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L’arte interpreta la violenza

L’arte interpreta la violenza

Ferrara / XV Biennale Donna - Dalla violenza domestica, che si consuma tra le mura di casa, alla violenza mediatica, alla guerra che devasta interi popoli

Bancheva Marina Lunedi, 16/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2012

La XV edizione di BIENNALE DONNA è dedicata al tema della violenza. La mostra è a cura di Lola Bonora e Silvia Cirelli

Dal 22 aprile al 10 giugno nel Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara ritorna il consolidato appuntamento con la Biennale Donna, l’unico incontro costante nel tempo in Europa che rivolge la sua attenzione all’arte contemporanea esclusivamente al femminile. Anche per questa edizione del prestigioso evento il Comitato Scientifico della Biennale ha deciso di dedicare la mostra ad una ricerca che riprende le tematiche delle ultime tre edizioni, individuando i problemi socioculturali, identitari, comportamentali e geopolitici, presenti nella ricerca estetica dell’odierno panorama internazionale delle donne artiste. Il titolo della mostra è “VIOLENCE. L’arte interpreta la violenza” e il suo tema è la violenza in tutte le sue forme: dalla violenza domestica, che si consuma tra le mura di casa, alla violenza mediatica, alla guerra che devasta interi popoli. Le sette artiste invitate alla Biennale, che incentrano la loro ricerca estetica e concettuale su queste tematiche scabrose, provengono da paesi diversi e donano alla mostra una visione globale ma approfondita sul tema della violenza, in tutte le sue forme ed accezioni. La XV edizione della Biennale Donna ha voluto contribuire con questa mostra al dibattito di carattere internazionale sulla violenza. Dibattito che si sta sviluppando con l’apporto di sempre più estese categorie di intellettuali, letterati, scienziati, filosofi, religiosi, sociologi, poeti, cineasti, giornalisti, ai quali non dovrebbe mai mancare nel futuro lo sguardo avvertito e consapevole delle donne.



Valie Export, Austria. È un’artista che spesso incentra la sua arte sul tema della violenza, il suo lavoro selezionato per la mostra Kalashnikov, racconta le sopraffazioni dei crimini di guerra. Nei suoi video formati da immagini recuperate su internet, l’artista ci mostra scene drastiche e brutali che passano sotto gli occhi di tutti ma che vengono dimenticate troppo in fretta.

Regina José Galindo, Guatemala. L’artista fortemente legata alle sue origini, denuncia l’insostenibile situazione di violenza e sopraffazione che regna nel suo paese. Il lavoro di Regina che consiste principalmente in performance, video e fotografie, racconta le ingiustizie sociali che si consumano in una società, corrosa da guerre civili e diritti umani calpestati.

Naiza H. Khan, Pakistan. Parla della difficile situazione delle donne che vivono la paradossale situazione nel loro paese che cerca di stare al passo con i tempi, ma che è ancora troppo legato alle rigide leggi di una società fondamentalista. Le sue sculture, come le fotografie in mostra, rivelano un accento provocatorio e pungente, che coniuga la leggerezza dei tessuti per la biancheria intima femminile con la freddezza e pesantezza dell’acciaio, ricreando così un immaginario esercito tanto raffinato quanto suggestivo.



Yoko Ono, Giappone. Esplora il tema della violenza e l’oppressione attraverso l’arte concettuale e la performance. Per la mostra sono stati selezionati alcuni dei suoi video più celebri.

Lydia Schouten, Olanda. Dopo un soggiorno a New York l’artista rimane segnata dalla violenza che viene trasmessa attraverso i media americani. Le sue opere raccontano il mondo del crimine rappresentato in TV, fatto di omicidi, aggressioni, interviste ad assassini e ritagli di giornali.

Nancy Spero,USA. Femminista, impegnata e attiva nelle lotte sociali, è da sempre impegnata a combattere le discriminazioni contro le donne. Le sue opere raffigurano vittime e carnefici, scritte in rosso sangue vedono prevalere nel mondo la violenza e la prevaricazione maschile virata in guerra e bombe falliche.

Loredana Longo, Italia. Rappresenta il ritorno dell’arte italiana all’interno della Biennale Donna. L’artista catanese si è impostata all’attenzione dell’ambiente dell’arte internazionale, realizzerà per la mostra un’installazione site-specific dal titolo Floor. L’opera rappresenta un pavimento realizzato in cemento impoverito, che “intrappola” nelle sue mattonelle abiti e ornamenti femminili. Questi frammenti di vita sigillati nella trama del pavimento, vengono “inconsapevolmente“ calpestate dagli spettatori di passaggio. l’opera della Longo ricorda l’incendio della fabbrica di camicie di New York “Triangle”, avvenuto nel 1911, incidente che si collega simbolicamente alla lotta femminile per i diritti sociali e al festeggiamento dell’8 marzo, Giornata Internazionale delle Donne.

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