Cristina Tirinzoni - Una poesia che indaga il mistero dell’incontro attraverso una costante riflessione sul tempo e il suo scorrere ineluttabile
Benassi Luca Martedi, 21/02/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2012
Cristina Tirinzoni, nata a Sondrio ma milanese d’adozione, è giornalista, studiosa di psicologia, appassionata di astrologia umanistica, pittrice e poeta. Un personaggio poliedrico, quindi, capace di mischiare i propri strumenti per affondare nel mistero dell’animo umano. La Tirinzoni si rileva nei suoi versi un’alchimista della parola, costantemente alla ricerca di quella pietra filosofale in grado di congelare e mettere a nudo l’attimo nel quale ogni rapporto umano, ogni prossimità con l’altro, sia essa di amore, di passione, di distacco, si cristallizza nell’assoluto effimero dell’istante senza tempo. Scrive Raul Montanari nella quarta di copertina di “Sia pure il tempo di un istante” (Neos poesia 2010): “nei racconti e nelle liriche di questa raccolta l’autrice dipinge paesaggi naturali e umani, senza mai indulgere nell’idillio.” La scrittura di questa poetessa si muove, dunque, per quadri, per fotogrammi scattati con un tempo di scatto veloce e una focale lunga, per congelare l’attimo e consentire di percepire il contesto attraverso un numero limitato di dettagli; campiture ampie, tipiche degli acquarelli, disegnano paesaggi dell’anima, nei quali i silenzi, i gesti minimi si caricano di emozioni capaci di rappresentare una vita. Questa pittura della parola regala gli esiti migliori nella prima parte del libro, composta di brevi prose poetiche risolte in micro racconti di abbandoni di amanti, incontri, donne misteriose ritrovate e subito perdute allo scattare del semaforo, passioni sbocciate in uno sguardo al tavolino del bar. La Tirinzoni, in poche frasi che occupano lo spazio di una pagina, ci racconta l’essenziale, il vertice di ogni storia, il suo culmine attorno al quale ruotano vicende, decisioni, passato e futuro. Ognuno di queste pagine potrebbe espandersi fino a raggiungere la dimensione di un romanzo, fatto di personaggi, colpi di scena, narrazioni; alla poetessa, tuttavia, interessa il nocciolo incandescente, ‘il tempo di un istante’ nel quale si consuma l’essenza della vita. La seconda e terza parte sono invece composte da poesie. La tensione lirica è qui tutta rivolta ad indagare il mistero dell’incontro, la scoperta dell’amore, dell’abbandono, del desiderio del corpo. Si tratta di una costante riflessione sul tempo e il suo scorrere ineluttabile. L’attimo dell’incontro, con l’altro e con se stessi, è destinato ad un effimero passaggio nello scorrere dell’esistenza, verso la sua fine. La terza parte racconta, con i toni a tratti laceranti di una lamentazione funebre, della perdita della madre. L’attimo assoluto nel quale la vita lascia il passo alla morte diventa il paradigma di ogni passaggio, dolore, ineluttabile solitudine; si fa dunque universale regalandoci momenti di intenso a dolente lirismo. Più che un libro diviso in tre sezioni, questo testo si offre alle lettrici e ai lettori come un trittico, nel quale l’esistenza si gonfia di pienezza, di sogno, di inquieta nostalgia.
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