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La violenza contro la donna

La violenza contro la donna

Dal numero 42, del 26 ottobre 1975, Giuliana Dal Pozzo, già redattrice e direttora di Noidonne commenta gli atroci fatti del Circeo (settembre 1975) elaborando riflessioni quanto mai attuali.

Sabato, 23/05/2015 -
Della violenza che ogni giorno colpisce la donna si è parlato in ogni chiave possibile, fuorché, paradossalmente, in chiave femminile.



I giornali – quasi tutti – si sono accorti finalmente della violenza che in una società come la nostra, si scarica contro la donna. Se ne sono accorti sull’onda di un atroce fatto di cronaca, il delitto del Circeo in cui ha perduto la vita una ragazza di diciannove anni, Rosaria Lopez e un’altra, Donatella Colasanti è stata seviziata al punto di essere viva per puro miracolo. Le reazioni e i commenti sono i più disparati. C’è chi parla di pene esemplari e chi di prepotenza fascista da sradicare dal corpo sociale, chi di decadimento di valori etici, chi di “maschi” oppressori, chi di “pariolini” annoiati dal fatto di possedere tutto. In questa ricerca collettiva, interessante e spesso in buona fede, si innestano altri episodi: come quello della richiesta delle femministe romane di un ritorno alla censura cinematografica quando le pellicole offendono la donna, e il monologo sempre aperto di Oriana Fallaci sul fatto di non sposarsi, non partorire ed essere felici.



Posizioni inaccettabili da parte di chi crede che la democrazia sola possa offrire garanzie di giustizia a ogni cittadino e che la maternità non sia uno spauracchio da cui difendersi, ma un impegno da assumersi lucidamente, se si vuole, con l’appoggio di tutta la società chiamata ad aiutarti. E tuttavia di questa “violenza contro la donna” si è parlato come si è detto, in ogni chiave possibile, fuorché, paradossalmente in chiave femminile.



Quando una società è violenta contro la donna, violenta tutti i giorni, in tutti i campi, nei luoghi di lavoro, nelle leggi, nel costume, come meravigliarsi che alcuni individui degenerati lo siano anche individualmente? Quando si giudica che la donna “è un po’ meno uguale” come cittadina può capitare che qualcuno si arroghi il diritto di schiacciarla. Quando la si trasforma in una cosa con un lavorio lento e interessato, qualcuno arriva a escogitare che possa essere distrutta. Quando è vista come un mezzo anziché come un fine – per far comprare qualcosa, per far viaggiare, per divertire – qualcuno può stabilire che non c’è vita in lei che valga il proprio piacere sadico.



Colpire il fascista, colpire il maschio, colpire il delinquente…questi sono ancora obiettivi limitati. Noi diremmo colpire oltre le singole persone, questa mentalità aggressiva e boriosa, questa realtà ingiusta che crea nella vita di tutti i giorni, la divisione degli individui in due grandi categorie aventi ruoli e diritti diversi.







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