Venerdi, 17/10/2014 - Dal 16 al 30 Ottobre da non perdere assolutamente la Mostra dei dipinti del pittore, scultore, scenografo Gabriele Destefano. Di origine calabrese vive tra Roma e il Brasile, in Amazzonia dove trascorre gli ultimi ventisette anni di vita tra gli indios. Dagli anni '60 la sua arte ottiene grande consenso e riconoscimento. A New York conosce Andy Warhol e espongono insieme a Ferrara, Palazzo dei Diamanti. Una vita per l’arte accanto a grandi nomi come Frank Stella, Moritz Oppenheim, Sebastião Salgado. Destefano cura le scene e i costumi di molti spettacoli per Vittorio Gassman e per "Affabulazione" di Pier Paolo Pasolini.
Philippe Daverio presenta una delle sue ultime esposizioni a Roma. “E allora la voce - la sua voce - è quella prestata all'umanità dolente che è popolo da sempre, smarrita, violata, negata. E allora è voce di bagliori, di cadmio acerbo, di vermiglio assordante, di biacche abbaglianti. Perché tutto sia finalmente più nitido, più chiaro, tra i cento e i mille segmenti di una Storia, che di solito non ha voce. E colore”.
Scrive Robert Altman
In Brasile l’artista inizia il suo percorso interiore da sciamano-comunicatore estatico tra le comunità degli Indios Yanomami. Scrive Robert Altman: E’ affascinante e stupefacente riconoscere come nell’arte di Gabriele Destefano convivono sempre aspetti fra loro contrastanti, elementi dicotomici che si contrappongono costantemente, generando una sorta di pulsione vitale dai toni spesso esasperati e dalle improvvise accensioni espressive”.
La Mostra s’inaugura con la presenza dei bambini, i piccoli del quartiere S.Lorenzo, e i ragazzi seguiti dall’Associazione di volontariato “Il grande cocomero”. Una performance guidata dallo scultore Mimmo Pesce, per sensibilizzare i bambini alla creatività attraverso degli impulsi empatici e solidali. Una lunghissima superficie bianca con tanti colori e pennelli da utilizzare dopo aver osservato le opere dell’artista. Bambini liberi di dar voce alle proprie intuizioni accompagnati da genitori e maestre, forse più fortunati dei piccoli Yanomami dell’Amazzonia, dall’espressione, nonostante tutto, colma di luce interiore e di gioia, vite spezzate da crimini inenarrabili. Storie che pulsano di verità, che toccano profondamente il cuore, proprio per l’elemento sensibile-reale che solo l’arte può offrire agli umani.
Daverio ci dice che nel buio più profondo della foresta si sente il malefico respiro del Capitale, che l’artista Destefano illustra come “tripudio di segnali”, veri ostacoli occidentali che avanzano e sbarrano la strada alla libertà e dignità delle persone.
“Quando l’ultimo albero sarà stato tagliato, l’ultimo animale abbattuto, l’ultimo pesce pescato, l‘ultimo fiume inquinato, allora vi accorgerete che il denaro non si mangia” -Indio Huaorani-.
La mostra di Destefano inaugura l’attività culturale programmata dal cinema Palazzo, opportunità offerta dall’idealità e coscienza di molte persone che lottano ancora oggi per mantenere tali servizi utili al tessuto sociale in contrapposizione alla volontà di sostituire il cinema Palazzo con un locale per il poker virtuale.
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