Donne al potere - La complessità della nostra società ha bisogno delle donne e delle loro capacità di accoglienza, conciliazione e mediazione.
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2007
L’anno volge al termine con alcuni elementi significativi e di segno positivo nel panorama politico nazionale. La spallata al primo passaggio della legge finanziaria al Senato non c’è stata e il governo, per ora, sembra tenere. Invece è imploso il centrodestra, esattamente al contrario delle sue stesse previsioni. Ogni partito e leader della ex Casa delle Libertà si sta togliendo sassolini o macigni dalle scarpe sentendosi finalmente libero di esprimere pareri senza le coercizioni subite in tanti anni per mostrare all’Italia una coesione evidentemente di facciata e non reale. Li ha tenuti insieme il Potere e oggi che questo collante non c’è, esplode la mancanza di una strategia politica. Quest’ultima è la critica più dura che AN e UDC rivolgono a Berlusconi, che ha lavorato sul terreno mediatico anziché entrare nel merito delle questioni. Non si coglie però la novità che ha tanto infastidito Fini e Casini, visto che il loro compagno di viaggio non è cambiato e il colpo di scena del nuovo partito, ‘fondato dal basso’ ma deciso in modo autoritario da un solo uomo, ne è l’ennesima riprova. Il fatto positivo è che qualcosa nel magma politico si muove, grazie all’effetto innescato dalla costituzione del Partito democratico, ma dovremmo capire se le novità attese o presunte andranno in una direzione favorevole alle donne che, altro fatto positivo, sono maggioranza nell’esecutivo del Pd. La sinistra eco-pacifista, intanto, elabora e si confronta, ma per ora le donne hanno conquistato la scena concentrandosi sulla manifestazione di Roma del 24 novembre contro la violenza per sollecitare il governo a legiferare rapidamente sulla materia.
L’effervescenza di questa fase induce a sperare in un 2008, bisestile e dunque speciale, che potrebbe vedere la nascita della terza Repubblica sia per l’approvazione delle riforme elettorali e costituzionali, sia per un passo diverso che la politica potrebbe darsi. Le donne in questo anno di auspicati cambiamenti che faranno? Quale protagonismo conquisteranno? Per lo meno dovranno far pesare il successo della Campagna 50E50 e pretendere che qualsiasi nuova legge elettorale - alla tedesca o spagnola, maggioritaria o proporzionale che sia – accolga il principio del 50% di donne candidate ed eleggibili pena l’inammissibilità delle liste. Poi, però, ci sarà anche da sollecitare le donne a tornare ad interessarsi alla politica intesa come servizio alla comunità e non finalizzata alla tutela di interessi personali o di clan, alla politica intesa come volontariato sociale necessario alla crescita civile e culturale di comunità coese e solidali e non come sobillatrice di egoismi ed individualismi. La complessità della nostra società ha bisogno delle donne e delle loro capacità di accoglienza, conciliazione e mediazione. In molti Paesi le donne hanno incarichi ai massimi livelli – non ultima l’Argentina di Cristina Kirchner - e l’arretramento italiano in fondo alle classifiche delle cariche al femminile brucia un bel po’. Sui nostri schermi le donne di destra che riescono ad avere voce pubblica parlano un linguaggio e usano categorie di riferimento che poco hanno a che vedere con una visione di genere della società. Se siamo convinte che a fare la differenza sia il numero delle donne nelle assemblee elettive ma anche e soprattutto il tipo di messaggio di cui quelle presenze devono essere latrici, allora la forza di propagazione del movimento femminile deve essere ancora più forte e spiegarsi meglio. Perché occorre evitare l’ennesima sciagura che siano un tacco a spillo e una criniera fulva l’unica differenza tra un deputato femmina e uno maschio.
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