La trama di luce di Stella Marocci, Rupe Mutevole Edizioni
“La trama di luce”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Stella Marocci.
Giovedi, 29/03/2012 - “Lavami con saliva/ le nude vene,/ levale dal feto/ d’amniotico sussulto/ dove il grido/ è acuto brandello/ di vertebre sconquassate./ Lavami,/ tu che non sei/ altro che veleno reclino,/ asemantica obliquità/ di veleno/ nel plasma che rancido/ colma nel palmo/ di mani trafitte./ […]” – “Lavacro”
Versi smorzati, imperativi sussurrati per una poetica nuda e cruda. L’Io poetico è in travaglio emozionale, come un Dio sul Tempio impone comandamenti, in questo caso il comando di lavare il suo corpo, le sue vene, le sue mani con la saliva.
“La trama di luce”, edito nel 2011 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta poetica di Stella Marocci. Una breve raccolta colma di veridicità di parole a metà strada tra il poetare romantico e l’attualizzazione contemporanea. Un vero che incuriosisce il lettore rendendolo partecipe del suo incedere musicale e linguistico. Un vero che sbalordisce per il colore dell’espressività.
“La trama di luce” è dedicato alla madre dell’autrice, donna che ha sostenuto la forza della sua voce. E sono poesie come “Infernalia”, “”Iugulazione”, “Infestazione”, “Sillibario”, “Theremin”, “Nafataline”, “Cono d’ombra”, “Fosforescenza” che insistono sul vigore del differenziarsi, dell’aver qualcosa da dire in modo chiaro ed energico.
“Gelo infetto,/ ostile lembo scisso/ in cellule che parassite/ diffondono rifiuti/ e respiri/ al fango congeniti./ È vischiosa crepa/ assediata in quei cunicoli/ frazionati su lastre di ghiaccio,/ dove detriti di parole/ scricchiolano su palpebre afone./ Sul mio sguardo/ inestinto all’incendio/ prossimo a me/ […]” – “Infestazione”
E, vediamo come in “Infestazione” le immagini del corpo del soggetto siano ghiacciate ed insensibili al dolore, un po’ come la mente del soggetto che non è morta con l’attacco esterno ma che ancora sopravvive alle avversità a cui il mondo la sottopone. I versi si stringono intorno ad uno scrivere ritmico e preciso, sottolineato dalla brevità e dalla scissione.
“Tra le ombre mi aggiro/ intorno il languore di una/ calda sera e nere stelle che/ a stormi/ sollevando ali,/ mi trasportano/ al centro/ d’Oriente/ fremendo ignote del tempo/ nel sussulto di un/ devastante delta:/ qui vivo scivolando/ nello specchio/ dell’ora in cui,/ offuscato lo sguardo/ da una voce,/ al vento simile,/ hai reso me/ […]” – “Ombre vicine”
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