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L’ascesa delle manager in colbacco

L’ascesa delle manager in colbacco

Russia - Aumentano le imprenditrici e le donne con posizioni di alta dirigenza nelle aziende. Sono affidabili e lavorano di più

Cristina Carpinelli Mercoledi, 19/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2012

Un’indagine condotta dall’Associazione russa dei Manager e dal Centro Sociologico RwS “Possibilità di carriera per le donne nella sfera del business”, ha rilevato che nel quadriennio 2008-2012 il numero di donne che occupano posti dirigenziali è aumentato. I dati mostrano, infatti, un incremento del 42% degli incarichi di responsabilità a loro assegnati. È cresciuto, in particolare, del 21% il numero delle Direttrici Generali (pur rimanendo la loro quota piuttosto bassa), mentre quello delle Direttrici Finanziarie è cresciuto di ben il 60% (raggiungendo il 48%). In netto rialzo anche la quota di coloro che coprono posizioni di Ragioniere-capo (93%) e di Direttore del personale e di marketing (70%).

L’indagine ha evidenziato che agli occhi dei datori di lavoro ciò che fa la differenza è l’elevato senso di responsabilità delle donne. Nel 53% delle società monitorate le donne vi lavorano più a lungo degli uomini, infondendo un senso di maggiore sicurezza e stabilità. Inoltre, il 40% dei datori di lavoro interpellati annovera fra le prerogative femminili fondamentali l’operosità, la resistenza allo stress lavorativo, la flessibilità e un comportamento non aggressivo nell’aspirazione ad ottenere una promozione. Tra gli altri “plus” delle donne figurano fattori quali la costanza, l’abilità organizzativa e il desiderio di sviluppare la propria carriera nella direzione prescelta. In più, la concorrenza ed il confronto continuo con i colleghi di sesso maschile stimolano le manager-donna ad un approccio più concreto alle questioni lavorative che, in ultima analisi, si tramuta in risultati migliori. La percentuale degli intervistati che ha indicato tutti questi fattori è tendenzialmente in crescita (es: +13% nel 2012 rispetto al 2011) Ancora, il 43% degli intervistati ha affermato che le qualità professionali e il “lavorare sodo” sono caratteristiche che agevolano le candidate di sesso femminile nell’ambire a posti di responsabilità. Uno su tre è anche convinto che le donne siano disposte ad occupare posti di comando con un compenso minore.

Donne e uomini hanno punti di vista diversi riguardo al business, ha osservato FIBO-Group (International Financial Holding). Differente è il loro approccio al “problem-solving” e al “solve output”. Ciò rappresenta, di fatto, un “quid” in più, soprattutto quando, per esempio, ci si trova davanti ad uno schema di sviluppo del problema non standardizzato o alla necessità di adottare soluzioni non scontate. In confronto con il mondo maschile degli affari, le donne-leader, naturalmente, devono dimostrare maggiore combattività, poiché ogni giorno sono “costrette” a far valere le loro capacità. “La nostra società - afferma Elena Jushkova della società finanziaria e d’investimento (IFC) Solid - continua ad essere tradizionale e, in qualche misura, anche patriarcale. L’idea che una donna debba essere innanzi tutto casalinga, moglie e madre permane nella mentalità degli uomini e, quindi, le donne-manager devono faticare molto di più per avere successo sul lavoro, e poi tornare a casa e trovare la forza di cucinare, dedicare tempo al marito e ai figli”. (…) “Un’altra questione importante è il rapporto in casa con il proprio partner/marito. In famiglia la donna-manager non può ovviamente assumere lo stesso ruolo che ricopre quando è in azienda. Tuttavia, dato che nel pensiero convenzionale dell’uomo la donna è una creatura debole, subordinata all’uomo, a cui deve obbedienza, la moglie (dirigente) deve saper adottare in casa approcci estremamente flessibili e soprattutto mostrare una grande pazienza” (…). “Per il sesso forte che ricopre posizioni di potere in azienda è la debolezza la causa della minore tenacia - prosegue Elena Jushkova -. Non è un segreto che gli uomini sono molto meno in grado di far fronte allo stress rispetto alle donne. A confronto, una donna-capo può essere più resistente e, dunque, più efficace. Non solo. Quando arriva a casa, l’uomo-dirigente spesso è solo capace di sprofondare nel divano e accendere la TV, mentre la donna-capo, dopo il lavoro, è ancora capace di essere attiva, anche se, devo ammettere, ciò non è affatto facile. E, infine, gli uomini tradizionalmente assumono alcol più delle donne durante le trattative con i clienti, alla conclusione dei contratti e nel corso della discussione sulle condizioni di collaborazione con i partner commerciali. In alcuni casi il successo di un uomo manager nello stipulare contratti dipende proprio dalla quantità di alcol che beve”.

