Libri - L’ultimo libro di Patrizia Gabrielli: Il 1946, le donne, la Repubblica (Donzelli Editore)
Ferraguti Isa Venerdi, 28/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010
“Il 1946, le donne, la Repubblica” (Donzelli Editore) è l’ultimo libro di Patrizia Gabrielli, docente di Storia Contemporanea e Storia di Genere all’Università di Siena-Arezzo. Mi permetto di suggerirne la piacevole lettura che ci consente di conoscere meglio il ruolo delle donne per la conquista del diritto di voto.
Simpatica è l’apertura del volume che inizia con la canzone di Paolo Conte: “oggi la benzina è rincarata è l’estate del quarantasei un litro vale un chilo d’insalata ma chi rinuncia. A piedi chi va? L’auto: che comodità! Sulla Topolino amaranto si sta ch’è un incanto nel quarantasei….”
Il secondo capitolo riguarda gli antefatti. La Repubblica italiana viene sancita sul piano politico dal referendum istituzionale del 2 giugno ma la professoressa Gabrielli ci ricorda che quel risultato è merito del lavoro svolto dalle donne ed in particolare dai movimenti femminili. Inevitabile diventa il riferimento alla guerra e alla Resistenza: interessante l’excursus storico che mette in luce sia la capacità delle donne di unirsi nonostante le diverse ideologie, sia le divisioni profonde sul ruolo che esse dovrebbero svolgere nella società. Per quanto attiene l’unità delle donne il libro sottolinea il valore del comitato pro voto e le resistenze al voto alle donne sia in area liberale che in area democratica e di sinistra. Ho trovato bellissima la citazione di Maria Federici dirigente delle donne democristiane che voglio riportare alla vostra attenzione: “quando nei prossimi anni sarà entrato nel novero delle cose normali e pacifiche l’esercizio del voto femminile, ripensando alla fatica che si è fatta per stimolare ed orientare favorevolmente sulla questione uomini di governo, opinione pubblica e attenzione femminile e maschile, ci verrà da ridere”.
Nel terzo capitolo del libro viene messo in evidenza il lavoro svolto dai partiti e dai movimenti femminili, in particolare dell’UDI e del CIF per portare le donne al voto. Merita sottolineare la tesi di entrambe le associazioni femminili: “il voto come mezzo attraverso il quale, ancor prima che contare il proprio grado di consenso, costruire un nuovo costume politico”.
Nel quarto capitolo mentre si sottolinea il valore dato dalle donne al voto – ben l’89,2% delle aventi diritto si recò alle urne – si mette in evidenza lo scarso numero delle elette all’assemblea costituente. Le donne elette sono 21 (ben 14 laureate) su un totale di 556 eletti. In lista vi erano ben 226 donne. Il 4 agosto 1946 ‘La Domenica del Corriere’ dedicava alle Costituenti un servizio con tanto di fotografie e sintetici profili biografici.
A conclusione di questa presentazione desidero riportare le ultime quattro righe del libro che condivido totalmente: “La Repubblica ha faticato a riconoscere alle donne la possibilità di rappresentarla, ha marginalizzato la loro presenza nei luoghi decisionali della politica, nelle istituzioni, nelle direzioni dei partiti, soggetto dominanti lo scenario politico, facendo così della democrazia italiana una democrazia incompiuta”.
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