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L’altra voce della Rivoluzione

L’altra voce della Rivoluzione

Olimpe de Gouges - Una protagonista del suo tempo e antesignana dell’emancipazione femminile. La ghigliottina non soffocò il suo pensiero

Bertolini Tatiana Lunedi, 06/12/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2010

di Tatiana Bertolini

All’indomani dello scoppio della Rivoluzione del 1789 a Parigi e in quasi tutta la Francia sorsero il cosiddetti club, o circoli, nei quali si riunivano i cittadini francesi per organizzare le loro attività politiche e sperimentare una nuova forma di partecipazione alla vita sociale. Di questi uno dei più importanti tra quelli sorti a Parigi, fu il Circle Social organizzato dai Girondini, che facevano capo a Bissot e a Condorcet. Al suo interno si ritrovarono poi due gruppi: Il club degli amici della verità ed il corrispettivo Club delle amiche della verità, un circolo tutto al femminile che aveva iniziato ad occuparsi della specificità dei problemi delle donne in quel momento di mutamenti giuridici e sociali.

Si può vedere come già con il crollo dell’ancièn regime la questione femminile si presenti sotto un duplice aspetto: da una parte stabilire uguali diritti per gli uomini e le donne, dall’altra considerare i problemi sociali e le specificità della parte femminile della nazione, che noi oggi chiamiamo identità di genere.

Per quanto riguarda la parità dei diritti, la cosa non fu né facile né chiara fin da subito. Basterà dire che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino avrebbe dovuto riguardare, nella mente dei suoi estensori, solo la componente maschile, adulta e libera della società. Mentre in altri casi il termine Homme significava l’intera umanità. Da questa dichiarazione quindi sono escluse le donne e gli schiavi, aspetto questo da non sottovalutare: infatti con la rivoluzione francese si incomincia a parlare di abolizione della schiavitù, e proprio partendo da questo punto le prime donne che si occupano di questi problemi non mancheranno di sottolineare l’equivalenza tra la condizione degli schiavi e la loro.

Riguardo invece alla specificità della condizione femminile, sono molto interessanti i risultati cui giunge il club delle amiche della verità. Queste donne avevano evidenziato le seguenti necessità: protezione dai maltrattamenti dei mariti e dalla miseria, istituzione di ospedali e asili per l’infanzia, gratuiti per le donne che arrivavano dalla campagna e rimanevano incinte, retribuzione del lavoro femminile, riforma del diritto ereditario, che favoriva i figli e discriminava le vedove e le figlie, istruzione femminile e nuova legge sull’infedeltà coniugale.

È nell’ambiente di questo circolo che fa la sua comparsa Olimpe de Gouges, della quale è stata pubblicata nel 2009 una raccolta di scritti dal titolo curioso La musa barbara. Tale musa è la stessa Olimpe e il titolo se lo era attribuito lei stessa.

Figlia naturale di un nobile, sposata giovanissima ad un uomo più vecchio di lei che la lascerà presto vedova, e dal quale avrà almeno un figlio, una volta giunta a Parigi si dedica con passione alla scrittura, scrivendo pièces teatrali che non sempre verranno date e frequentando il club girondino. Allo scoppio della rivoluzione si dedica alla questione femminile anche se i suoi lavori, lettere aperte, pamphlet o articoli, vertono in generale sulla situazione in cui si trova la Francia.

Lo stile è piuttosto enfatico, e da ciò traspare comunque la passione con cui essi sono scritti.

In apertura troviamo alcuni testi nei quali l’autrice dà una sua interpretazione della situazione economica e finanziaria in cui si trova la Francia e dispensa consigli abbastanza ingenui e contraddittori (un’enorme colletta popolare e un’imposta sul lusso) che dovrebbero risolvere i drammatici problemi del paese. . Dapprima monarchica, difende il re secondo lei ostaggio della corte e dei suoi ministri, e lo esorta a darsi da fare per non rimanere a sua volta vittima dei suoi nemici, ma dopo la tentata fuga a Varrennes, considerata un tradimento verso la nazione, si dichiara leale e fervente repubblicana, pur stendendo nel dicembre del 1792, una difesa d’ufficio di Luigi Capeto secondo la quale il fatto che non sia più re dovrebbe bastare a punirlo e che non necessiti la sua morte.

Le pagine più interessanti riguardano, però, la questione femminile e tra essi risalta la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina scritta di getto dopo la stesura di quella citata dei diritti dell’uomo. In essa troviamo accentuata l’esigenza di una parità giuridica ben di là da venire. Il primo articolo parla subito chiaro: la donna nasce libera e resta uguale agli uomini per diritti. Le distinzioni potranno unicamente fondarsi sull’utilità comune: a ciò segue di conseguenza tutte le cittadine e i cittadini devono poter essere ammessi a tutte le dignità a tutti i posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altra distinzione oltre a quelle delle loro virtù e dei loro talenti. La modernità di questi scritti è davvero sorprendente se si riflette sul fatto che ancora nel ‘900 il diritto di voto è stata una conquista faticosa, e nel nostro paese ancora negli anni ’50, alcune attività (ad esempio magistratura) erano precluse alle donne. Olimpe de Gouges coglie subito l’importanza di una parità giuridica per poter poi raggiungere gli altri obbiettivi individuati dalle amiche della verità. In calce alla dichiarazione vi è una postfazione in cui l’autrice esamina la condizione della donna nei secoli precedenti, ove l’unica libertà e potere che le era concessa era quella di sfruttare il suo corpo e la sua bellezza. Un sesso a quel tempo disprezzabile ma rispettato, mentre ora le pare rispettabile ma disprezzato. Il pezzo si apre con una famosa esortazione: Svegliati donna la campana della ragione sta suonando in tutto l’universo, riscopri i tuoi diritti! Per Olimpe l’emancipazione femminile quindi è una conseguenza naturale quasi inevitabile dei cambiamenti che i francesi stanno vivendo, ma sta alle donne lottare per ottenerla, poiché essa ha perfettamente capito che dagli uomini non si potrà ottenere alcun appoggio. Per una donna così decisa nelle sue idee e per nulla timorosa nell’esporle, in alcuni scritti critica pubblicamente e duramente Robespierre, il destino è però segnato. Il 3 novembre 1793 verrà ghigliottinata e gli scritti trovati nella sua casa ancora inediti saranno distrutti. Tuttavia, pur con i limiti accennati, l’antologia dei suoi testi ancora oggi mantiene un notevole interesse, non solo come spaccato di un’epoca, la descrizione di avvenimenti dal loro interno, ma anche per la modernità e lungimiranza dell’esame degli argomenti che concernono la condizione femminile così come poi si è evoluta nel corso della storia.





(6 dicembre 2010)

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