Strategie private - “Ogni essere umano è un unicum dotato di risorse specifiche, di talenti e limiti che costituiscono il suo DNA."
Melchiorri Cristina Giovedi, 20/08/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2009
Carissima Dottoressa, sono Stefania Stella Morassutto, ho 39 anni e sono avvocato civilista.
Ho collaborato con uno Studio molto noto nella mia città per circa 6 anni, durante i quali ho avuto modo di crescere professionalmente affiancando colleghi uomini, con grande esperienza ma, soprattutto, raggiungendo ottimi risultati dando vita ad una “squadra imbattibile” nell’area dei diritti di famiglia e nei diritti di successione quindi tutto ciò che concerne i testamenti.
Durante la mia permanenza nello studio ero stata definita un talento e gli elogi erano diventati ordinari. Questa incredibile ascesa mi ha dato una forte spinta motivazionale a voler fare il salto di qualità per rendermi indipendente ed aprire uno studio in autonomia.
Dopo l’attività di progettazione, gli accordi con i colleghi giovani e qualche stagista, ma prima del consolidamento del passaggio, ho comunicato al mio capo la mia decisione di aprire uno studio da sola.
Con mia estrema sorpresa, ma soprattutto profondo disappunto venivo dissuasa dal prendere questa iniziativa perché a detta del capo le mie capacità erano tali solo se praticavo in quello studio: da sola non sarei stata in grado di aprire lo studio.
Lo shock fu tale che effettivamente il mio rendimento professionale subì un calo, ed i miei colleghi che dal principio avevano dato la disponibilità ad associarsi ritrattarono l’accordo.
Per recuperare le energie dovetti ricorrere ad un aiuto di uno specialista e mi rivolsi ad un counsellor aziendale con il quale riuscii a trovare delle risorse interne per dimettermi dallo studio e ripartire in autonomia.
L’inizio è stato molto difficile, in ogni caso, ho riprodotto un team di soli uomini di cui sono a capo e che intendo far crescere singolarmente e come gruppo creando delle business unit specifiche per settore creando anche una divisione di consulenza gratuita che parimenti fornisce ai giovani avvocati la possibilità di praticare.
Dottoressa, la donna si è evoluta, ha dimostrato ampiamente le proprie doti nel mondo del lavoro ma come è possibile che l’uomo la consideri ancora alla stregua di Wilma mitica moglie di Fred Flinstone?
Stefania Stella Morassutto
Cara Stella, seppure con grande dolore ed umiliazione ti sei rialzata e questo mi sembra il fatto principale su cui ragionare! Ti faccio anzi i miei complimenti. Antropologicamente l’uomo considera se stesso in relazione alla donna, la considera pertanto il mezzo per realizzare la propria completezza. L’emancipazione esce fuori anche dai canoni cattolici della dualità uomo-donna. Certo è che… (cito lo scritto eccellente di alcuni colleghi) “Ogni essere umano è un unicum dotato di risorse specifiche, di talenti e limiti che costituiscono il suo DNA, non solo in senso genetico ma anche psichico, intellettuale e spirituale. La maturità consiste nel prendere coscienza di tali risorse e gestirle, ossia nell’orientare il proprio comportamento tenendo conto della dotazione di cui si dispone e facendola fruttare al meglio. La differenza sessuale rientra in questa dotazione di base che costituisce una persona sin dalle prime settimane di vita come maschio o come femmina”.
…tu , questo concetto lo hai sperimentato ed agito in modo eccellente!
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