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La storia agghiacciante di Britney Spears: riflessioni a 4 mani

La storia agghiacciante di Britney Spears: riflessioni a 4 mani

Quando una persona non può farcela da sola, bisogna fare gruppo intorno a lei

Martedi, 12/10/2021 - Ci sono tante storie di abusi che restano nel silenzio.
Quando una persona non può farcela da sola, bisogna fare gruppo intorno a lei. Tante storie di donne maltrattate arrivano a queste conclusioni, donne comuni o anche donne appartenenti al jet set internazionale. Un nome a caso? Britney Spears.
Il movimento #FreeBritney ha aiutato Britney Spears a riprendere in mano la sua vita, preda del patriarcato più subdolo e pericoloso. L’eco della storia personale di questa artista internazionale può essere utile a riflettere su cosa c’è dietro al potere, ai soldi e alla fragilità umana. La vita della cantante è raccontata nei particolari attraverso il documentario Netflix, basato sulla battaglia ed il triangolo morboso tra Britney Spears, suo padre e la Psichiatria.
Il padre è stato tutore della figlia per 13 anni.
E la figlia ha cercato in tutti i modi di urlare il suo dolore e la sua “prigionia” nell’etichetta della persona “malata psichiatrica”.
Il Talento non si sfrutta. Si ammira. La Psichiatria non è una condanna. È una cura.
Un Padre non ha potere sui figli e sulle figlie. Deve fare il Padre.
Viene in mente la lettera apostolica di Papa Francesco “Pater cordis”, con cuore di padre. A prescindere dall’essere credenti o meno, le parole del Papa scaldano il cuore nel ripercorrere questa figura di Josef, tanto vicina alla condizione umana di ognuno di noi. Un santo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. È la tenerezza, dichiara la lettera, la maniera migliore per toccare e accompagnare ciò che è fragile in noi. La tenerezza ci abbraccia, ci sostiene, ci perdona. E questo ogni genitore lo sa. Padri e madri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Essere genitori significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte libere, di partire col proprio zaino, lasciandolo libero anche di sbagliare. “Il mondo ha bisogno di padri e madri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione”.
Un padre deve proteggere. Non deve fare il protettore come invece è avvenuto per la vita di Britney.
Guardando il documentario a tratti, si prova un senso di sfinimento e di soffocamento.
Non essere ascoltati, non essere creduti, non essere liberi fa arrivare alla disperazione.
Dietro a un successo planetario ci sono tanti, tanti scheletri invisibili, il dietro le quinte del successo può essere una schiavitù.

Britney Spears, che tutti ricordiamo come la Lolita degli anni ’90 ha lottato per 13 anni per uscire da una dinamica giuridica e familiare difficilissima.
Una lotta contro lo stereotipo e altri meccanismi severissimi.
Così, è nata #FreeBritney, una campagna che porta il suo nome, creata dai suoi fans.
La sua storia ci lascia senza parole. Viene facile pensare che la famosa pop star sia stata aiutata proprio perché famosa, appunto.
Tante tragedie si consumano nel silenzio della normalità.
Invece crediamo che ciò che è accaduto grazie al movimento ribelle dei fans serva a riflettere su quanto sia importante alzare il volume su una causa tanto importante quanto comune.
La violenza non ha appartenenza.
Può essere ovunque. Anche in famiglia.
Fare rete e alzare le difese per proteggere una persona maltrattata non è solo un ideale, ma può anche diventare un’azione. O meglio ancora un’azione collettiva.
Britney...
La sua storia ci lascia senza parole.
Le auguriamo davvero di liberarsi dai mostri che l’hanno divorata in tutti questi anni. Vogliamo terminare questi pensieri scritti a 4 mani con una provocazione: il senso di soffocamento arriva non solo a chi guarda una biografia che delinea maltrattamenti ma è la sensazione di tutte le donne maltrattate che non vengono ascoltate o credute.
Credere vuol dire al contempo sperare e agire, in virtù del cambiamento.
Credere nella possibilità di cambiare la Cultura della violenza e della prepotenza porterà ad una evoluzione umana ed emotiva necessaria in ogni persona.
Che sia un fan, un lettore, uno studioso, un cittadino.
Cambiare passa attraverso il prendersi per mano.
Tutti.

Veronica Buccoliero
Elena Manigrasso

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