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La trasversalità che fa bene

La trasversalità che fa bene

Professione donna /6 - 'Il 13 febbraio? Una giornata di orgoglio femminile'. Intervista a Flavia Perina

Bartolini Tiziana Lunedi, 28/02/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2011

La politica è da sempre la passione della sua vita, è parlamentare di FLI (Futuro e Libertà per l’Italia) e dal 2000 dirige il Secolo d’Italia, quotidiano che fu organo del MSI. Flavia Perina è stata tra le organizzatrici della mobilitazione dello scorso13 febbraio, avendo aderito al comitato promotore fin dalla prima ora insieme ad altre autorevoli esponenti del centrodestra come Giulia Bongiorno, Angela Napoli o Chiara Moroni.

Sottoscrivendo, come donne di destra, l’appello che ha lanciato le recenti iniziative in tante piazze vi siete assunte una responsabilità. Perchè questa scelta?

Quelle manifestazioni erano necessarie ed io ho cercato di contribuire con la mia specificità mettendo in primo piano il vero problema, che è politico: l’immagine degradata della donna e la selezione della rappresentanza femminile. Il caso delle feste di Arcore fa passare l’idea che uno degli elementi di selezione della classe dirigente (e va ricordato che chi va in Parlamento o in un listino bloccato è classe dirigente) è la bella presenza o altre prestazioni, che non occorrono titoli o percorsi di impegno civile, che non serva neppure essere interessate alla politica, come se le cariche elettive fossero lavori qualsiasi. È un tema politico quindi, nel complesso, perchè fa fare una marcia indietro ad un paese che è già arretrato su questo versante.



Come nasce la trasversalità, l’altro elemento di novità in questo movimento?


Concordavamo sulla considerazione che le donne in Italia stanno facendo passi indietro in ordine al tema del rispetto e sul piano dei diritti... da lì è scattata la molla della trasversalità, che solo in parte è dovuta alle performances di Berlusconi. Ci sono dati oggettivi, come ad esempio l’abolizione fatta da questo governo della norma che evitava il fenomeno delle dimissioni in bianco: era una piccola garanzia per le donne, che sono le più a rischio nella perdita del lavoro se, per esempio, restano incinte. Comunque in Parlamento ci sono già stati momenti di trasversalità, penso alla norma sullo stalking, l’unica legge importante che ha fatto questo governo, approvata nonostante la contrapposizione delle posizioni maschili più retrograde dei due schieramenti che tendevano a stemperare il testo, a renderlo meno imperativo.



Cosa vi ha diviso dalle parlamentari del PdL e in che momento?

Per me è stato illuminante il filmato di Lorella Zanardo, quando l’ho visto ho preso coscienza di quanto la situazione fosse degradata. Certo è grande la colpa dello stile e del messaggio delle tv commerciali, ma ci sono responsabilità oggettive nelle culture della destra e della sinistra e anche delle donne che avevano ruoli ed un certo potere. Abbiamo sottovalutato una serie di segnali e siamo scivolate fino ad un punto in cui non era più possibile non vedere quello che accadeva. Il momento di rottura “politico" per noi c’è stato con le candidature di veline alle ultime elezioni europee, sventate in extremis.



Ma questo degrado è da ascrivere tutto e solo a Berlusconi?


Si sono incrociati due fattori: la cultura politica e umana di Berlusconi - un anziano che è rimasto fermo alla percezione della donna/oggetto degli anni ’50 - e l’indebolimento dei partiti - che sono andati a caccia delle ‘figurine’ da mettere nel loro album -, per le donne questa impostazione ha premiato la visibilità, la telegenìa, insomma l’aspetto e non le storie e le competenze.



Con questi argomenti il PdL accusa la sinistra di moralismo, e lei non si sente un po’ ‘bacchettona’?


Il problema del moralismo non me lo pongo proprio perchè non ho mai pensato che l’utilizzo del corpo potesse essere una forma di affermazione del potere femminile. Credo nella libertà delle donne e che nel privato ciascuno può fare ciò che vuole, ma chi riveste un ruolo pubblico deve avere una condotta irreprensibile. Piuttosto mi spiace che sia stato vanificato un lavoro importante fatto da noi nella valorizzazione delle donne in ruoli di responsabilità. Avevamo demolito lo stereotipo della destra maschilista contrapposta alla sinistra amica delle donne conquistando posizioni di grande rilievo: io alla direzione del quotidiano del partito, la Meloni alla guida del movimento giovanile, la Polverini al vertice di un sindacato. Il centrosinistra ci guardava con rispetto, ma nell’arco degli ultimi due anni è stato tutto cancellato. Siamo tornati allo stereotipo delle donne di destra obbedienti al capo di turno, vediamo ministre o sottosegretarie senza voce e autonomia. È un coro di donne che parla solo in difesa del premier. Osservo però che questa è una minoranza: non sono più di 5 o 6 le donne del PdL che si espongono sistematicamente.



E le altre?

Preferiscono il silenzio perchè si rendono conto che abbiamo perso molto come donne e che ci vorranno 10 anni per recuperare.



Magari ci ripensano e pian piano le convincete...

Non nutro speranze, il PdL è il regno del pensiero unico. Lì non si può disobbedire sennò ti cacciano, l’unica forma di dissenso consentita è il silenzio, quindi dobbiamo interpretare i silenzi di quelle che non vano a fare gli scudi umani del premier.



Che ci aspetta, come donne, dopo le piazze di febbraio?

Le donne saranno un elemento importantissimo nella prossima tornata elettorale. Berlusconi, che si è fatto sempre un punto di forza del voto e della simpatia femminile, difficilmente otterrà nuovamente la loro fiducia. Al di là delle piazze, le donne ‘normali’ sono sconcertate non solo e non tanto dai comportamenti del premier quanto dalla difesa pubblica che se ne è fatta: non è vero che ‘fanno tutte così’. Ci sono milioni di donne che studiano e lavorano, che non prendono scorciatoie, che interpretano l’amore, i sentimenti e le relazioni sessuali in un altro modo. Il berlusconismo è giunto al termine e credo che l’elettorato femminile contribuirà notevolmente ad archiviarlo nella prossima tornata elettorale. Il punto critico è la denigrazione a tutto campo della politica. Il problema vero è rianimare la partecipazione, resuscitare un desiderio di partecipazione e di scelta, dovunque si orienti, in un elettorato a cui la politica viene continuamente presentata come qualcosa di sporco ed incomprensibile.



(28 febbraio 2011)





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