LA STRAZIANTE, SANGUIGNA BELLEZZA DELLE DONNE DI MODIGLIANI
Già all'epoca dei quadri di Montmartre e di Montparnasse, Modigliani disegnava da "scultore": aveva un senso profondo della volumetria all'italiana. Una mano dal tratto ancora rinascimentale.
Sabato, 08/03/2014 - Pare che nel 1909 Severini proponesse proprio a Modigliani di firmare il virile, distruttivo manifesto futurista. Col senno del poi, comprendiamo tutti come mai Amedeo Modigliani, allora, si rifiutò di dirsi "futurista", e proferì al Severini un "no" imperioso e alquanto seccato.
Mentre i futuristi della prima decade del Novecento urlavano, minacciavano e rivendicavano di chiudere i musei, di fare tabula rasa della cultura tradizionale dominante, Modigliani imparava a memoria i versi dei classici, e si sentiva in pace. Aveva una memoria letteraria degna di un ebreo del Mediterraneo (il ramo ebraico della sua famiglia d'origine allignava presso alla città toscana di Livorno).
Fin da piccolo fu segnato da una malattia molto "esistenzialistica". Ebbe - come Albert Camus - il tifo, la pleurite e la tubercolosi.
Quando Amedeo Modigliani approdò a Parigi (la Parigi degli sradicati, degli inquieti), scelse la 'rive gauche' e la filosofia dei grandi cercatori di Montparnasse.
Già all'epoca dei quadri di Montmartre e di Montparnasse, Modigliani disegnava da "scultore": aveva un senso profondo della volumetria all'italiana. Una mano dal tratto ancora rinascimentale.
La figlia Jeanne ci ricorda che Modigliani adorava scolpire: anche se il fisico gracile non glielo permetteva troppo spesso. Amedeo Modigliani diceva di essere felicissimo che Livorno fosse tanto vicina a Carrara: splendida e bianca di marmi.
Forse Modigliani fu un pittore maledetto: Modigliani, Modì, Maudit. Facile soprannome. Ma crediamo persino scusabili, oggi, i suoi furti (quelle traversine del metrò rubate durante le notti più disperate non gli servivano ad altro che a portare avanti la serie petrosa delle Cariatidi!).
Se volessimo chiederci con quale sguardo Modigliani ammirasse le sue "donne", o la "Donna" in senso generale, allora dovremmo prendere in seria considerazione proprio le sue Cariatidi. E in più, dovremmo mettere in correlazione quelle Cariatidi - di pietra, ad olio, tempera e lapis - con la sua esperienza di scultore.
Senza la mano dello "scultore" non esisterebbero quei nudi sensuali, quei rossi e quei "sanguigni" veneziani.
Sembra che la donna per Modigliani fosse una sintesi equilibrata e perfetta (una sintesi in cui l'equilibrio, tuttavia, non toglie nulla al contrasto) di sinuosa, carnale corporeità e calore cromatico vellutato (un velluto alla Rembrandt e alla Tiziano).
Se le donne di Modigliani ci sembrano, oggi, così "dannatamente attuali", questo è perché - come dice magnificamente il critico Piccioni - la donna, per l'artista, non è altro che metafora e immagine della stessa vita.
Per Modigliani, è stato detto, "il corpo femminile è insieme: sarcofago e alcova, eternità e piacere, verità ed esaltazione, inno alto e intero d'un amore che più s'attacca alla vita, più l'abbandona".
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