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L’agricoltura farà risorgere l'Italia

L’agricoltura farà risorgere l'Italia

Donne in Campo - Innovative, intelligenti e creative: insieme sono una forza e vogliono contare. Le agricoltrici di Donne in Campo camminano determinate verso la loro quarta Assemblea

Giudici Serena Venerdi, 28/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2014

L’agricoltura e la terra come scelta di vita. Sono coltivatrici, allevatrici, imprenditrici. Sono l’altra metà del settore rurale. E sono tante. Donne in Campo è l’associazione nazionale che le ha riunite tutte, nel contesto più ampio della CIA-Confederazione Italiana Agricoltori, e ha messo radici nelle principali regioni italiane. I numeri parlano chiaro. Nel corso dell’ultimo decennio è aumentato il peso delle aziende agricole al femminile sul totale delle aziende agricole, passando dal 30,4% del 2000 al 33% del 2010 ed è importante notare come questo sia avvenuto in un quadro nazionale ed internazionale di forte crisi economica. Le aziende agricole con a capo una donna sono 531.860, circa 617mila lavorano in azienda come parente del conduttore, di queste 432mila in qualità di coniuge.

La presenza di forza lavoro femminile nel settore primario è molto più massiccia in Italia che negli altri paesi dell’Europa Occidentale. Secondo dati Eurostat, infatti, nel nostro Paese sono 1,3 milioni le donne impegnate a vario titolo nell’agricoltura, contro le 340mila in Stati come la Francia o la Germania. Persino in Spagna, altro Paese europeo tradizionalmente agricolo, le donne che lavorano nel settore sono circa 660mila, la metà rispetto a quelle italiane. I segmenti più rosa sono rappresentati dalle aree multifunzionali del settore, ovvero l’agriturismo (39,2%) e il biologico (32,4%), ma anche il florovivaismo (23,6%) e il vitivinicolo (23,1%). La maggior parte di loro (29,5%) ha meno di 40 anni, il 28,9% ha un’età compresa tra 40 e 54 anni mentre le over 55 sono il 26,7%. Inoltre fra le più giovani il 10% sono laureate.

Tante agricoltrici, quindi, che in Donne in Campo trovano un punto di riferimento fondamentale: è diffusa sul territorio, conosciuta per i suoi mercati nelle principali città italiane e nota per il suo simbolo, il papavero e la spiga, che colpisce la sensibilità e la fantasia dei cittadini. E proprio l’Associazione di imprenditrici agricole della CIA, insieme a tutto il sistema confederale, ha aperto in questi giorni la sua quarta Assemblea elettiva, che si concluderà a Roma i primi di giugno prossimo.

“Il bilancio di questi anni è estremamente positivo - afferma Mara Longhin, l’allevatrice veneziana che è da anni a capo dell’Associazione -. L’ambizione di rappresentare il mondo agricolo da un’ottica femminile per offrirlo alla riflessione del sistema confederale è pienamente raggiunta e ci inorgoglisce constatare come alcuni temi importanti siano divenuti patrimonio della CIA portando a compimento l’intento di integrare visioni e sensibilità diverse. In questi anni la rete di donne in campo è cresciuta ed è stata capace di elaborare spontaneamente una visione comune dello sviluppo e progresso del settore agricolo e, contemporaneamente, di svolgere egregiamente il nuovo ruolo di ‘palestra’ di rappresentanza per le imprenditrici agricole che andranno a ricoprire incarichi nel sistema CIA. Confidiamo - aggiunge la presidente - in un forte ingresso delle donne nella rappresentanza confederale, fattore che può essere cruciale per consolidare ulteriormente la nostra casa comune”.

L’agricoltura è cibo e nutrimento, è salute, identità territoriale e culturale, è rapporto con l’ambiente e creazione di paesaggi: un’attività che ha garantito il rispetto degli equilibri con i sistemi naturali per millenni. È la vita, la salute e la cultura di un’intera società: molto di più, quindi, che un settore economico sia pure definito ‘primario’.

L’agricoltura italiana, in particolare, ha raggiunto livelli di eccellenza nell’intreccio virtuoso tra una terra straordinariamente ricca di biodiversità e una cultura agroalimentare particolarmente evoluta, e culturalmente diversificata in modo unico. Il ruolo dell’agricoltura è stato marginalizzato nel corso della fase industriale ed essa stessa, nel processo di uniformazione che ha caratterizzato la sua storia recente, è stata allontanata dai ‘luoghi’ e ha visto rallentare il fluire creativo delle capacità imprenditoriali dei suoi agricoltori. Ha assistito, inoltre, a una caduta del reddito degli agricoltori, registrando un restringimento della forbice tra costi e ricavi che ha causato la chiusura di tante aziende e reso difficile la vita di molte altre che lottano per rimanere sul mercato.

“Vogliamo mettere in luce - osserva Annunziata Bizzarri, vicepresidente di Donne in Campo - l’immagine di un’agricoltura, quella italiana, che è visione del mondo, che è paesaggi inimitabili, che è bellezza, che è etica dei processi. È un’agricoltura che è perno principale di un modo d’essere e di una sapienza individuale e collettiva apprezzata nel mondo al punto da farne un brand, il ‘Made in Italy’, ma che in verità è molto di più di un marchio. Anche in una crisi così grave come quella che stiamo vivendo l’agricoltura è il faro del paese. Come ci ricorda l’Eurispes nel suo ventiseiesimo ‘Rapporto Italia’, i risultati del comparto agricolo sono fortemente positivi sia in termini di occupazione che di fatturato: vino, olio e pasta. Le nostre produzioni agroalimentari, specialmente quelle Dop, Igp, Stg a fare da portabandiera al Paese forti della loro leadership nel mondo, registrano un crescente interesse a livello internazionale e hanno sensibilmente incrementato le esportazioni. E quanto alto sia l’interesse per le nostre produzioni agroalimentari è dimostrato dal fatto che l’Italian sounding, ovvero la falsificazione internazionale dei nostri marchi, ha raggiunto la stratosferica cifra di 60 miliardi di euro l’anno”.

Insomma “il nostro mestiere, quello di contadino o agricoltore - ribadisce Mara Longhin - non è una professione come le altre: tutti, e dico tutti, hanno bisogno di noi nella vita quotidiana. Ma forse il problema è che pochi se ne rendono conto. Quando si sceglie di appartenere a questo mondo forse è più per passione che per un conto economico, visto il basso reddito a cui siamo costretti. Ma l’agricoltura può diventare l’attività che farà risorgere l’Italia: nonostante la crisi, questo settore, forse l’unico, offre il segno positivo davanti ai parametri economici. Le donne sono il motore di sviluppo del Paese e del mondo agricolo. Quindi, poiché siamo un esercito silenzioso - chiosa la presidente di Donne in Campo - non ci stancheremo di chiedere un reddito più giusto, condizioni migliori per le nostre imprese, un maggiore rispetto dell’ambiente e meno freni alla libertà d’impresa”.







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