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La Stanza Accanto (The Room Next Door):  cercare la bellezza e la libertà anche nel fine vita

La Stanza Accanto (The Room Next Door): cercare la bellezza e la libertà anche nel fine vita

Il grande regista spagnolo Pedro Almodóvar, vincitore con questo film del Leone d’Oro a Venezia, racconta l’eutanasia attraverso l’amicizia di due eccelse interpreti: Tilda Swinton e Julianne Moore

Mercoledi, 04/12/2024 - All’indiscussa grandezza ed originalità di Almodóvar, il grande regista spagnolo che fece scandalo in Europa e nel mondo con i suoi film degli anni Ottanta, siamo tutti abituati, per le tante pellicole uniche che lo hanno reso famoso, così come per il suo anticonformismo, dichiarato negli anni e raccontato nelle storie geniali e spesso irriverenti dei suoi film, sempre girate con una cifra stilistica personalissima e indipendente, come le sue idee e le immagini esplicite, magnifiche, curatissime e indimenticabili delle sue opere.

Quest’anno, all’81° Festival di Venezia, Almodóvar ha vinto un meritatissimo Leone d’Oro, il primo premio da lui mai ricevuto a Venezia nella sua lunga carriera, con l’atteso 'The Room Next Door’ (‘La stanza accanto’ nella traduzione italiana), il suo primo film girato in lingua inglese - con due attrici cult dello star system, Tilda Swinton e Julianne Moore - in uscita in questi giorni nelle sale italiane, distribuito da Warner Bros. Pictures.

Si tratta di un film potente e riflessivo, pieno di colore e bellezza anche se parla di un argomento difficile e molto discusso, quello dell’eutanasia. La ricerca del ‘come morire’ - per chi si trova in condizioni terminali - sta molto a cuore al regista che si trasferisce nella puritana America per perorare una causa sociale che sente fortemente e lo racconta con una varietà di parole, sguardi, emozioni, sentimenti e immagini che passano attraverso l’interpretazione di due attrici eccezionali.

Tratto dal romanzo ‘Attraverso la vita’ di Sigrid Nunez, il film racconta la storia di due amiche che, dopo un lontano passato comune in cui hanno condiviso lavoro, amicizie, amori, si rincontrano a distanza di molti anni: Martha, interpretata da una Tilda Swinton dalle mille sfaccettature, è una fotografa e reporter di guerra, oggi malata di cancro, e Ingrid (un’umanissima Julianne Moore) è una romanziera autobiografica.

Le due donne ricominciano a frequentarsi e Martha confida a Ingrid, fra l’altro, il suo cruccio di essere stata una cattiva madre o comunque una madre imperfetta, sempre in giro per il mondo, e di non avere più quasi alcun rapporto con la figlia rancorosa, che si è allontanata da lei per una malintesa incomprensione legata alle sue assenze, interpretate come mancanza di affetto. Ingrid è la custode del loro dolore e della loro amarezza e dovrà, nel corso del film, prendere delle decisioni dolorose.

Il film, oltre al tema dell'eutanasia, affronta quello della crudeltà della guerra ed i modi molto diversi in cui le due autrici femminili si avvicinano e scrivono della realtà, della morte, dell'amicizia e del piacere sessuale come i migliori alleati nella lotta contro l'orrore.

Ma evoca anche i dolci risvegli con il cinguettio degli uccelli, in una casa costruita nel mezzo di una riserva naturale nel New England, dove le due amiche vivranno insieme un breve periodo in una estrema e stranamente amabile situazione.

Grandioso e magnificente per la regia e per la mise-en-scène - gli abiti, l’arredamento, le location – il film è affidato principalmente alle due interpreti femminili, così calate nella veridicità dei loro personaggi da rendere l’opera estremamente realistica, poetica, commovente ma senza melodramma, drammatica, ironica e in alcuni momenti quasi grottesca, come la vita spesso sa essere.

Il regista accompagna le sue protagoniste con la sapienza della sua direzione, con le scenografie maestose, anche quelle della natura del New England, dove Martha affitterà la casa scelta per trascorrere i suoi ultimi giorni, ma sono Tilda e Julianne che danno vita al film, due donne che intraprendono, ciascuna per la decisione presa - l’una quella dell’eutanasia, l’altra quella di accompagnarla negli ultimi giorni dalla stanza accanto, nonostante i dilemmi morali, la sua paura della morte e le possibili conseguenze giudiziarie - una strada impervia e dolorosa ma di libertà e scelte consapevoli, oltre che di reciproca cura e affetto.

Almodóvar ha dichiarato che il film racconta di una donna ‘che vuole essere padrona della sua vita da viva, ma che da viva vuole esserlo anche della sua morte’ ed ha richiamato l’importanza di affrontare il tema dell’eutanasia dal punto di vista umano (quando la vita diventa insopportabile) e non da quello politico. "Ogni essere umano deve essere libero di scegliere questo momento con dignità – ha affermato il regista - e i governi devono prendere decisioni per aiutare le persone e rispettarle".

Nel cast, con Julianne Moore e Tilda Swinto: John Turturro, Alessandro Nivola, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Melina Mathews e Victoria Luengo.

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