Domenica, 24/01/2021 - PAOLO CARLUCCI
La Shoah al tempo della DAD.
Un’esperienza didattica e poetica
Avverto, come docente, il peso crescente dello spaesamento dei giovani in questi tempi di didattica a distanza e di montante virtualità. Quotidianamente, infatti, colgo nella dematerializzazione dei contatti pedagogici ed umani, esiti infausti di breve e medio lungo periodo. Come intellettuale ed educatore sono vivamente preoccupato di tale manipolazione educativa assai pericolosa e di persuasione occulta. Un non corretto uso delle nuove tecnologie, vieppiù in tempi di emergenza come quelli che stiamo vivendo, favoriscono drammi esistenziali di cui parlano le cronache ei media, ma favoriscono anche derive di omologazione culturale e di una formazione sempre più leggera e fragile.
Docente e poeta, nella mia attività professionale cerco pertanto di essere creativo e di stimolare negli studenti e nelle studentesse del Liceo scientifico in cui insegno, di sollecitare le loro intelligenze consapevoli e favorire il recupero memoriale; insegnando materie letterarie e geostoria mi risulta abbastanza agevole trovare esempi e suggestioni da sviluppare. Nel materiale didattico, oggi anche integrato per via digitale, oltre a filmati e testimonianze reperibili su internet, ho spesso usato anche testi di poesia per stimolare in loro curiosità, interesse e recupero emozionale. Io stesso d’altronde mi occupo e scrivo da anni di poesia e di critica letteraria. Centrale in questi giorni la doverosa riflessione sulla Giornata della Memoria, che proprio nelle scuole deve trovare il suo terreno più fertile di educazione alla conoscenza e all’impegno civile delle nuove generazioni. Parlando con vari miei studenti di religione ebraica ne è fiorita una vivace riflessione, modernizzata proprio in questi tempi pandemici dalla necessità di coniugare tradizioni e ricordi anche familiari o di memoria collettiva e nuove tecnologie in cui la generazione Z dei nativi digitali risulta particolarmente abile e fattiva.
Propongo quindi un mio testo inedito, sulla tematica della Shoah, scaturito da questa sinergia didattica tra memoria e poesia al tempo della scuola di oggi. Connessa col futuro, ma pure testimone di un ascolto memoriale, che diviene messaggio e pedagogia del ricordo perché, ciò che è stato sia sempre una pietra d’inciampo, una voce per l’avvenire. La scuola deve essere quindi sentita e vissuta come una sentinella di conoscenze critiche nella notte della ragione e dell’umanità di ogni tempo.
Paolo Carlucci
Shoah di neve, l’anellino
Per la Giornata della Memoria
27 gennaio 2021
In questo tempo connesso, solo a tratti,
la voce di Sara è fonte nella class-room,
accesa, confusa palpebra di memoria;
ricordandomi, in favola d’ombre, saghe
forse familiari. Voci d’Esodi senza diari.
Tracce sommerse del Secolo Breve.
Shoah di neve, l’anellino della bisnonna
smarrito, forse scambiato per vivere
ancora in quel nero treno della fame,
per una patata rancida e gialla come
la stella sul petto di lei, ebrea, ragazza….
Ecco forse è solo lei, Sara, che oggi
è già futuro da remoto e a tratti poi
riprende, rauca sirena raccontando,
lei sola nella class-room è verità: che ora
ci incalza, spina nel virtuale della Storia
a ritrovare, in DAD, l’avanzo incredulo
d’una realtà tristemente vissuta.
Oggi nella scuola di vetro solo lei fa la storia,
l’inciampo del ricordare tra le chat di servizio,
lei sola mi resta voce, nel vuoto sonoro
che a tratti è luce, a tratti scintilla,
flash è grammo, megabyte di memoria,
animagiga e ram d’una adolescente digitale.
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