Staffetta UDI - Adesioni e passioni intorno all’anfora partita da Niscemi. Un viaggio tutto al femminile
Colanicchia Ingrid Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009
Passione, rabbia, voglia di cambiamento. Tanti i motivi dietro la valanga di adesioni che la Staffetta di donne contro la violenza ha raccolto in questi mesi, prima e dopo la sua partenza da Niscemi lo scorso 25 novembre. E se per molte è stato l'ennesimo atto di una vita spesa nell'Udi, per altrettante si tratta del primo contatto con questa associazione: giovani donne a vario titolo impegnate nella società che non si conoscono ma che si riconoscono l'una nell'altra e che attraverso la Staffetta stanno ritessendo nuove relazioni e nuovi rapporti tra donne. C'è chi viene dall'esperienza dei centri antiviolenza, come Manuela Abbazia, avvocata di 29 anni e portastaffetta della regione Molise che ha deciso di aderire, insieme alle altre tre giovani donne con cui condivide l'impegno del centro "La Fenice" di Campobasso (vedi box), "perché non si poteva fare altrimenti, lavorando ogni giorno con donne vittime di violenza". E che dell'Udi dice: "Di fronte ad una parità che è solo formale ma non sostanziale, un'associazione come questa è più che necessaria, è fondamentale". Parole che ritornano in un circolo virtuoso che corre da Brescia a Reggio Calabria, dove alcune delle varie realtà che si sono occupate della Staffetta - che qui è passata il 10 e 11 gennaio - daranno vita all'associazione "Ghineca", che in greco antico significa donna, per continuare nella proficua collaborazione che ha caratterizzato questi mesi. Maria Elisa Caccamo, 29 anni, consigliera circoscrizionale e studentessa di Scienze biologiche, da sempre impegnata nel sociale e ora attiva nel coordinamento che ha gestito il passaggio della Staffetta a Reggio Calabria, ci dà la sua lettura della realtà che la circonda: "Molte mie coetanee non si rendono conto che la violenza di genere non è una cosa astratta, che la società è chiusa in schemi maschili, che i tempi sono dettati dagli uomini. Io invece la violenza di genere la vedo in tutte queste cose e per questo ho aderito alla Staffetta che, come tutte le bellissime iniziative dell'Udi, è elemento di rottura: perché noi donne dobbiamo essere presenti ovunque, per 'umanizzare' la società".
Magari è il loro primo incontro diretto con l'Udi, ma queste giovani donne non sono affatto digiune di politica e lo si capisce, oltre che dalla dimestichezza con la quale si raccontano, anche dalla loro analisi del contemporaneo. La domanda più urgente, non solo per se stesse ma per tutte, sono i servizi, senza i quali, sottolinea Laura Cirella, 24 anni, studentessa di Scienze Politiche e consigliera comunale a Reggio Calabria, "lo scollamento tra uguaglianza formale e sostanziale, non potrà mai essere colmato". Laura, che in consiglio comunale si occupa di pari opportunità, segue da tempo il lavoro dell'Udi e ha colto subito l'importanza di aderire alla Staffetta: "Non si tratta infatti di un'iniziativa celebrativa ma di un progetto lungo un anno che permetterà di tenere i riflettori accesi su questo problema ben oltre la giornata internazionale contro la violenza sulle donne".
Tra queste giovani donne c’è anche chi l’Udi la conosce bene. Valentina Sonzini, 31 anni, sta completando il dottorato di ricerca in scienze bibliografiche e lavora in una società di promozione dell’artigianato ligure. Da sei mesi ha lasciato Ferrara, dove ha conosciuto l’Udi, per Genova e qui, insieme ad una ventina di donne, ha dato vita all’Udi “25 novembre”: “Un nome simbolico ma è stata una scelta naturale visto che siamo nate in concomitanza con la Staffetta”. Con l’Udi Valentina avverte sintonia di intenti e dietro una sigla dalla storia così lunga, scorge ancora la voglia di farsi spazio nella società. E della Staffetta, che qui arriverà in giugno, dice: “Vorrei divenisse una vera e propria partenza anche per l’Udi di Genova, per le donne di questa città”.
A che punto siamo
Dopo aver percorso in lungo e in largo la Sicilia, l'anfora ha lasciato l'isola lo scorso 10 gennaio e, attraversata Calabria, Puglia e Basilicata, arriva il 7 febbraio in Molise. Ad attenderla qui le donne del Centro antiviolenza "La Fenice" di Campobasso, nato per iniziativa dei volontari della Croce Rossa italiana del Molise e affidato a quattro volontarie - Luigia Pollice, 32 anni avvocata e responsabile del centro, Manuela Abbazia, avvocata di 29 anni, Antonella Petrella psicologa di 27 anni e Simona Esposito, 25 anni, assistente sociale - che hanno organizzato per il suo arrivo una giornata di dibattito nel liceo psicopedagogico della città. Nei giorni seguenti sono previsti inoltre una mostra fotografica e un convegno sul tema dei "sexual offender". Il 14 febbraio l'anfora giungerà in Campania dove rimarrà fino alla fine del mese, prima di passare nelle mani dell'Udi nazionale di Roma. (I. C.)
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