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La Scortecata, elogio della vecchiaia firmato Emma Dante

La Scortecata, elogio della vecchiaia firmato Emma Dante

«Sì, il re è brutto e volgare, ma è il re, è maschio, e il suo potere attira più della sua persona. Questa cosa rimarrà immutata nei secoli dei secoli»...

Venerdi, 16/11/2018 - Adriana Moltedo esperta di comunicazione e Media

'La Scortecata' (in scena al teatro India di Roma fino all'1 novembre, ndr), con testo e regia elementi scenici e costumi della talentuosa Emma Dante, con luci di Cristian Zucaro, con Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, due straordinari attori uomini, napoletani che interpretano le due donne e il re, è liberamente tratto da: "l'intrattenimento decimo della prima giornata" de lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, scritte in una lingua barocca napoletana secentesca.

La regia della cinquantenne regista in 'La Scortecata' fa un elogio della vecchiaia, della donna in vecchiaia, superando le antiche morali delle favole.

Secondo Basile, la morale della favola è che «è più degna di castigo una vecchia che, volendo competere con le figliole, si causa l'"allucco" della gente e la rovina di se stessa».

Emma Dante invece mette in scena, come lei stessa ha dichiarato «la storia di due vecchierelle che si arrabattano insieme e che si danno aiuto nella sopravvivenza della loro vecchiaia e miseria."

“Ho scelto questa novella – ha dichiarato - perché mi toccava. Io sono attratta dai bambini e dai vecchi perché li sento capaci di grandi imprese, soltanto un vecchio o un bambino possono giocare con la fantasia fino a farsi del male. E poi chi l'ha detto che una vecchia non possa sognare l'amore del suo principe? La stagione dell'amore viene e va, a qualsiasi età e condizione, vecchiezza, solitudine, bruttezza e inettitudine».

“Sognano il principe però lo descrivono disgustate – continua - Lui bestemmia, rutta, sputa, scatarra, piscia dal balcone. «Sì, il re è brutto e volgare, ma è il re, è maschio, e il suo potere attira più della sua persona. Questa cosa rimarrà immutata nei secoli dei secoli».

La favola racconta di due sorelle vecchissime Rusinella e Carolina e di un re che ne sente una cantare e senza vederla se ne innamora.

Attraverso il buco della serratura l'amata invisibile gli mostra un dito, la sola parte del suo corpo non distrutta dagli anni. Fanno l'amore al buio e la mattina dopo lui la vede e la getta terrorizzato dalla finestra.

La salva una maga che le regala la bellezza, generando l'invidia della sorella che si farà scorticare alla ricerca di una nuova giovinezza.

Il ritmo è uno degli elementi centrali del teatro di Emma Dante: "durante i laboratori e i training lavora molto con la musica, con i suoni, con i gesti ripetitivi, quasi ossessivi, degli attori".

Il ritmo è, nella sua visione del teatro, l'istinto che viene fuori, che viene lasciato libero. Fa si che i sui attori abbiano una perdita totale della vergogna e di qualsiasi tipologia di giudizio e li libera da un retroterra culturale che li limiterebbe nella loro espressione artistica.

Anche ne 'la Scorticata' il ritmo e la sincronia dei due attori, in un palcoscenico quasi vuoto, riempie la scena. Poco a poco capiamo.

Generalmente i suoi attori parlano o in alcuni casi, mimano in dialetto, questa volta napoletano, utilizzando parole spesso intraducibili in italiano, una sorta di borbottio alla maniera di Dario Fo, caratterizzato da una sonorità cruda, pungente, che rende con maggiore immediatezza i concetti da esprimere, e che spesso si traduce con il linguaggio del corpo, perché come lei stessa dice: "Non esistono sinonimi di molte parole dialettali che uso nei miei spettacoli, e quindi se devo tradurle faccio fatica.

La grande bruttezza delle due sorelle, abita tutta la prima parte dello spettacolo, in una danza di piccole azioni tragicomiche che ci avvicinano poco a poco a queste mostruose creature, dove l’unico respiro è la lingua, un dialetto napoletano arcaico zeppo di rimandi e inciampi comici, perché l’atmosfera che si crea è simile a quella di un mercato medievale dove, ad un tratto, due saltimbanchi si fanno largo tra la folla, ed iniziano ad interpretare una fiaba.

L’uso del dialetto non le impedisce di lavorare molto anche all'estero, in particolare in Francia. e prossimamente in Cina.

"Non faccio un teatro «politico» perché non parlo di Berlusconi, di cronaca nera, - ha infine dichiarato Emma - ma ho messo in atto delle denunce sociali. Il mio teatro ha a che fare con le inciviltà del mondo.

Grazie Emma.



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