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La Siria 'liberata' esclude l’imposizione del velo. Per ora.

La Siria 'liberata' esclude l’imposizione del velo. Per ora.

Dopo le prime dichiarazioni ufficiali, ci si domanda quali sono le reali prospettive di libertà per le donne in una Siria liberata da Assad ma al centro di enormi interessi geopolitici

Martedi, 10/12/2024 - Il femminile di giornata / trentasette. La Siria “liberata” esclude l’imposizione del velo. Per ora
Ad affermare che la "nuova" Siria "liberata" dalla tirannia di Assad, fuggito in Russia, sarà di tutti - indipendentemente dalla religione, dall’etnia, dal credo politico - e, aggiungendo, che è esclusa per le donne l’imposizione del velo, è Al Jolani, il leader Jihadista che con l’aiuto della Turchia di Erdogan ha travolto il dittatore Assad, guidando gruppi discendenti di Al Qaeda.
Al Jolani - chiamato da tutti “il conquistatore” - che oggi sceglie di abbandonare il suo nome di battaglia e di tornare alla sua identità anagrafica (Ahmad al Sharaa), dichiara con orgoglio che la vittoria è dell’intera nazione islamica.
Questa la sintesi estrema di una situazione difficile e molto complessa dove l’entusiasmo per la vittoria domina su ogni altra notizia.
Ma basta fermarsi un po', per riflettere sull’enormità degli interessi geopolitici e religiosi che sono in campo.
Dal ruolo decisivo della Turchia, appunto, a quella che appare essere la “sconfitta” della Russia e dell’Iran, incapaci di mantenere Assad al potere, come in passato, nonché lo scontro tra sunniti e sciiti e senza sottovalutare gli interessi e le ambizioni di Israele.
Ciò che si è messo in moto è immenso e già dalle prime notizie c’è da pensare come sia difficile immaginare il disegno e l’evoluzione futura. Non a caso è proprio per questo che è impossibile per le donne sentirsi tranquille. E quella frase - esclusa l’imposizione del velo - non è considerata una garanzia rassicurante e davvero credibile.
Difficile non ripercorrere cosa sia stata la difficoltà dei curdi, considerati da Erdogan dei terroristi, ed in particolare delle donne guerriere appartenenti all’YPJ (Unità di difesa delle curde) che dieci anni fa lottarono da leonesse contro l’ISIS. Una battaglia in difesa di Kobane a cui Zerocalcare dedicò, essendosi recato nei luoghi di guerra il libro” Kobane calling”. Ed ancora le yazide, appartenenti un'etnia curda con base in Iraq, massacrata nel tempo. Ricordiamo che proprio ad una yazida, Nadia Murad, nel 2018 fu assegnato il Nobel per la pace anche in considerazioni delle brutali violenze ricevute dopo essere stata rapita e imprigionata nel 2014, riuscendo poi a fuggire grazie all’aiuto di un uomo.
Continuando ad osservare le donne nella Siria di questi giorni colpisce l’immagine potente di un video, fatto girare dall’esercito di Al Jolani, che mostra la liberazione delle donne dalla prigione di Sednay, definita un vero mattatoio, dove si sottolinea come venissero violentate e lasciate marcire al buio con i bambini figli dello stupro. Donne a cui i liberatori, a fronte al loro percepibile smarrimento, una volta aperte le sbarre hanno urlato: “madri siete libere, andate dove volete!”.
Sarebbe rassicurante poter prendere per definitive le aperture dello stato islamico - espresse con le parole di Al Jolani - nei confronti delle donne circa il loro diritto alla libertà di scegliere come vivere, cosa fare e come vestirsi. Se studiare, lavorare o dedicarsi unicamente alla famiglia; in sintesi di essere libere davvero dall'imposizione di portare il velo. Imposizione violenta, come ci ha raccontato più di ogni altra protesta quella delle donne iraniane, che per liberarsene facendo del “velo” la negazione di libera volontà, hanno in troppe pagato con violenze atroci, fino alla perdita della vita.
E di nuovo sarebbe rassicurante se scordassimo l’ipocrisia malefica dei talebani in Afghanistan, che appena partiti gli occidentali alle donne sono andati rapidamente bloccando ogni libertà dopo avere finto tutt’altra impostazione.
Pur essendo impossibile dimenticare, come non augurarsi però che le parole pronunciate oggi nel nuovo stato islamico, come viene definita la nuova Siria dei vincitori si dimostrino credibili?
Non rimane che attendere e auspicare, tra le altre aspettative, che fra le donne - partecipi esse stesse di tante diversità: religiose, etniche ed altro - possa crescere una solidarietà che le renda sempre più forti e determinate riguardo la strada che desiderano percorrere e che devono prepararsi a difendere.
Paola Ortensi

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