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L’acqua più antica dell’Universo

L’acqua più antica dell’Universo

Orizzonti infiniti - L’hanno scoperta due astronome italiane, una è sarda e una è siciliana. ‘noidonne’ ha intervistato Violette Impellizzeri e Paola Castangia

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009

Violette Impellizzeri, siciliana, e Paola Castangia, sarda, sono due giovani astronome e scienziate italiane cha hanno scoperto l’acqua più antica dell’universo. Violette si trovava a Bonn e mentre scriveva la sua tesi di dottorato in fisica sull’emissione molecolare nei nuclei galattici attivi, che si ipotizza ospitino i buchi neri, ha deciso di cercare l’emissione maser (Microwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation) dell’acqua in oggetti amplificabili da lenti gravitazionali. Paola Castangia si trovava lì per un post dottorato e, occupandosi proprio di maser dell’acqua, è stata coinvolta in prima persona.



Violette Impellizzeri, come è nata l'idea di cercare l'emissione maser dell'acqua in oggetti amplificabili da lenti gravitazionali?

L'idea è nata da un lavoro simile, in cui si studiava l'emissione di CO (monossido di carbonio) in galassie ad alto redshift (quindi molto lontane da noi) grazie appunto alla magnificazione dovuta alle lenti gravitazionali. Questo perchè il segnale emesso diventa sempre più debole in relazione alla distanza, mentre la lente riusciva a controbilanciare questo fenomeno. La cosa mi ha molto affascinata e gli studi pubblicati sul CO hanno per molti versi incentivato e ispirato la scoperta di acqua in MG0414+0534.



Paola Castangia, in cosa consiste esattamente la scoperta?

Abbiamo dimostrato la presenza di acqua allo stato gassoso in una galassia (quasar) molto lontana. Non era mai stata trovata così distante, anche se vi erano teorie che ne sostenevano la possibile esistenza. Si tratta della prima osservazione empirica: abbiamo potuto decifrare la presenza dell’acqua più antica e più lontana mai osservata prima. Per capirci, considerando la velocità della luce (che è molto elevata, ma non infinita), le onde elettromagnetiche che abbiamo osservato in MG0414+0534 sono state emesse dalle molecole d'acqua 11 miliardi di anni fa.



Come è stata realizzata la ricerca?

Le prime osservazioni sono avvenute con il radio telescopio di Effelsberg (Germania), con il quale abbiamo notato un debole segnale, registrando la riga di emissione maser prodotta dalla molecola dell'acqua che, a seconda della densità e della temperatura del gas, emette onde elettromagnetiche a particolari frequenze. Tra noi e il quasar osservato esiste una lente gravitazionale, cioè un “oggetto” di grande massa, come ad esempio un’altra galassia, che agisce da lente per effetto della forza di gravità, una specie di telescopio naturale. La luce che passa vicino a questo oggetto viene distorta e magnificata, come se stessimo guardando il quasar attraverso una lente, vedendolo ingrandito e più brillante. Vista l’importanza della scoperta e per escludere eventuali errori strumentali abbiamo utilizzato l’interferometro Very Large Arrey negli Stati Uniti (New Mexico), un telescopio più sensibile composto da 27 antenne. Lo spettro prodotto ha confermato le prime osservazioni, mostrandosi sostanzialmente identico e dimostrando la presenza della molecola.



Qual è la vostra esperienza come donne in ambito scientifico?



Paola Castangia: L’astronomia è un mondo più “astratto”, che ha pochi riscontri nella vita di tutti giorni. Non ho la percezione che ci siano discriminazioni in senso stretto, anche se il numero di ricercatrici e professoresse universitarie è inferiore rispetto ai colleghi maschi. Non solo in Italia. In Germania, ad esempio, ho visto pochissime donne. Forse è un retaggio del passato, ma le cose stanno cambiando. In un recente concorso di ricerca presso l'Osservatorio Astronomico di Cagliari, su 11 partecipanti 8 erano donne; le prime tre in graduatoria erano donne. Certo, l’ambito della ricerca scientifica non si concilia molto con la famiglia e i figli, perché si viaggia molto, anche per lunghi periodi. Prima di riuscire a ottenere una certa stabilità occorrono molti anni. Questa scoperta comunque mi dà la forza e la motivazione di andare avanti, con soddisfazione ed entusiasmo.



Violette Impellizzeri: Nel mio ambiente le donne sono ancora una minoranza. Non credo che questo sia dovuto a un reale svantaggio che hanno le donne a fare ricerca o minori opportunità di lavoro. Vedo però che poche ragazze si interessano alla scienza fin da piccole o non vengono 'spinte' abbastanza da scuola e famiglia. Indirettamente il fatto che le donne hanno un modo molto diverso di lavorare e affrontare la ricerca scientifica le porta ad essere svantaggiate in quanto ancora il mondo scientifico e gli approcci sono esclusivamente maschili. È necessario adattarsi e questo vuole dire anche 'pensare come un uomo' e dover abbandonare le proprie diversità. Credo che alla ricerca gioverebbe infinitamente un nuovo approccio più femminile, forse per alcuni versi meno rigido e più creativo, che ancora non sempre è possibile. Le donne che vanno avanti (e questo in tutte le posizioni di potere) devono purtroppo assimilarsi al modo di pensare e agire maschile, in quanto anche le strutture lavorative e le gerarchie sono tali. Sarei felice di vedere, in un futuro prossimo, più armonia nel mondo scientifico nel numero di donne e uomini. Ma per questo sarà indispensabile che le donne imparino a lavorare in armonia e con solidarietà prima di tutto fra di loro. Su questo punto gli uomini sono, ancora, in avanti rispetto a noi.



Violette Impellizzeri è nata in Sicilia e cresciuta tra Alcamo (TP) e Karlsruhe (Germania). Dopo gli studi Universitari in Fisica a Bristol (Inghilterra) e in Germania ha conseguito il dottorato di ricerca al Max-Planck-Institut fuer Radioastronomie di Bonn. Dal 2008 fa il post dottorato negli Stati Uniti al NRAO, Virginia.



Paola Castangia, 33 anni, è laureata in Fisica presso l'Università di Cagliari, dove ha anche svolto il Dottorato di Ricerca. Attualmente ha un assegno di ricerca all'Osservatorio di Cagliari. Ha lavorato a Bonn al Max Planck come "postdoc", con una borsa finanziata dalla Regione Sardegna nell'ambito del programma "Master & Back".



FOTO: dall’alto, Violette Impellizzeri, Paola Castangia



Info: http://www.media.inaf.it/press/water-maser/



(16 marzo 2009)

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