cultura, politica e dei media da tutto il mondo hanno firmato l’appello “Vogliamo giustizia per Natasha”. Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International ha pubblicamente detto che l’uccisione di Natalya è una conseguenza della perdurante impunità permessa dalle autorità russe e cecene: “Violazioni dei diritti umani in Russia e in particolare nel Caucaso del Nord non possono più essere ignorate. Coloro che si battono per i diritti umani hanno bisogno di protezione. La tragedia dell’omicidio di Natalya è un crimine su cui le autorità devono esprimere piena condanna e compiere ogni sforzo per portare dinanzi alla giustizia i responsabili. Questo è un ulteriore tentativo di imbavagliare la società civile in Russia e mette in luce l’instabilità nella regione” (prima parte).
Scheda bibliografica
Natalya Estemirova è nata nel 1958. Dopo la laurea ottenuta alla facoltà di storia dell’Università di Grozny ha lavorato come insegnante nella capitale cecena fino al 1998. Da allora ha iniziato ad occuparsi attivamente delle violazioni dei diritti umani avvenute sul territorio della Cecenia e del sistema carcerario della regione, lavorando ad una serie di trasmissioni televisive sul tema. Nell’ottobre 1999 è tornata in Cecenia con Svetlana Gannuskhina, membro del direttivo di Memorial, dopo aver lasciato la figlia da parenti a Ekaterinburg, lontano dal conflitto. Dal marzo del 2000 è diventata collaboratrice stabile di Memorial, il principale centro per la difesa dei diritti umani in Russia. Nel novembre 2007 l’Human Rights Watch ha conferito a Natasha la nomina di “alto difensore dei diritti umani”. Nella fase più intensa della seconda guerra cecena ha raccolto fotografie e testimonianze in luoghi dove sono avvenuti bombardamenti, stragi e crimini di guerra, correndo degli enormi rischi personali. Negli anni seguenti ha continuato a lavorare assiduamente nella regione, contribuendo a raccogliere informazioni indispensabili da inviare alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo per casi relativi a violazioni avvenute in Cecenia. Natalya Estemirova forniva informazioni a giornalisti e lei stessa scriveva per il bollettino informativo di Memorial. Aveva collaborato a lungo con Anna Politkovskaya, procurandole informazioni ed aiutandola come interprete nei contatti con chi parlava solo ceceno.
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