Viaggi svelati - "le umiliazioni, le privazioni, la solitudine, i rapporti con le cognate, in una gara per essere la nuora perfetta..."
Marzia Beltrami Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007
Con tutte le nazionalità che convivono negli Emirati Arabi Uniti, non mi mancano le occasioni per conoscere scenari e culture solitamente lontane anni luce. Per qualche motivo molte delle donne che ho incontrato in questi anni sono in qualche modo delle ‘ribelli in miniatura’ e hanno una storia da raccontare.
Subha mi ha aperto una finestra sul mondo dell’hinduismo ortodosso, la sua struttura gerarchica e patriarcale fondata sulle caste, il disprezzo della donna e mi ha dipinto un quadro indiano a tinte fosche al cui confronto la natura misogina di altre religioni quasi sbiadisce.
Nata in Sri Lanka da genitori indiani benestanti negli anni 60, è cresciuta in un ambiente internazionale, spesso a contatto con i colleghi britannici del padre e le loro famiglie. Un’adolescenza e una gioventù serena, creativa, dedicata agli studi, sia quelli academici che della severa disciplina della danza classica Indiana. Poi il trasferimento in India per una laurea in Chimica e a 19 anni, la decisione dei genitori: è ora che Subha si sposi.
In India tradizionalmente i matrimoni hindu sono combinati con l’aiuto di un astrologo. Subha riceve una proposta allettante da un giovane uomo d’affari di famiglia Bramina, la casta più alta e molto ricca; l’astrologo sostiene che i due ragazzi siano nati per stare assieme, così scambiano due chiacchiere un pomeriggio e decidono: si sposeranno!
Le speranze di amore romantico hanno vita molto breve , 5 giorni, precisa Subha. Al sesto giorno, la realtà la colpisce in tutta la sua durezza. Nella tradizione hinduista la sposa va a far parte della famiglia del marito e ne diventa un possedimento. Nella grande famiglia patriarcale del marito di Subha convivono i suoceri, una figlia e le famiglie di 4 figli maschi. A completare il quadretto ci sono 3 donne di servizio, 2 braccianti, 3 mucche, 2 cani, svariate galline e un elefante – usato nelle funzioni religiose del tempio di casa e massimo simbolo di prestigio per ogni famiglia benestante. In quanto nuova arrivata, Subha non ha voce ne’ diritti in casa – deve solo dimostrare di essere una buona nuora, lavorando 16 ore al giorno e rispettando I precetti religiosi che regolano anche le più insignificanti pratiche quotidiane.
Il giorno inizia alle 5 di mattina con un bagno purificatore: la cucina è il luogo in cui si custodisce il fuoco sacro e non vi si ha accesso senza essersi purificati. Si inizia con il tè e il caffé, poi la colazione, il pranzo e la cena, cibo in quantità industriale per gli uomini della casa e i loro ospiti che possono rientrare in ogni momento e richiedere qualsiasi piatto. Poche ore di sonno e poi si ricomincia, a testa bassa. Le donne di servizio aiutano, ma sono di casta intoccabile ed è vietato loro preparare il cibo destinato ai Bramini.
Subha non possiede denaro e non può lasciare la casa senza il permesso dei suoceri e se il suocero dice di no, non c’è motivo che tenga. Tutti i membri della sua casa devono rispettare la sua volontà, volenti o nolenti. Le umiliazioni, le privazioni, la solitudine, i rapporti con le cognate, in una gara per essere la nuora perfetta e ingraziarsi i suoceri, il marito che non la considera e continua a bere troppo e ad avere rapporti con altre donne. Per 8 anni, questa è la vita di Subha, senza mai lamentarsi, spinta dalla necessità di ‘sembrare felice’ e non gettare disonore sulla famiglia del marito.
Dopo 8 anni, la svolta: il marito di Subha si trasferisce negli Emirati Arabi per gestire un ristorante. Subha è libera di tornare a vivere dai suoi genitori assieme ai due figli e di ricominciare a lavorare. Dopo altri 7 anni, un’altra svolta: Subha decide di raggiungere il marito negli Emirati Arabi e di provare a costruire un rapporto con lo sconosciuto con cui è sposata da 15 anni. Le cose non vanno bene: suo marito beve e si ubriaca tutti i giorni, è infedele, non le lascia denaro, niente telefono, niente uscite da sola, abusi verbali e infine anche fisici. Troppo, davvero troppo anche per Subha, che ha cercato disperatamente di adattarsi, in nome dell’onore della famiglia. Finalmente svela la sua condizione ai suoi genitori e con la loro benedizione, decide di separarsi. La famiglia del marito l’accusa di averne rovinato la reputazione e il buon nome: come faranno a maritare i nipoti, ora che lei ha avuto l’ardire di alzare la testa e rovinare l’armonia famigliare?
Dubai è per lei ora l’unico luogo in cui riesce ad immaginarsi . L’India è un paese pericoloso per una donna sola e divorziata e di tornare a casa dai genitori proprio non se ne parla. Ora, a 40 anni, Subha deve riuscire a mettere da parte qualche soldo, per garantirsi un po’ di sicurezza. E’ durissima e ogni giorno è una sfida, eppure mai, anche quando le cose vanno davvero male, pensa di tornare indietro. Questo paese le ha dato un’opportunità per ricominciare da capo e non ha nessuna intenzione di lasciarsela sfuggire.
(2 febbraio 2007)
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