"La Valutazione del rischio", corso di formazione a Manduria (TA) sul fenomeno della violenza di gen
la criminologa Margherita Carlini avvolge la nostra attenzione con le sue parole precise, studiate e pensate per dare un messaggio senza ombre a tutte le donne
Domenica, 10/11/2019 - L'8 Novembre 2019 abbiamo avuto la grande occasione di ascoltare la criminologa Margherita Carlini e l'avvocata Filomena Zaccaria sul fenomeno della violenza sulle donne e sui minori all'interno del terzo Modulo "La Valutazione del rischio", corso di formazione specialistica a Manduria, ambito 7 territoriale.
Cosa dire di Margherita Carlini se non che avvolge la nostra attenzione con le sue parole precise, studiate e pensate per dare un messaggio senza ombre, perché, pare voglia dirci, il tema della violenza va trattato senza errori, con grande competenza e studio, dato che il messaggio deve arrivare chiaro alle donne che sono in ascolto, agli operatori che prendono appunti. Ogni disattenzione è una mina vagante per una donna che è in difficoltà. Messaggio sottoscritto anche dall'avvocata Filomena Zaccaria che ha rivolto alla criminologa una serie di quesiti su fatti reali, visionati sul grande schermo della sala “Liceo Scientifico Galilei” dove si svolgeva il corso.
E necessario attivarsi in un'ottica di tutela attraverso una valutazione del rischio da parte dei Centri Antiviolenza che accolgono le donne vittime. E' fondamentale per tutte le operatrici e gli operatori riconoscere gli item che indichino la pericolosità del maltrattante, per ridurne i rischi. Tante le figure professionali iscritte al corso che hanno intervallato gli interventi delle relatrici con domande e chiarimenti su cosa fare in casi di maltrattamento (interventi di assistenti sociali, medici, psicologhe/i, psichiatri/e, avvocati/e, operatrici dei centri antiviolenza, studiosi nel settore) La Carlini ha risposto prontamente che possono beneficiare del “SARA”, procedura che porta a valutare il rischio di recidiva nei casi in cui la donna è vittima di violenze fisiche, psicologiche, verbali, economiche, sessuali, persecuzioni.
Non si è parlato solo del pericolo evidente, quello che lascia i segni alla donna e la fa finire al pronto soccorso; sono stati sviscerati anche quei pericoli subdoli, sottotraccia, che sono difficili da monitorare ma che lasciano profonde ferite alla donna, nella sua anima, che vanno a minare il suo ben-essere.
“Una separazione che nasce da una violenza, non si può trattare come separazione consensuale, come avviene in tantissimi casi”, ci dice chiaramente e senza fronzoli Margherita Carlini.
E il passaggio deve toccare gli avvocati e avvocate che consigliano alle loro clienti di procedere con la separazione consensuale nonostante gli evidenti segni di maltrattamento all'interno del matrimonio, dato che secondo molti legali la cosa più importante è far vedere al maltrattante che si è voltata pagina e si è felici e contente.
Ma come è possibile accettare questa situazione ci si chiede tra corsiste e corsisti mentre facciamo una piccola pausa. Un consiglio di “strada più comoda con la consensuale”, viene dato solo alle donne che hanno subito un danno, un crimine nelle loro case dagli stessi compagni di vita, non viene mai dato ad un esercente, ad esempio, a cui è stata rubata la merce. Non si dice “dai, caro amico, fai vedere al ladro che sei felice e tutto si aggiusta”. No, vengono chiesti riconoscimento del danno e risarcimento. Questo vogliamo come donne, sembra una meta difficile come se la testa delle persone non riconoscesse il reato di maltrattamento alla donna. E cosa più grave quando il reato viene minimizzato da una avvocato o avvocata di parte. Non parliamo poi degli atti di accusa della controparte pieni di stereotipi e di concetto di donna ancora “angelo del focolare”, che non cucina, non lava, non stira, non si veste sobriamente e che quindi se proprio violenza c'è stata in pratica se l'è andata a cercare. Fosse rimasta a casa non sarebbe successo nulla. Non bisogna rimanere allibiti da queste affermazioni, succedono ancora oggi, nel 2019. Bisognerebbe chiedere la cancellazione dei passaggi negli atti, per quanto sono offensivi e sessisti.
E allora che si seguano con orecchie aperte e occhi sul mondo questi corsi di formazione, affinché gli operatori del settore prendano per mano la donna e la guidino con precisione e responsabilità sulla strada del riconoscimento del danno. Senza dimenticare il risarcimento, come avviene per ogni tipo di crimine.
Un ultimo avviso per le donne in difficoltà, ci dice la Carlini, “ogni donna può usare il modello ISA per una autovalutazione del maltrattamento subito e situazione di pericolo cercando il modello con un semplice motore di ricerca”.
Buon cammino in sorellanza
Elena Manigrasso
Lascia un Commento