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L’amaro bilancio di un vacuo femminismo

L’amaro bilancio di un vacuo femminismo

Le idee di Catia Iori - Siamo molto meno libere e consapevoli di vent’anni fa. Quando cominciai ad appassionarmi di figure al femminile, la strada pareva in discesa.

Iori Catia Domenica, 02/06/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2013

Siamo molto meno libere e consapevoli di vent’anni fa. Quando negli anni Ottanta ancora liceale cominciai ad appassionarmi di figure al femminile, la strada pareva in discesa. Non solo perché si erano maturati scenari assolutamente nuovi e chiari ma anche perché, complice una più alta scolarizzazione le donne potevano esprimersi, dire la loro e accedere all’indipendenza economica fautrice sempre di libertà interiore. Per essere libere, occorre avere opportunità e diritti. E invece dopo le prime vitali conquiste, si è finite in un fosso. Invece di battersi per quote sul lavoro e asili nido, si è preso troppo tempo utile a riflettere sul pensiero della differenza, dell’identità di genere e scemenze simili. E cosi il femminismo italiano ha avuto durata brevissima, confinandosi in uno spazio completamente ai margini. E il suo ripiegamento riflessivo ha contribuito a danneggiare le donne lavoratrici, le donne madri, le donne avventurose e tutte le minoranze. Anche grazie a una scarsa cultura della donne strettamente intesa, in Italia non si è mai creata una vera cultura del politicamente corretto. Che non è solo una censura sui battutoni: è soprattutto rispetto per l’altro. Che altrove ha portato alle donne vita più facile e fatiche domestiche condivise negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa. In Italia invece stiamo pagando il prezzo altissimo della ignoranza inconsapevole: razzismi multipli, misoginia e maschilismi fieri che hanno fatto decuplicare femminicidi e violenze, insensibilità e comportamenti privati di persone pubbliche che altrove porterebbero a crisi e dimissioni. L’assenza di “political correctness” femminista ha poi legittimato un sessismo ordinario capillare, negli uffici, nelle famiglie, nelle relazioni. Tanto comunemente tollerato e incoraggiato da far accettare che la libertà delle donne venisse trattata come un fatto individuale e solitario. Perché non controbilanciato da movimenti di opinione femminili e non che criticassero l’onnipresenza di seni e glutei, la cooptazione in base all’età e all’aspetto, le continue discriminazioni. Anche per questo siamo circondate da ragazzine e aspiranti veline. Anche per questo non abbiamo modelli femminili validi, magari non attraenti, che non siano showgirls. Le giovani donne oggi non sono libere di sognare e di sperare.. e non solo per colpa della recessione. Per colpa di un società asfittica, che tende a guardarsi indietro, che non conosce e non accetta nuove figure femminili. ”Siamo sole” dice Susanna Tamaro. E c’ha ragione. Le ragazze precarie, le madri stanche, le professioniste prive di un futuro certo, le sedicenni che vedono sfasciarsi le famiglie e non sanno bene a chi chiedere e dove andare, le straniere abbandonate a loro stesse, sono solissime. C’è bisogno forse di più femminismo, forse, casomai.

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