La televisione condiziona l’opinione pubblica. O no?
Sondaggio di marzo - "Chiunque abbia risposto al sondaggio del mese ritiene che la televisione sia un potentissimo strumento di condizionamento"
Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2008
Chiunque abbia risposto al sondaggio del mese ritiene che la televisione sia un potentissimo strumento di condizionamento: il 60% ritiene influenzi le persone e ne condizioni scelte e comportamenti; il 22% ritiene che siano le persone più semplici, quelle senza strumenti culturali, a rimanerne maggiormente influenzate; qualsiasi programma passi in televisione diventa un evento importante perl’8%.
Il 2% ritiene che le persone pensino con la loro testa e l’8%, per non correre rischi, guarda poco la tv.
Quello che prevalentemente non si sopporta di vedere, pur se variamente articolato, si concentra su alcuni punti comuni: la superficialità con la quale vengono trattati argomenti anche molto importanti, i luoghi comuni e il basso livello di alcune produzioni, la rissosità delle trasmissioni (“sia per parlare di fidanzati, problemi sociali o politica”) , la volgarità e gli spettacoli futili in cui “il talento non è indispensabile” (“attrici, attricette, veline .. le fiere dell’ovvio”), la spettacolarizzazione dei casi umani, la pubblicità che interrompe sempre i programmi, la percezione indotta che tutto si compri, l’uso stereotipato delle donne e del loro corpo. E non mancano riferimenti a trasmissioni di grande ascolto: “Gli amici di Maria De Filippi”, Porta a Porta, e tutta quella produzione di reality che parte dal “Grande Fratello” ed approda all’ “Isola dei famosi”.
La televisione ha avuto il pregio di farci conoscere realtà lontane, di farci confrontare, di far parlare l’italiano in un Paese il cui i mille dialetti favorivano l’incomunicabilità. Ma tra chi ha risposto prevale la critica, l’elencazione dei difetti più che dei pregi: “ha abbassato il livello culturale medio”, a creato i movimenti d’opinione (innocentisti e colpevolisti) a fronte di delitti ancora irrisolti, “ci ha fatto abituare all’apparenza e non alla sostanza”, ci ha fatto “consumare di più”. “Tutto è divenuto immagine, ma tutto è divenuto più volgare”. Ha cambiato la nostra gestione del tempo libero, le nostre linee estetiche (“sei bella solo se magrissima”), a fatto divenire il gossip la fonte prima dei nostri interessi, ha rappresentato le donne come subalterne imbrigliandole nel ruolo di “veline”, ci ha resi “meno rispettosi e meno disposti all’ascolto dell’altro”. Ha condizionato il nostro modo di “osservare e giudicare il mondo, ridefinendone le priorità”, ha modificato il nostro “immaginario collettivo sulla vita e sull’amore”.
Tra i programmi indicati come migliori, sulla base anche dei propri interessi, “Che tempo che fa”, “Report”, qualche programma del La7 sono quelli che registrano i maggiori consensi. A questi si aggiunge la richiesta di programmi divulgativi, approfondimenti tematici, confronti e contraddittori, programmi attenti all’educazione di bambine e bambini.
C’è poi chi non corre alcun rischio di contaminazione: sono lettrici e lettori che consigliano di spegnerla!.
LA FIGURA DELLA DONNA IN TV:
PASSANO GLI ANNI, MA LA REALTA’ NON CAMBIA
Febbraio 2008. Fotografia impietosa di Emma Bonino nel rapporto annuale sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona. Riferendosi all’immagine televisiva della donna, ha affermato che "Esistono tre stereotipi: la donna dal pluriorgasmo del mattino presto perché ha scoperto un superdetersivo, quella nuda e ammiccante a qualsiasi ora, anche quando si è appena svegliata e fa freddo, e la donna che lavora che, se è una commessa, è buona e generosa, se è manager è antipatica come la muffa, divorziata e con figli cresciuti tutti storti. La figura della donna delineata dai media è sconfortante ed esilarante - ha aggiunto - e ogni ragazzino che guarda la tv è portato a chiedersi se la donna abbia cervello”.
“Donne, lavoro e televisione: l’immagine televisiva nei programmi di informazione”
Ricerca dell’Osservatorio di Pavia per il CNEL (2005)
La presenza televisiva delle donne è marginale: non solo dal punto di vista numerico, ma anche dal punto di vista della qualità e della varietà dei ruoli svolti nei programmi di attualità e di approfondimento. Vengono relegate in ruolo di narratrici, di portatrici di sapere comune piuttosto che di esperte di settori specifici ed incaricate di ruoli autorevoli.
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