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La storia di Emily Warren, l’ingegnera che costruì il ponte di Brooklyn

La storia di Emily Warren, l’ingegnera che costruì il ponte di Brooklyn

Lunedi, 16/12/2024 -

Emily Warren aveva 11 fratelli. Nel 1864, durante la Guerra Civile Americana, Emily fece visita al maggiore dei fratelli al commando della Quinta Armata. Lì incontrò anche un altro ufficiale, Washington Roebling, figlio del progettista del Ponte di Brooklyn, che era un ingegnere civile di origine tedesca, reclutato nello staff del Governatore Warren.

Fu amore a prima vista fra Emily e Washington e, pochi mesi dopo, erano già sposati. Non prima di aver partecipato all’assedio di Petersburg, una delle tappe decisive contro i confederati del sud, dove la trincea era lunga 48 chilometri e la vittoria fu molto sofferta. Ricordata nella scena madre di ‘Via col vento’.

Roeling padre era fuggito dalle turbolenze politiche prussiane dei primi decenni dell’800 per fondare nel 1832, insieme a suo fratello, non solo il villaggio di Saxonburg in Pennsylvania ma curare anche gli aspetti pedagogici ed educativi che consentirono al figlio e a molti altri giovani di avere una preparazione eccellente.

A Berlino il suo insegnante di filosofia era stato Hegel e a Joann Roeling non mancava l’ingegno visionario e il talento che lo portarono a costruire acquedotti, canali, ponti sospesi fra isole e lagune d’acqua del Massachussets. Brevettò il cavo avvolgibile, di cui curò la successiva produzione.

Mentre l’ingegnere Roebling padre, nel 1866, iniziava i lavori del Brooklyn Bridge, destinati a durare almeno sedici anni, i novelli sposi andarono in Europa per studiare le specifiche geo penumatiche dei cassoni ad aria compressa necessari per la creazione dei due piloni del ponte.

Nel frattempo Emily Warren diede alla luce John junior, destinato a rimanere figlio unico.

The Brooklyn Bridge

Al loro ritorno Emily e Washington ebbero il tempo necessario di trasferire i dati tecnici all’ingegnere capo John Roebling che morì improvvisamente, dopo aver riportato una ferita accidentale al piede, che volle curare solo disinfettandolo con acqua.

Il tetano gli concesse ventiquattro ore prima di togliergli la possibilità di dare addio alla sua fantascientifica opera ancora in un immenso e indefinito cantiere.

La direzione dei lavori venne quindi data in carico al figlio Washington che, quattro anni dopo, cercando di estinguere un incendio improvvisamente scoppiato in un cassone, contrasse un’embolia gassosa. Sorte purtroppo condivisa da 27 dei 600 operai impegnati nelle immersioni nelle camere di scavo sottomarine.

Il problema causò a Washington una grave paralisi e a questo punto Emily entra nella storia come la prima donna ingegnere sul campo, impegnandosi a tradurre operativamente le istruzioni del marito ad assistenti e staff tecnico.

Riuscì a convincere i finanziatori e il governo della città che lei e il marito ce l’avrebbero fatta.

Emily acquisì estese conoscenze sulla resistenza dei materiali, imparò l’analisi dello stress, le forze di tensione dei cavi d’acciaio e riuscì ad apprendere complicati calcoli matematici sotto la direzione del marito nei successivi quattordici anni. Fu lei a coordinare maestranze e supervisioni tecniche, a dirimere conflitti burocratici e protagonismi politici.

Nel 1882 a Washington Roebling vollero togliere l’incarico di direttore dei lavori a causa della sua infermità, ma la tenacia di Emily era più resistente dei cavi del ponte di Brooklyn e nell’anno successivo il ponte fu ultimato.

Fu la prima ad attraversare il ponte su una carrozza con un gallo vivo in segno di vittoria e il giorno dell’inaugurazione Abram Stevens Hewitt disse che il Ponte era anche un monumento alla capacità intellettuale di una donna che non era stata ammessa agli studi universitari.

La New York University le concesse una laurea ad honorem solo dieci anni più tardi.

Ancora oggi il ponte, lungo quasi due chilometri con una campata di 800 metri, rimane un’opera di grande complessità e modernissima concezione.

Alla New York Marathon non è facile partecipare perché è costosa, difficile e impegnativa anche per i giovani, ma il ponte di Brooklyn lo puoi fare di corsa o camminando, bevendo un iced coffe da un litro o correndo in bicicletta lungo le piste ciclabili tracciate sulle assi di legno, con tiranti di acciaio dove dal 1892 si trovano annodati 5.000 chilometri di fili di ferro.

Lo spettacolo è a 360° fra l’Hudson River, il protagonismo visivo di Mahattan, la gente che sfreccia contenta, il gioco geometrico dei potenti cavi d’acciaio, i gabbiani curiosi, i turisti ammaliati, un cielo luminoso, la brezza marina e la storia dell’ingegnere Emily che merita di essere raccontata.

E comunque la potete incontrare a New York, nel Museo del Ponte di Brooklyn a lei dedicato.

 


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