Libri, maggio 2012 - “Una stanza tutta per sé. Viaggio attraverso romanzi e poesie femminili del XIX e XX secolo” (Pendragon editore), il saggio di Luciana Martinelli
Bartolini Tiziana Lunedi, 16/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2012
Una panoramica sulle figure femminili che hanno scritto la storia della letteratura mondiale. Intervista a Luciana Martinelli
Un excursus, agile e al tempo stesso approfondito, nell’universo femminile che si è espresso attraverso i secoli con la letteratura. “Una stanza tutta per sé. Viaggio attraverso romanzi e poesie femminili del XIX e XX secolo” (Pendragon editore), è un saggio che Luciana Martinelli, ordinaria di Letteratura italiana all’Università di Cassino, dedica alle scrittrici e al lungo cammino che ha preceduto l’affermarsi di personalità di altissimo valore. “La conquista femminile della libertà di pensiero e dell’autonomia di parola (scritta e orale) è stata molto ardua e complessa” scrive la Martinelli, accompagnandoci nella galleria selezionata tra le più significative autrici italiane, francesi, spagnole, inglesi, tedesche, russe e degli Stati Uniti e intrecciando il suo commento a brani delle loro opere. “In tutta la storia della letteratura mondiale, dalle origini alle soglie del XIX secolo, le scrittrici non sono più di qualche decina: rare stelle in un firmamento di uomini illustri”. La ragione di questo grande silenzio è lo “stato di minorità in cui la donna è stata costretta per tanto tempo”. Minorità e ignoranza: non a caso tra le prime illustri autrici ci sono “le mistiche, che recluse nei conventi hanno potuto studiare e tramandare i loro scritti”. Nei secoli, le poche che via via emergevano erano talenti straordinari… “Non c’è dubbio. Nel rinascimento italiano, per fare qualche nome, Gaspara Stampa e Vittoria Colonna si sono imposte nel mondo maschile per la tenacia del loro temperamento e il fascino della loro poesia”. Quali sono state le tappe più significative nella storia della letteratura femminile? “Il seicento francese, con i salotti letterari di nobildonne come Madame de La Fayette, è il laboratorio della prima rivoluzione femminile della storia moderna che vede crescere il prestigio delle donne, anche se limitato all’ambito ristretto dell’aristocrazia. È in Inghilterra che le donne cominciano a scrivere prima, e una delle ragioni è la rivoluzione industriale, che ha fatto emergere socialmente la figura femminile come maestra o istitutrice. Jane Austin, scrittrice formidabile, è una rappresentante significativa di quella realtà in cui le donne iniziano ad essere riconosciute come persone, non più oggetto o appendice dell’uomo (padre, fratello o marito)”. Questo passaggio, decisivo sul piano sociale, come si riverbera nella letteratura? “È una rivoluzione: l’obiettivo si sposta dal mondo esterno - con l’immaginario fermo su idee di forza, guerra, grandezza che costituiva il patrimonio della letteratura maschile - a quello interiore proprio delle donne. L’asse della letteratura si sposta sui sentimenti, sull’introspezione, sul vissuto”. In questo processo, qual è l’importanza di quella ‘stanza tutta per sé’ inaugurata da Virginia Woolf? “Le donne, non avendo diritto ad una loro soggettività in quanto persone, non avevano mai avuto diritto ad uno spazio proprio. Questa ‘stanza’ è un luogo fisico, ma sul piano simbolico rappresenta un luogo interiore, della meditazione, dell’osservazione. Conquistare una stanza significa conquistare se stesse nel mondo. È una novità assoluta e di forte impatto sull’immaginario delle donne e sulla storia della letteratura moderna”. E in Italia, quando iniziano a svegliarsi dal torpore le donne? “Il salto le donne italiane lo fanno nel Risorgimento, figure come la Pimental, la Caracciolo e la Belgiojoso vi partecipano anche con i loro scritti. Il punto più alto della narrativa femminile italiana, secondo me, lo raggiunge Elsa Morante”. Secondo lei, le donne italiane, oggi, nel mondo letterario, accademico o sociale devono affrontare molti ostacoli per la piena realizzazione della loro personalità? “Molto è stato fatto ma molto c’è ancora da fare. Dunque il cammino, sebbene lungo e irto di difficoltà, ancora non può dirsi concluso. La scrittura delle donne è legata al loro percorso interiore: riconoscersi un diritto equivale alla possibilità di conquistarlo. È stato così per secoli e può aiutarci ancora oggi”.
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