Anton Safonov, dell’agenzia autonoma di business-intelligence ‘Investkafe’, ritiene che oggi nulla sia apparentemente di ostacolo alle donne sul lavoro. Eppure, poiché per molte di loro la carriera non costituisce la sola priorità nella vita, dando importanza anche alla vita personale e familiare, molti datori di lavoro facilitano lo sviluppo di carriera dei dipendenti uomini piuttosto che quello delle donne. “A mio parere - sostiene Julija Rudenko della compagnia d’investimento ‘Nord-Capital’ - un fattore decisivo per l’avanzamento di carriera da parte di una donna è rappresentato dall’assenza o presenza di figli, soprattutto se piccoli. In genere, una donna rimane a casa in congedo di maternità anche per un lungo periodo (sino a due anni). La sua assenza dal lavoro può significare perdita di conoscenze e competenze professionali, con una ricaduta dolorosa al suo rientro, quando - a confronto di un suo collega di pari grado, che nel frattempo ha maturato una posizione lavorativa superiore e meglio retribuita - lei si troverà a dover compiere lo stesso lavoro (svolto prima di entrare in maternità) con una paga più bassa”. Il 40% delle lavoratrici-madri russe intervistate considera il congedo di maternità come una barriera allo sviluppo di carriera. Il congedo parentale è per legge concesso anche ai padri. Ciononostante è un fenomeno raro in Russia, a causa della persistenza di una divisione patriarcale dei ruoli. In aggiunta, agiscono negativamente alcuni stereotipi interiorizzati anche dai boss-donna. Il 35% di loro ha assorbito una mentalità maschile. Infine, un 40% delle donne tende a sottostimare il proprio potenziale professionale.

Il 48% degli intervistati ritiene che la causa principale di tutto ciò risieda innanzi tutto nell’assenza da parte delle aziende russe di programmi mirati a sostenere e valorizzare il lavoro delle donne. Spesso la dirigenza si dimostra totalmente indifferente a questo problema. Metà degli intervistati considera urgente la riorganizzazione dell’orario di lavoro per le madri lavoratrici con figli piccoli. Dall’indagine emerge, tuttavia, un’assunzione di maggiore responsabilità e disponibilità da parte dei datori di lavoro a venire incontro alle madri che lavorano. Nel 2011 sono quasi raddoppiate le aziende russe che hanno predisposto programmi che offrono la possibilità alle donne di lavorare a casa una o più volte la settimana. In aumento sono anche i datori di lavoro che hanno predisposto programmi di Counseling e di Coaching, nonché aiuti integrativi di tipo sanitario per i figli e le famiglie dei loro dipendenti.

La tendenza all’aumento delle quote rosa negli incarichi di maggiore responsabilità nelle imprese russe è ormai una realtà, e gli esperti ritengono che essa continuerà ad aumentare di anno in anno. In realtà, ciò che è importante per gli imprenditori russi non è se il capo abbia i tacchi alti o indossi una mini-gonna alla moda, ma se l’azienda operi con successo e produca profitti.

I risultati di un’altra ricerca condotta nel 2007 dal Global Entrepreneurship Monitor indicano che le donne sono più disposte degli uomini ad intraprendere una carriera imprenditoriale (rispettivamente 22,6% contro 18,4%). La ragione che spiega questa tendenza sta nel loro alto livello d’istruzione e di expertise. Tuttavia, forte è ancora il “gender pay gap”. Le donne guadagnano in media il 37% in meno degli uomini a parità di posizione lavorativa, e detengono meno del 10% dei posti di top-management. I settori in cui le donne scelgono di sviluppare la loro carriera lavorativa sono soprattutto il commercio al dettaglio, i servizi alle imprese, i servizi pubblici, i viaggi e il catering. I settori in cui, al contrario, la loro presenza è scarsa sono i trasporti e l’edilizia.

Dati aggiornati sulla percentuale delle donne nei CdA delle società e delle aziende in alcuni dei paesi del mondo mettono al primo posto la Norvegia - 38%, seguita da Francia - 18%; Russia e USA - 12%; Brasile - 9%; Italia - 7%; Giappone - 4%; Germania - 3%. Secondo la rivista russa ‘Finanza’ le donne russe che attualmente occupano posti di Alto Management sono tre: Ol’ga Zinov’eva, primo vice-amministratore delegato, e vice presidente del consiglio di amministrazione di Interros. Si tratta di una grande holding russa che opera principalmente nel ramo minerario, dei metalli, energia, finanza, retail e settore immobiliare; Larisa Kalanda, Vice-Presidente di Rosneft, compagnia leader dell’industria petrolifera russa; infine, Elena Karpel’, membro del comitato direttivo e capo del dipartimento di economia e prezzi della società Gazprom, la più grande estrattrice di gas naturale al mondo.

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