L’Aquila: una città alla ricerca di una sua rinnovata vitalità
A 15 anni dal terremoto L'Aquila e i 56 comuni coinvolti hanno ripercorso il dramma che ha portato morte e distruzione. Con uno sguardo propositivo e di speranza verso il futuro
Martedi, 09/04/2024 - Il femminile “di giornata” / tre L’Aquila: una città alla ricerca di una sua rinnovata vitalità
A L’Aquila c’è la famosa fontana delle 99 cannelle che, per storia e leggenda, firma e racconta l’origine di questa città, dalla storia affascinante e drammatica; le bocche d’acqua ricordano i 99 castelli che, idealmente e giuridicamente riuniti da un umana decisione, in un tempo lontano diedero vita ad Aquila, divenuta poi L’Aquila, decine di secoli più tardi, con un decreto del 1939 che le accreditava elle maiuscola e l’apostrofo per sempre. E chissà che non sia proprio quell’articolo determinativo, segno della sua unicità e femminilità, forse non solo grammaticale, a renderla speciale, a darle una volta in più la forza di rinascere e far rinascere, dopo l’ultimo devastante terremoto del 6 aprile 2009 che la distrusse insieme ad altri 56 comuni della regione Abruzzo di cui L’Aquila è capoluogo.
Il terremoto, orribile ”fratello” di quelli altrettanto distruttivi del 1461 e del 1703, ha significato 309 morti,1600 feriti e 110mila sfollati, condizione che permane per 1200 famiglie, ancora in abitazioni provvisorie.
Nei quindici anni trascorsi da quel 6 aprile 2009, in questo nostro 2024, molte e significative le manifestazioni svolte e in programma. Eventi per rinnovare la memoria, in primis delle persone, ricordate una per una, nella fiaccolata organizzata, appunto, la sera del giorno della memoria. Una perdita per tanti di figli, genitori, parenti, amici; una tragedia che per chi è rimasto viene rivissuta ogni anniversario, ma ancora sofferta ogni giorno, pur nella consapevolezza che bisogna guardare al futuro, per chi è sopravvissuto e per chi è cresciuto o è nato in questi 15 anni.
Nonostante i calcoli siano sempre suscettibili d’interpretazioni, usando parametri differenziati, la ricostruzione dei 56 comuni e della CITTA’, con i suoi monumenti della parte storica - divisa nei 4 quarti di San Giusta, San Giovanni, Santa Maria, San Silvestro che indicano i raggruppamenti strutturali dei famosi 99 castelli fondanti - è andata avanti in una percentuale importante. Ma ciò che denunciano con emozione le voci, le testimonianze, le parole - oggi - è l’essersi volatilizzata l’anima della città, la sua energia vitale che vibrava nel suo centro storico densamente abitato e vissuto intensamente e con amore.
Una mancanza che si registra nonostante il coraggio e lo sforzo dei commercianti in primis, impegnati a riaprire bar e botteghe storiche, luoghi d’incontro e di vitalità. Non si è riusciti a far vibrare nuovamente l’energia della piazza, del centro storico che prima di quella fatidica notte del 2009 rappresentavano il ventre vitale di una popolazione che, immersa nella storia e protetta dalla grande montagna (il Gran Sasso) guardava al giorno dopo e ai progetti del futuro. A tutt’oggi il tessuto sociale, garanzia per l’integrità di una comunità, risulta slabbrato e sparpagliato. Un mancato obiettivo, non facile da raggiungere, quello del suo riconnettersi, amalgamarsi nuovamente, ma decisivo per guardare al progetto di un domani, credendoci.
La maggioranza dei vecchi abitanti del centro, oggi, vivono fuori, lontani dalla piazza che già fu il cuore della vita dell’Aquila; ma è anche vero, notano in tanti, che nel processo di ricostruzione, che tanto ha fatto per i luoghi d’arte, i monumenti storici, le chiese, ad ora, sono mancate le scuole, baluardo delle comunità, unitamente alle biblioteche, ai centri d’incontro e di vita culturale, sportiva, ai mercati, a servizi importanti.
Mancano i punti di aggregazione che riportino al cuore della CITTA’, oggi, in desolante solitudine, quei cittadini feriti dal terremoto ma desiderosi di una percezione di quotidianità che guardi al futuro. E’ peraltro questa speranza e filosofia che si percepisce nello slogan : “accendi la luce” che in contemporanea alla fiaccolata del 6 sera, in città, ha visto illuminarsi le luci delle case e degli edifici pubblici. Come lo è la spilletta che riproduce il fiore dello zafferano, una delle grandi produzioni dell’Abruzzo, scelta quale fiore della memoria e “distintivo” di rinascita, valorizzando un patrimonio originale della propria terra madre: lo zafferano appunto.
Una luce, un fiore che possono trovare un obiettivo concreto, di impegno, nel privilegio di essere l’Aquila: città Capitale della cultura per il 2026.
L’Aquila Città Multiverso come è stata definita: un ambizioso programma di sperimentazione artistica per la creazione di un modello di rilancio socioeconomico territoriale a base culturale capace di proiettarla verso il futuro.
Per L’Aquila, allora, questa è davvero la madre di tutte le possibilità di riprendersi la propria storia, le proprie tradizioni e quella identità solo momentaneamente offuscata dagli avvenimenti tragici che l’anno colpita col terremoto del 2009. Non solo riprendersi la propria storia e cultura ma condividerla, promuoverla, aggiornarla, nutrirla di nuove contaminazioni e nuovi traguardi e darle una nuova vita.
E a questo orizzonte ben si addicono alcune parole del Presidente Mattarella: ”… La piena ricostruzione della città, dei borghi è un impegno da perseguire. Per ogni componente sociale, anzitutto per le istituzioni. Così come tale è l’opera di riconnessione del tessuto sociale. E’ una sfida che riguarda l’Abruzzo, le sue aree interne, allo stesso tempo, costituisce un passaggio per innovare e offrire alle nuove generazioni la possibilità di realizzare i loro progetti nella sicurezza di un ambiente che sappia fare dei territori feriti, o a rischio per l’imprevedibilità della natura, luoghi di nuove opportunità. La memoria di eventi così tragici deve dunque diventare per tutto il paese ammonimento e impegno, per non trascurare mai il valore della vita umana e l’integrità della comunità”.
Un progetto dunque ambizioso ma a misura di una storia, quella de' L’Aquila e dei paesi che hanno condiviso con lei la tragedia del terremoto, che nei secoli hanno testimoniato una incredibile capacità rigeneratrice di futuro, che siamo certe di vedere riprodursi una volta in più.
Paola ortensi
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