La sorella di Gesucristo. Uno spettacolo che parla di violenza contro le donne
In vista del debutto di sabato 14 ottobre alla Centrale Preneste alle ore 21, Noi Donne ha raggiunto Oscar De Summa che ha scritto ed interpretato l’opera.
Giovedi, 12/10/2017 - Roma.Una ragazza cammina per strada con una pistola Smith & Wesson 9 millimetri in mano per farsi giustizia da sola per la violenza subita la sera prima, quando in Paese sta andando in scena una rappresentazione teatrale della Passione di Cristo.
Parte da questo evento la storia de “La sorella di Gesucristo” che sta per debuttare a Roma nell’ambito dell’undicesima edizione del Festival Teatri di Vetro curato ed organizzato da Roberta Nicolai.
Una narrazione lineare e scorrevole nel quale si racconta della protagonista, Maria, e della sua camminata inesorabile che simboleggia quasi una espiazione per una colpa non sua, dove ogni passo è un trafiggere ulteriormente dell’essere e del corpo perché alla violenza subita, si aggiunge la violenza delle dicerie del paese, delle voci della gente di Erchie, cittadina nella provincia barese. Questo deve sopportare ancora Maria.
La sorella di Gesucristo narra il calvario della ragazza non ancora maggiorenne che è la sorella di chi la sera prima ha impersonato la Passione di Cristo e che per un triste destino si ritrova ora a vivere il suo proprio calvario.
“Ho voluto raccontare la storia di una giovane donna che è costretta a riappropriarsi del suo corpo pubblicamente perché sa che altrimenti tutto rimarrebbe taciuto ed il suo carnefice rimarrebbe impunito” ci racconta De Summa.
Uno spettacolo nel quale non vediamo il personaggio di Maria, ma lo conosciamo e lo immaginiamo attraverso quello che pensa e dice la gente che abita nel Paese e che rivela i lati oscuri, all’ombra degli anni Ottanta, di una realtà contadina che solo minimamente si adatta al progresso industriale, nella quale continua ad aleggiare imperterrita l’idea della dominazione maschile sul femminile.
“La scena è un piano sequenza continuato da quando Maria prende la pistola, attraversa a piedi tutto il paese per arrivare a puntarla in faccia al suo violentatore. Ogni sguardo che la protagonista incrocia si trasforma in una soglia emotiva che la porta a maturare. Maria è costretta a riprendersi in mano il suo corpo diviso in parti, smembrato ad uso e consumo del potere attraverso l’imposizione di visioni e divieti di una società maschilista” ci racconta De Summa che spiega come La sorella di Gesùcristo è in realtà la rappresentazione del pensiero ereditato negli anni sullo stesso mondo femminile, considerato debole, indifeso, soggetto all’autorità patriarcale dove nonostante “l’incapacità di elaborare un pensiero diverso, si cerca di creare un differente modello di riferimento sociale nel quale sia le donne che gli uomini sono chiamati ad agire ed interagire tra loro per cambiare le cose” continua l’artista pugliese.
Uno spettacolo nel quale il segno della costruzione di un diverso sentire sociale, diviso dall’eterna opposizione dei generi, sembra avvenire quando il Paese si rende conto di cosa ha subito Maria e continua a subire mentre cammina fino a quando non si troverà di fronte al suo stupratore.
Ma soprattutto quando “Maria, incontrando il suo fidanzato, tipico uomo spaccone e possessivo, le farà un atto d’amore grandissimo nel momento in cui le dirà che la proteggerà lungo la strada perché possa fare la sua scelta” conclude Oscar De Summa.
Una scelta difatti personale che la ragazza farà da sola. Dovrà essere lei stessa a decidere se vendicare la violenza subita oppure fermarsi e lasciare che sia la giustizia a condannare il colpevole.
Una divisione netta tra i due probabili esiti dello spettacolo che si alterneranno di volta in volta con due domande, forse implicite e forse esplicite rivolte al pubblico e che sembrano chiedere quale sia la via per rimettere tutto al suo posto e se è giusto usare la violenza per riparare ad un’altra violenza, ma che in realtà, come ci confida Oscar De Summa, forse porteranno a riflettere e chiederci sul perché Maria si è ritrovata a combattere e fronteggiare da sola il suo carnefice.
La sorella di Gesucristo è prodotto da La Corte Ospitale, Attodue e Armunia con il sostegno de La Casa delle storie e Corsia of, e segue il successo nazionale del precedente monologo “Stasera sono in vena”, finalista ai Premi UBU 2015 come migliore novità italiana e che insieme a “Diario di provincia” completa la “Trilogia della provincia”.
Nelle immagini Oscar De Summa in scena, foto di Manuela Pellegrini e Lucia Baldini
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