La seduzione (eversiva) del corpo femminile si canta in pittura
Magiche e deflagranti le donne de "La forma della seduzione", 130 opere in mostra presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna (Roma, 5 giugno - 5 ottobre 2014)
Martedi, 29/07/2014 - Che l'arte sia più di ogni altra cosa "passione per la bellezza" è quasi indiscutibile. Evadere da qui significa questionare sul niente. L'amore per ciò che è bello, armonioso, incantevole... nutre le radici ideali del genio.
Dunque la bellezza è soprattutto incanto. Strano però come ciò che incanta sia arbitrariamente: riposante o eccitante.
C'è una bellezza che riposa e dà salute, in arte, perché doma le pulsioni. É la bellezza della Beatrice di Dante, per esempio: della donna-angelo. Ma c'è, più spesso, nelle arti, una bellezza che sconquassa e seduce, canalizzando il nostro "bestiale".
"Incantare", da latino "in+cantare" (forma forte ed intensa di "canere") non significa solo gorgheggiare un canto, ma anche "ammaliare" e "vaticinare".
Parallelamente, anche il "carme" latino non era solo un verso cantabile, una canzone, ma anche e soprattutto una formula magica. Le sirene di Ulisse non cantano beatamente come i cori osannanti di Dante, perché il canto delle sirene è un incantesimo che avvince, promessa di una beatitudine che corporeo godimento.
Per tali ragioni, le donne amate e spasimate dai più grandi artisti sono talvolta creature intoccabili e rilucenti; ma più spesso sono donne che soggiogano, riassumendo in sé il divino e il diabolico, il puro e l'infernale.
Di questa seconda tipologia e specie sono le donne de "La forma della seduzione", mostra romana temporanea presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna visitabile fino al 5 ottobre 2014.
L'esposizione intende offrire una carrellata di "corpi femminili" nella ritrattistica del Novecento.
Ripartita in sezioni, la mostra dà spazio alle "Belle Apparenze" - linee morbide e sinuose, pose languide, classiche ma inquiete sotto la mano delle avanguardie - ma anche, coraggiosamente, alle "Donne Feticcio".
Donne dirompenti, quindi, quelle di Man Ray, o "destrutturate", quelle di Severini, Carrà, Guttuso, Manzù, Brauner o Mirò... ma anche donne surreali, oggetto, appunto, di desideri più ferini.
Si tratta di 130 opere, insomma, che evidenziano l'eversiva bellezza, così travolgente, del corpo femminile; opere ben chiosabili con certi versi davvero ubriachi dell'Inno alla Bellezza di Charles Baudelaire: «Che tu venga dal cielo o dall'inferno, o Bellezza, non mi importa... se il tuo occhio, il tuo sorriso, il tuo piede mi aprono la porta di un Infinito adorato che mai ho conosciuto».
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