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L’arte di praticare il coraggio

L’arte di praticare il coraggio

Viaggiatrici/4 - Il viaggio secondo Roberta Mezzelani, “travel storyteller”: 130 giorni in giro per l’Asia, da sola, partendo dalla Cina e passando per Thailandia, Malesia, Birmania, Sri Lanka e India...

Silvia Vaccaro Giovedi, 26/06/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2014

 La salopette blu. Così Roberta Mezzelani, trentenne marchigiana, ha voluto intitolare il suo progetto di “travel storyteller”: centotrenta giorni in giro per l’Asia, da sola, partendo dalla Cina e passando per Thailandia, Malesia, Birmania, Sri Lanka e India. Lei, che da otto anni vive fuori dall’Italia, a diciannove anni ha lasciato senza remore il paesino nelle Marche in cui è nata, si è trasferita a Roma all’Università, finendo gli studi a Bruxelles. Dopo la laurea ha vissuto in Turchia, Uruguay, Brasile, ha fatto il cammino di Santiago e poi è approdata a Dublino, dove ha vissuto quasi due anni entrando nella rete di Nuok dell’amica Alice Avallone. Ma neanche il lavoro a tempo indeterminato che aveva Irlanda l’ha trattenuta per molto. “Ho lasciato il mio lavoro perché non ero felice. Nei miei viaggi e nelle mie conversazioni di tutti i giorni con amici, parenti e sconosciuti, mi ritrovo spesso ad ascoltare storie di infelicità sul luogo di lavoro. Chiaramente non tutte le forme di stress derivano da una situazione lavorativa poco gratificante, ma è importante capire che ognuno di noi trascorre al lavoro buona parte della sua vita. Se il tempo è una risorsa limitata, pertanto di valore, la buona notizia è che è a nostra completa disposizione.”



 Ha ricevuto tante e-mail, soprattutto da parte di ragazze, che le chiedevano consigli su come lasciare tutto e partire. “Credo che il coraggio sia una qualità con la quale in parte nasci, ma che puoi anche praticare con le esperienze. Io, quando sono partita per l’Asia, avevo già alle spalle tanti anni di viaggi e spostamenti e questo ha fatto la differenza.” E rispetto alle situazioni spiacevoli che una donna che viaggia da sola in certe zone del mondo può trovarsi a vivere, risponde serena. “Bisogna capire al volo, in pochi istanti, chi si ha di fronte e comportarsi di conseguenza.” Necessaria dunque una grande empatia, oltre alla capacità di mimetizzarsi tra gli autoctoni e una grande consapevolezza di cosa accade attorno a sé. È stato in India che ha avuto le maggiori difficoltà, affrontate però sempre con lucidità. “Quando sono arrivata leggevo ogni giorno sui quotidiani locali di stupri ai danni sia di turiste che di donne indiane. E non è stato semplice fronteggiare gli sguardi insistenti degli uomini, che cercavo di ignorare il più possibile. Alla fine quando si avvicinavano troppo e mi fissavano, gli scattavo una foto!” Una reazione non violenta che tendeva a spiazzarli. E con le donne che hai incontrato che rapporti hai avuto? “Le donne sono state la parte più bella di questa viaggio in Asia. Ricordo con estrema dolcezza la signora che mi ospitava in Sri Lanka che mi ha insegnato a cucinare cibi locali. O la monaca tibetana con cui dividevo la stanza in Birmania. Ci alzavamo molto presto e passavamo il nostro tempo a meditare, e anche se non parlava inglese trovavamo il modo di comunicare. Per non parlare della guaritrice che ho incontrato in India. Gestiva un ashram ed è stata una grande guida spirituale per me.”

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