Mercoledi, 02/03/2011 - Per il sesto anno consecutivo le volontarie della della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna hanno svolto la ricerca “Il costo di essere donna – Indagine sul femicidio in Italia” che sarà presentata l'otto marzo. Un'indagine che mostra dati preoccupanti, in continua crescita dal 2005, e sottostimati come dichiara Chiara Cretella perchè le volontarie della Casa delle donne raccolgono solo i casi che sono usciti sulla stampa nazionale (e non su quella locale) e quindi dal conteggio rimangono esclusi gli omicidi irrisolti, le donne scomparse, le vittime della tratta: “Tanto per fare un esempio, l’omicidio di Sarah Scazzi non vi rientra, così come quello di Yara Gambirasio non sarà conteggiato nel 2011 a meno che non arrivi in giudizio prima della fine dell’anno”.
Ecco i numeri agghiaccianti; 127 donne uccise: il 78% delle vittime sono italiane e italiani sono gli uomini che le hanno uccise (79%). I dati sull'omicida confermano che la violenza familiare è altissima e che spesso è solo l'ultima e la più evidente tra le violenze subite da queste donne: a uccidere sono mariti (22%), ex (23%), compagni o conviventi (9%), figli (11%) e padri (2%). Le motivazioni che gli uomini adducono dimostrano più che mai l'incapacità da parte loro di entrare in una relazione paritaria: incapacità di accettare le separazioni (19%), gelosia (10%), conflittualità (12%), questioni economiche (10%).
Il discorso sulle armi dice Cretella è da non sottovalutare: “Dalla nostra ricerca emerge che l’aver accesso o avere la disponibilità di un’arma da fuoco aumenta la percentuale degli omicidi”: le armi da taglio sono usate nel 26% dei casi, mentre le armi da fuoco nel 31% dei casi. Secondo l’Osservatorio nazionale sullo stalking (attivo dal 2007), un’alta percentuale di omicidi è preceduta da atti persecutori, molestie, stalking e questo dimostrerebbe che il femmicidio non è il frutto di un raptus improvviso, ma l’epilogo anunciato di un crescendo di violenza.
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